Il Blog di Enzo Bianchi

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​Fondatore della comunità di Bose

Commento al Compendio del Catechismo - 45

30/06/2013 00:00

ENZO BIANCHI

Riviste 2013,

Commento al Compendio del Catechismo - 45

Famiglia Cristiana

Pubblicato: Famiglia Cristiana - 30 giugno 2013


di ENZO BIANCHI


Il Padre nostro ha una struttura molto semplice: un’invocazione al Padre, seguita da alcune richieste, sette secondo Matteo, cinque secondo Luca

Come è composta la preghiera del Signore? 


Essa contiene sette domande a Dio Padre. Le prime tre, più teologali, ci portano verso di lui, per la sua gloria: è proprio dell’amore pensare innanzitutto a colui che si ama. Esse suggeriscono che cosa dobbiamo in particolare domandargli: la santificazione del suo Nome, l’avvento del suo Regno, la realizzazione della sua volontà. Le ultime quattro presentano al Padre di misericordia le nostre miserie e le nostre attese. Gli chiedono di nutrirci, di perdonarci, di sostenerci nelle tentazioni e di liberarci dal Maligno. 

 

(Commento al Compendio al catechismo 587) 

 

Il Padre nostro ha una struttura molto semplice: un’invocazione al Padre, seguita da alcune richieste, sette secondo Matteo, cinque secondo Luca. Nonostante questa differenza, la struttura e il movimento complessivo della preghiera del Signore non vengono modificati e l’insegnamento di Gesù è conservato nella sua essenza da entrambe le versioni.

L’invocazione – come già si è visto – è scarna, non contiene né aggettivi né appellativi, quali si trovano, per esempio, in numerosi Salmi: “Dio, mia Roccia, mio Rifugio, mio Salvatore, mio Redentore…”. Anche le domande sono asciutte, brevi, dirette, tutte all’imperativo (solo due con l’aggiunta di un “come”). Non si indulge al moltiplicarsi dei verbi tipici della preghiera: “Ti chiedo, ti supplico, ti invoco, ti lodo…”. Tutto è teso alla richiesta dell’essenziale, senza una sola parola di troppo. 

Le domande sono distinte in due parti: le prime tre sono preghiere – potremmo dire – per Dio, le altre quattro sono domande per noi uomini e donne, riferite alla prima persona plurale. Va inoltre evidenziato il fatto che, all’interno di questa struttura bipartita, la richiesta del pane necessario è posta al centro della preghiera, e che se la prima parola della preghiera è “Padre”, l’ultima è “male, Maligno” (Mt 6,13), oppure “tentazione” (Lc 11,4): in tal modo Gesù mette in luce il fatto che la lotta spirituale, da condurre anche con l’arma della preghiera, è un elemento decisivo per ogni vita umana sulla terra.

Attraverso le prime tre richieste chiediamo che Dio sia Dio, che si realizzino i suoi desideri, che Dio prenda il posto che gli spetta nel mondo e nelle nostre vite. In altre parole, ci disponiamo ad accogliere l’azione che egli vuole compiere in noi e attraverso di noi. “Queste tre suppliche sono già esaudite nel sacrificio di Cristo Salvatore, ma sono ora rivolte, nella speranza, verso il compimento finale, in quanto Dio non è ancora tutto in tutti (cf. 1Cor 15,28)” (CCC 2805).
Quanto alle ultime quattro domande, tutte declinate al “noi”, per ora mi piace introdurle con un bel commento di Tertulliano: “La sapienza divina ha disposto con accuratezza l’ordine di questa preghiera, così che dopo aver invocato i beni del cielo, la santificazione del Nome di Dio, il compimento della sua volontà e l’avvento del suo Regno, vi fosse posto per le necessità terrene. Quest’ordine, del resto, corrisponde a quanto il Signore aveva detto. ‘Cercate prima il Regno e allora vi saranno date in aggiunta anche queste cose (cf. Mt 6,33)’”.