19 aprile 2008
di ENZO BIANCHI
Il Salterio di Bose, permette di rinvenire in modo diretto l’unità dei due Testamenti, asseconda la preghiera cristiana dei Salmi e aiuta la crescita della parola di Dio nel cuore del credente
Avvenire, 19 aprile 2008
A Bose, fin dai primissimi anni della nostra vita comune monastica, abbiamo intrapreso un lungo e paziente lavoro di traduzione del Salterio che rispettasse la fedeltà al testo originale e offrisse nel contempo un linguaggio accessibile, attuale ma anche evocativo, dotato di una qualità poetica e di una fruibilità ritmica e fonetica per il canto: un lavoro che ha conosciuto diverse edizioni e una costante verifica nell’uso quotidiano e nel canto. Anche la nuova edizione del Salterio di Bose è stata concepita perché i Salmi potessero essere pregati con il Nuovo Testamento e nella grande tradizione della chiesa. Soprattutto nella preghiera corale liturgica e nella lectio divina personale il Salterio di Bose, che permette di rinvenire in modo diretto l’unità dei due Testamenti, asseconda la preghiera cristiana dei Salmi e aiuta la crescita della parola di Dio nel cuore del credente, in obbedienza al principio fondamentale della 'Scrittura interprete di se stessa'. Così, accanto a una ricerca del linguaggio più consono a rendere tutta la ricchezza dell’originale ebraico, abbiamo voluto offrire, ampliando e migliorando quanto presentato nell’edizione precedente, un altro strumento peculiare volto a facilitare la preghiera cristiana dei Salmi, sia individuale che comunitaria: un’abbondante scelta di antifone costituite da versetti o passi biblici che favoriscono la comprensione delle 'Lodi' di Israele - questo il nome ebraico dei Salmi - in riferimento al mistero di Cristo. In questo senso la peculiarità del Salterio di Bose consiste nell’ampia raccolta di antifone tratte dal Nuovo Testamento. Esse consentono di interpretare i Salmi come preghiera di Cristo, 'vox Christi', ma del 'Cristo totale' secondo l’espressione di Agostino poiché in essi pregano la testa e le membra, il capo che è Cristo e il corpo che è la chiesa. Il cristiano che prega i Salmi per Cristo, con Cristo e in Cristo vede così diventare sempre più sua la preghiera di Cristo, e 'vox sua' la 'vox Christi': egli impara ad avere in sé sempre di più lo stesso sentire che fu in Cristo Gesù (cf. Fil 2,5), crescendo verso la statura di Cristo (cf. Ef 4,13).
In sintesi, al termine di ogni Salmo - oltre a citazioni letterali, possibili allusioni e semplici riferimenti 'ad sensum' del Nuovo Testamento - sono raccolte anche: varianti della versione greca dei LXX (utilizzata dagli scrittori del Nuovo Testamento) oppure di quella latina della 'Vulgata' (che ha accompagnato per secoli la chiesa d’occidente fino alla riforma liturgica del Vaticano II) nonché versetti significativi del 'Targum' (la rilettura aramaica dell’Antico Testamento) e della versione 'Syriaca' (una delle più antiche traduzioni cristiane): un ricco insieme di citazioni che testimoniano quanto la preghiera di Israele, preghiera praticata regolarmente anche da Gesù, abbia plasmato la comprensione e la celebrazione del mistero dell’incarnazione da parte delle prime generazioni cristiane. Questi versetti così evocativi possono anche essere usati come antifone nella preghiera, scegliendoli in base al loro intonarsi ai vari tempi liturgici o al mistero celebrato. Infine, in obbedienza alla tradizione, il Salterio di Bose fa seguire ai centocinquanta salmi una raccolta di cantici biblici, scelti e tradotti seguendo il criterio della loro struttura e forma letteraria poetica. E’ così offerto un numero assai più ampio di brani rispetto a quello tradizionale: in particolare, i ben quaranta cantici del Nuovo Testamento permettono una presenza assai più estesa degli scritti neotestamentari nella salmodia delle comunità cristiane, aiutandole a 'pregare i Salmi con Cristo' e a nutrire la lectio divina personale con un armonico intrecciarsi di parole della Scrittura.
Enzo Bianchi
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