Il Blog di Enzo Bianchi

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​Fondatore della comunità di Bose

Commento al Compendio del Catechismo - 30

17/03/2013 00:00

ENZO BIANCHI

Riviste 2013,

Commento al Compendio del Catechismo - 30

Famiglia Cristiani

Pubblicato su: Famiglia cristiana, 17 marzo 2013


di ENZO BIANCHI


Il latino meditari rinvia all’idea di esercizio, di ripetizione che conduce alla memorizzazione, all’assimilazione di una Parola che non deve semplicemente essere capita a livello intellettuale, ma vissuta, incarnata. Non a caso la terminologia biblica parla di mangiare la Parola, di masticare e ruminare le Scritture

Che cos’è la meditazione? 


La meditazione è una riflessione orante, che parte soprattutto dalla Parola di Dio nella Bibbia. Mette in azione l’intelligenza, l’immaginazione, l’emozione, il desiderio, per approfondire la nostra fede, convertire il nostro cuore e fortificare la nostra volontà di seguire Cristo. È una tappa preliminare verso l’unione d’amore con il Signore. 

 

(Compendio del Catechismo n. 570)

   

Il carattere proprio della meditazione cristiana è stato colto dalla tradizione in rapporto alla Bibbia, alla santa Scrittura: Dio infatti si rivela parlando, e la sua rivelazione definitiva è la Parola fatta carne, Gesù Cristo (cf. Gv 1,14).

 

La meditazione biblica si propone come fine la conoscenza della volontà di Dio, per poterla praticare, vivere. Il latino meditari rinvia all’idea di esercizio, di ripetizione che conduce alla memorizzazione, all’assimilazione di una Parola che non deve semplicemente essere capita a livello intellettuale, ma vissuta, incarnata. Non a caso la terminologia biblica parla di mangiare la Parola, di masticare e ruminare le Scritture (cf. Ez 2,9-3,3; Ap 10,8-10). “Per gli antichi meditare è leggere un testo e impararlo a memoria con tutto il proprio essere: con il corpo poiché la bocca lo pronuncia, con la memoria che lo fissa, con l’intelligenza che ne comprende il senso, con la volontà che desidera metterlo in pratica” (Jean Leclercq).

 

La meditazione muove dalla lettura, ma evolve verso la preghiera e la contemplazione. Capiamo perché il nostro discorso ci porti inevitabilmente a fare riferimento alla lectio divina, cioè alla prassi di lettura-ascolto della Scrittura che fa emergere da essa la parola di Dio, per portare il credente ad applicare se stesso al testo e il testo a se stesso, in un dialogo che sfocia in una condotta di vita conseguente. Questo processo è stato elaborato come cammino in quattro tappe, definite rispettivamente lettura, meditazione, preghiera, contemplazione.

 

La meditazione è l’operazione spirituale – mossa cioè dallo Spirito santo – che dall’ascolto della Parola conduce alla risposta di preghiera e di vita al Dio che esprime la sua volontà attraverso la parola scritturistica. La meditazione cristiana è dunque sempre la ricerca di un’interiorizzazione della parola di Dio. Se di questa Parola la Scrittura è sacramento, è però anche vero che essa raggiunge l’uomo attraverso le vie dell’esistenza, degli incontri umani, degli eventi della vita. Ma anche allora il credente sarà chiamato a leggere e ascoltare, quindi ad approfondire, a interpretare pensando, a meditare, cioè a dare senso a eventi e incontri, per poi discernere la presenza della parola di Dio nel mondo e nella storia, e quindi vivere conformemente a essa.

 

È evidente, da quanto si è detto, che la meditazione cristiana non consiste in una tecnica rigida o pre-definita, né tanto meno è centrata sul soggetto che la pratica: essa cerca sempre di aprirci all’alterità di Dio, dunque all’amore e alla comunione che egli ci ispira, guidandoci ad avere in noi lo stesso sentire e lo stesso volere che furono in Cristo Gesù (cf. Fil 2,5).