Il Blog di Enzo Bianchi

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​Fondatore della comunità di Bose

Una legge per tutti

03/07/2010 00:00

ENZO BIANCHI

Riviste 2010,

Una legge per tutti

Famiglia Cristiana

 

Pubblicato su: FAMIGLIA CRISTIANA - 3 luglio 2010


di ENZO BIANCHI


Credo non ci si possa mai rallegrare di una condanna all’ergastolo, neanche quando è doverosamente emessa contro chi ha ucciso la propria figlia perché fidanzata a un giovane di un’altra nazionalità e religione

Credo non ci si possa mai rallegrare di una condanna all’ergastolo, neanche quando è doverosamente emessa contro chi ha ucciso la propria figlia perché fidanzata a un giovane di un’altra nazionalità e religione: se è vero, infatti, che la giustizia ha compiuto il suo corso, è altrettanto verso che nel farlo ha dovuto ammettere lo scacco subìto dall’umanità nel suo insieme, e sanzionarlo senza aver avuto la possibilità di prevenirlo. Ma l’ergastolo inflitto al padre marocchino colpevole dell’uccisione della figlia ci insegna che non c’è bisogno di leggi speciali per portare gli immigrati nel nostro paese all’integrazione: sono più che sufficienti gli strumenti legislativi in vigore, con la loro chiarezza nel difendere i diritti di ogni persona, indipendentemente dal sesso, dal credo o dal colore della pelle... La legge non discrimina ma disciplina la convivenza, e chi vive in un paese che non è il suo è tenuto ad accettarne i doveri assieme ai diritti, acquisendo gli elementi basilari di una cultura e dell’apparato legislativo che questa ha generato nel tempo.

 

Ma vi è anche un altro aspetto, legato all’aggravante dei “vincoli di sangue” riconosciuta all’omicida: il ripensamento sulla prassi ancora in uso in Italia di acquisizione della cittadinanza sulla base della nazionalità dei genitori. Ora si sta facendo strada anche da noi il “diritto del suolo” – che risale addirittura al diritto romano – in virtù del quale diventerebbe cittadino italiano chi nasce sul “suolo” italiano. Questo dovrebbe condurci a meditare su cosa oggi determina una “eredità sociale”: il sangue, il patrimonio genetico, l’appartenenza a una determinata famiglia, oppure il suolo, la condivisione di un territorio fisico e uno spazio legislativo? Qual è il “suolo” comune che ci è chiesto di difendere da perverse interpretazioni dei vincoli di sangue e di religione? Nessuna sentenza ridarà vita alla giovane Sanaa, ma la condanna del padre omicida ci sprona a far funzionare gli strumenti esistenti per garantire a tutti protezione, grazie al “suolo” di una legge condivisa, all’humus vitale dei diritti dell’uomo che nessun codice ancestrale può e deve violare.