Pubblicato su: Famiglia Cristiana - 23 giugno 2013
Commento di ENZO BIANCHI
L’autenticità della nostra appartenenza al popolo di Dio ha un criterio di verifica quotidiano: la nostra capacità di amare e di essere amati
La legge del Popolo di Dio è la legge dell’amore, amore a Dio e amore al prossimo secondo il comandamento nuovo che ci ha lasciato il Signore.
“Pieno compimento della legge è l’amore” (Rm 13,10), scriveva san Paolo ai Romani. E papa Francesco, volendo riassumere ciò che norma l’esistenza del popolo di Dio – un popolo di cui si diviene membri non per etnia ma “attraverso una nuova nascita”, rimanda all’amore come elemento decisivo. Un amore che, secondo la volontà del Signore, si esprime nei confronti di Dio e nei confronti del prossimo. Un amore che deve essere manifestato, reso concreto con gesti, parole, atteggiamenti non di un momento ma di un’esistenza intera. E un amore che, proveniente da Dio che ci ha amati per primo, si dilata dal prossimo – il “più vicino”, chi ci è più familiare – all’altro, lo straniero, fino a chi ci è più lontano non tanto geograficamente ma come sensibilità, interessi, passioni: un amore che giunge ad abbracciare perfino il nemico, a pregare per lui (cf. Mt 5,44).
E a noi, che sovente ci giustifichiamo dicendo di non avere nemici da amare, papa Francesco ricorda: “Pregare per coloro con i quali siamo arrabbiati è un bel passo in questa legge dell’amore”. Allora, l’autenticità della nostra appartenenza al popolo di Dio ha un criterio di verifica quotidiano: la nostra capacità di amare e di essere amati.