Il Blog di Enzo Bianchi

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​Fondatore della comunità di Bose

Commento al Compendio del Catechismo - 2

02/09/2012 00:00

ENZO BIANCHI

Riviste 2012,

Commento al Compendio del Catechismo - 2

Famiglia Cristiana

Pubblicato su: Famiglia cristiana - 2 settembre 2012


di ENZO BIANCHI


Questo modo di agire di Dio si manifesta anche a proposito della preghiera: il Dio della rivelazione biblica non è l’oggetto della nostra ricerca, ma è colui che prende l’iniziativa

Perché esiste una chiamata universale alla preghiera? 


Perché Dio, per primo, tramite la creazione, chiama ogni essere dal nulla, e, anche dopo la caduta, l’uomo continua a essere capace di riconoscere il suo Creatore conservando il desiderio di Colui che l’aveva chiamato all’esistenza. Tutte le religioni, e in modo particolare tutta la storia della salvezza, testimoniano questo desiderio di Dio da parte dell’uomo, ma è Dio il primo ad attrarre incessantemente ogni persona all’incontro misterioso della preghiera.

 

(Compendio del Catechismo n. 535)

 

Quando si percorrono le sante Scritture, il Dio che in esse si rivela mostra una singolarità rispetto agli dèi dell’antichità: è un Dio che ama (cf. Dt 7,7-8). Per amore ha voluto e ha creato l’uomo a sua immagine e somiglianza (cf. Gen 1,26-27); per amore ha “rivestito” l’uomo e la donna segnati dal peccato (cf. Gen 3,21); per amore ha stretto alleanza con ogni essere vivente (cf. Gen 9,1-17).

 

Questo modo di agire di Dio si manifesta anche a proposito della preghiera: il Dio della rivelazione biblica non è l’oggetto della nostra ricerca, ma è colui che prende l’iniziativa, è il soggetto; è il Dio vivente che non sta al termine di un nostro ragionamento, ma si consegna nella libertà amorosa dei suoi atti, che lo mostrano in costante ricerca dell’uomo. È lui che vuole e stabilisce un dialogo con noi; è lui che lungo tutta la storia della salvezza viene, cerca, chiama, interroga l’uomo, chiedendogli semplicemente di essere ascoltato e accolto. Dalla Genesi, quando si rivolge all’uomo appena caduto nel peccato chiedendogli: “Uomo, dove sei?” (Gen 3,9), fino all’Apocalisse, dove sembra implorarci: “Ecco, io sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me” (Ap 3,20).

 

Il Dio che “ci ha amati per primo” (1Gv 4,19) parla, dando inizio al dialogo; l’uomo, di fronte a questa auto-rivelazione di Dio nella storia, reagisce nella fede attraverso la benedizione, l’adorazione, la domanda, l’intercessione, l’azione di grazie, la lode… In una parola, reagisce attraverso la preghiera, che è sempre risposta a Dio, finalizzata all’amore verso di lui e verso i fratelli. Il Catechismo afferma dunque con ragione: “Il Dio vivo e vero chiama incessantemente ogni persona al misterioso incontro della preghiera. Questo passo d’amore del Dio fedele viene sempre per primo nella preghiera; il passo dell’uomo è sempre una risposta” (CCC 2567). È una verità che spesso dimentichiamo, impegnati come siamo a riflettere sulla nostra preghiera: Dio ci prega molto più di quanto noi preghiamo lui!

 

 E Dio agisce in questo modo verso tutti gli uomini della terra, nessuno escluso. Ce lo ricorda anche uno bel testo del Concilio Vaticano II: “Nel cuore di tutti gli uomini di buona volontà lavora invisibilmente la grazia. Cristo, infatti, è morto per tutti (cf. Rm 8,32) e la vocazione ultima dell’uomo è in verità una sola, quella divina; perciò dobbiamo ritenere che lo Spirito santo dia a tutti la possibilità di venire associati, nel modo che Dio conosce, al mistero pasquale” (Gaudium et Spes 22).