9 settembre 2008
di ENZO BIANCHI
Oggi abbiamo ancora la tendenza a ragionare in termini di esclusione o inclusione, e non di coesistenza. Il grande dramma attuale delle religioni si situa a questo livello
Avvenire, 9 settembre 2008
Quando osserviamo le aree 'capaci' di fondamentalismo, le scopriamo legate fin dalla fine degli anni Settanta a una ricerca identitaria. Ma possiamo davvero parlare di eventi a noi 'contemporanei'? In fondo, se effettuo una lettura religiosa, vedo che l’attuale cristianesimo non può trovare 'contemporaneo' l’islam attuale. E i popoli dell’Europa non sono in verità 'contemporanei' ai popoli del Medio Oriente. Voglio dire che in realtà il fondamentalismo nasce spesso da elementi insiti nello stesso tessuto religioso, ma altre volte nasce invece da una disparità di elementi culturali tra le diverse religioni.
Ma siamo sicuri che il letteralismo scritturale e l’esportazione della verità religiosa abbiano lasciato immune, storicamente, i cristiani? La mia opinione è piuttosto che i discorsi diventano uguali in tutti i monoteismi. Il problema è solo che non siamo contemporanei. L’islam ha cominciato solo ora a tentare una lettura del Corano in cui cerca di vedere quel che c’è di umano e quindi anche i limiti e gli errori storici con cui si trasmettono le verità di fede.
La contemporaneità è dunque una questione decisiva. Se la modernità non è stata assunta, resta favorita una lettura fondamentalista delle Sacre Scritture. Ma le scienze umane sono state elaborate innanzitutto dagli studiosi e non dagli uomini religiosi, nè dai teologi, che le hanno eventualmente applicate, seppur con molta fatica. Gli evangelici americani hanno avvertito il bisogno di un nomos etico, di una legge dei costumi e dei comportamenti attinta dalla lettura della Bibbia. Oggi anche i cristianesimi, che sono magari pronti ad ammettere una lettura storico-critica anche degli elementi di fede, non sono sempre disposti ad applicarla alle prescrizioni morali della Bibbia. Chi legge la Bibbia in quella maniera avrà forzatamente l’immagine del Dio perverso, il Dio che vede tutto, del Dio spione. Sartre arriva dire che il giorno in cui si percepisce Dio come uno spione, sarebbe meglio in nome della libertà cessare di essere credenti e diventare atei. In questo aveva ragione: è in gioco la libertà umana.
Eppure altri fondamentalismi nascono su altre vie. C’è un fondamentalismo che alberga come possibilità dei monoteismi, non perchè questi debbano essere declinati necessariamente in tal senso, ma per la loro aspirazione all’universalismo, che può generare due atteggiamenti molto diversi. Ci sono infatti due anime diverse fra i cristiani. Magari una più sopita perchè le stagioni cambiano e queste anime a volte tacciono, a volte sono più vivaci. Ma oggi c’è di nuovo chi vorrebbe davvero che l’atteggiamento del cristiano, chiamato a nuova evangelizzazione, fosse l’assunzione del metodo che vent’anni fa noi denigravamo presso i testimoni di Geova, ossia una militanza che chiede la conversione a ogni costo. Io propendo piuttosto per la posizione di san Francesco, che dice:”I miei frati vadano tra i non cristiani. E se Dio loro lo concede e se gli uomini lo permettono, annuncino il Vangelo, ma normalmente si accontentino di viverlo?”.
Infine, il servizio della verità. Oggi abbiamo ancora la tendenza a ragionare in termini di esclusione o inclusione, e non di coesistenza. Il grande dramma attuale delle diverse religioni si situa a questo livello. Sarebbe invece importante riuscire a comprendere, pur convinti della verità del cristianesimo, che se Dio ha voluto altre strade religiose, se ha lasciato che si presentassero vie 'plurali', dobbiamo accettarle – ossia non dobbiamo temere nulla dal confronto e dal dialogo – e non escluderle o, peggio, disprezzarle. Certo il cristianesimo si nutre da secoli di parole come 'uno', 'solo', termini che mettono a disagio quando sono ripetuti in modo ossessionante ed esclusivo. In realtà gli uomini rappresentano una pluralità, senza per questo smentire la consapevolezza della verità, che è escatologica, nel senso che non la 'possediamo'. La verità ci precede sempre, nel cristianesimo, e sarà piena quando ci arriveremo, ma per ora siamo tutti mendicanti di verità, nessuno ha una verità piena. Ogni buon cristiano lo sa. Gesù ha promesso che lo Spirito nella storia ci condurrà alla piena verità. Ciò significa che finchè siamo nella storia abbiamo bisogno del contributo degli altri. Il messaggio delle religioni è: ”mai senza l’altro”.
Enzo Bianchi
Pubblicato su: Avvenire