Il Blog di Enzo Bianchi

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​Fondatore della comunità di Bose

Commento al Compendio del Catechismo - 48

21/07/2013 00:00

ENZO BIANCHI

Riviste 2013,

Commento al Compendio del Catechismo - 48

Famiglia Cristiana

Pubblicato su: Famiglia Cristiana - 21 luglio 2013


Rubrica di ENZO BIANCHI


Il Regno di Dio viene e si instaura quando la volontà di Dio diventa storia, vita dei credenti. Buone intenzioni e formale obbedienza non bastano

Perché domandare: “Sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra”? 

 

La volontà del Padre è che “tutti gli uomini siano salvati” (1Tm 2,4). Per questo Gesù è venuto: per compiere perfettamente la volontà salvifica del Padre. Noi preghiamo Dio Padre di unire la nostra volontà a quella del Figlio suo, sull’esempio di Maria Santissima e dei Santi. Domandiamo che il suo disegno benevolo si realizzi pienamente sulla terra come già nel cielo. È mediante la preghiera che possiamo “discernere la volontà di Dio” (Rm 12,2) e ottenere la “costanza per compierla” (Eb 10,36).

 

 (Commento al COMPENDIO DEL CATECHISMO
su “Il Padre nostro” 591)

 

L’ultima delle richieste a favore di Dio è: “Sia fatta la tua volontà” (Mt 6,10). Questa è stata innanzitutto un’invocazione di Gesù stesso, nell’ora della sua agonia al Getsemani: “Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà” (Lc 22,42). Gesù avrebbe voluto continuare a compiere il suo servizio agli uomini e a essere fedele alla volontà del Padre senza attraversare la passione. Il Padre però non poteva esaudirlo, perché quella fine violenta e ingiusta veniva dagli uomini: o Gesù accettava di essere vittima tra le vittime della storia, oppure si sarebbe messo al posto degli empi. Ma se la morte di Gesù è stata una necessità voluta dagli uomini malvagi e inevitabile per restare fedele a Dio, ecco che si comprende la preghiera “Sia fatta la tua volontà”: Gesù ha chiesto la forza di realizzare fino alla fine la volontà d’amore del Padre, di essergli obbediente anche a costo della morte di croce (cf. Fil 2,8).

 

Gesù è ritornato più volte sul tema della volontà del Padre, a dimostrazione di quanto gli premesse che tale volontà fosse non solo conosciuta dai discepoli, ma da essi realizzata. Basta ricordare un suo avvertimento: “Non chiunque mi dice: ‘Signore, Signore’, entrerà nel regno dei cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli” (Mt 7,21). Il Regno di Dio viene e si instaura quando la volontà di Dio diventa storia, vita dei credenti. Buone intenzioni e formale obbedienza non bastano per realizzare la volontà di Dio: nel giorno del giudizio apparirà con chiarezza chi ha realizzato la volontà di Dio e chi invece, pur fingendo di compierla, ha vissuto con “il cuore doppio” (Sal 12,3), nell’ipocrisia di chi ostenta e invece non fa, di chi scambia atteggiamenti religiosi non essenziali con ciò che è necessario… 

 

Per noi cristiani è necessario pregare questa domanda soprattutto come strumento di lotta contro le resistenze che abbiamo nel compiere la volontà di Dio, volontà di salvezza per tutti gli uomini (cf. 1Tm 2,4). E va detto che possiamo assumere in profondità tale invocazione solo dopo una lunga battaglia: quale arduo confronto tra i nostri pensieri e quelli di Dio, così diversi dai nostri (cf. Is 55,8-9)! È una vera e propria agonía (Lc 22,44), cioè una lotta, nella quale però Dio invia anche a noi un angelo, un Consolatore, lo Spirito santo che ci dona la facoltà di leggere con i suoi occhi il senso di eventi che saremmo tentati di rifiutare. Allora l’enigma diventa mistero, il male riceve il nome di croce, il sacrificio appare necessario per il vero amore; allora possiamo pregare in verità: “Sia fatta la tua volontà sulla terra, così come in cielo è compiuta dalle creature invisibili; sia fatta la tua volontà in alto e in basso, nel presente e nel futuro, e tu o Dio possa essere tutto in tutti (cf. 1Cor 15,28)!”.