Il Blog di Enzo Bianchi

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​Fondatore della comunità di Bose

Commento al Compendio del Catechismo - 17

15/12/2012 23:00

ENZO BIANCHI

Riviste 2012,

Commento al Compendio del Catechismo - 17

Famiglia Cristiana

Pubblicato su: Famiglia cristiana - 16 dicembre 2012


di ENZO BIANCHI

 


La domanda è una dimensione costitutiva dell’essere umano: l’uomo è domanda. Questa dimensione non può non manifestarsi nella preghiera

Quali sono le diverse forme della preghiera di domanda? 


Può essere una domanda di perdono o anche una richiesta umile e fiduciosa per tutti i nostri bisogni sia spirituali che materiali. Ma la prima realtà da desiderare è l’avvento del Regno. 

 

(Compendio del Catechismo n. 553) 

 

La forma di preghiera più attestata nelle Scritture e richiesta da Gesù stesso (cf. Mt 7,7-11; 21,11) è la preghiera di domanda. Essa però è anche quella che più ha fatto problema alla tradizione cristiana, che ha affermato la superiorità della preghiera di lode e di ringraziamento. Oggi si assiste invece a un suo riemergere sotto forme non autenticamente evangeliche che la riducono ad atteggiamento magico, a un’ingiunzione rivolta a un Dio sentito come sempre disponibile a soddisfare i nostri bisogni.

 

Ora, occorre innanzitutto affermare che la domanda è una dimensione costitutiva dell’essere umano: l’uomo è domanda. Questa dimensione non può non manifestarsi nella preghiera: in essa, infatti, tutto l’essere viene portato davanti a Dio. Rivolgendosi a Dio con la domanda, il credente attesta di volere ricevere dalla relazione con lui il senso della propria vita e confessa di non disporre della propria esistenza. In profondità, poi, dietro a ogni preghiera di domanda cristiana vi è una domanda radicale di senso, che il progresso tecnologico non potrà mai rendere superata, e che investe direttamente non solo il credente, ma anche il Dio “in cui viviamo, ci muoviamo ed esistiamo” (At 17,28).

 

Con la domanda il credente stabilisce un tempo di attesa tra il bisogno e il suo soddisfacimento, trasfigura il bisogno in desiderio. La preghiera di domanda è davvero l’“officina” del nostro desiderio, perché in essa possiamo imparare a desiderare, cioè a conoscere e disciplinare i nostri desideri, distinguendoli dai nostri bisogni e cercando di accordarli con il desiderio di Dio. In altre parole, noi chiediamo doni che colmino i nostri bisogni, e lo Spirito santo ci porta a invocare la Presenza del Donatore. Sì, la preghiera di domanda mira in realtà alla Presenza di Dio, alla venuta definitiva del suo Regno, prima ancora che a ottenere uno specifico beneficio: essa è praticabile solo all’interno di una relazione filiale con Dio, vissuta all’insegna della fede.

 

 È all’interno di tale relazione che va collocata la preghiera di domanda cristiana, la quale non va confusa con la preghiera di domanda comune a qualsiasi forma religiosa, ma trova una sua norma nella gerarchia di richieste presente nel “Padre nostro” e un suo criterio decisivo nella preghiera di Gesù al Padre. La fede e la relazione filiale vissute da Gesù diventano così esemplari per il credente: “Tutto ciò che possiamo a buon diritto attenderci e chiedere a Dio, possiamo trovarlo in Cristo. Dobbiamo immergerci sempre di nuovo nel vivere, agire, soffrire e morire di Gesù, per riconoscere ciò che Dio promette e ciò che egli adempie” (D. Bonhoeffer).