L'Osservatore Romano - domenica 30 settembre 2007
di Enzo Bianchi
Ciò che è avvenuto sul monte Tabor in Gesù Cristo avverrà per tutti i credenti e per il cosmo intero
IL CRISTO TRASFIGURATO NELLA TRADIZIONE SPIRITUALE ORTODOSSA
L'Osservatore Romano, domenica 30 settembre 2007
L’episodio narrato dai vangeli sinottici, in cui Gesù di Nazareth è trasfigurato “su un monte alto” davanti a Pietro, Giovanni e Giacomo, è sempre stato considerato dalla teologia cristiana d’Oriente e d’Occidente un evento rivelativo della Triunità di Dio e della divinità di Cristo: ma la tradizione spirituale dell’Oriente cristiano vi ha visto adombrata anche la trasfigurazione dell’uomo, chiamato “a diventare Dio”, primizia della trasfigurazione dell’intera creazione. Al Cristo trasfigurato nella tradizione spirituale ortodossa, un tema al cuore di tutta la tradizione cristiana orientale, è stata dedicata la XV edizione del Convegno ecumenico internazionale di spiritualità ortodossa, tenutosi dal 16 al 19 settembre 2007 presso il Monastero di Bose con il patrocinio congiunto del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli e del Patriarcato di Mosca. Attorno alla parola di Gesù e alla scuola dei padri, si è così realizzato un convenire di cristiani d’Oriente e d’Occidente, uomini e donne appartenenti a Chiese e tradizioni spirituali diverse, per ascoltare l’unico Vangelo e l’unico Signore, e al tempo stesso studiare e approfondire insieme, in un clima di accoglienza reciproca, il mistero della Trasfigurazione contemplato e narrato da monaci, innografi, iconografi in tutto l’Oriente cristiano, dal Sinai all’Athos, da Bisanzio alla Santa Rus’, fino ai nostri giorni.
“Una provvida iniziativa” è stato definito questo incontro dal Santo Padre Benedetto XVI, nel telegramma pervenuto per il tramite del Segretario di Stato, Cardinale Tarcisio Bertone: il papa auspica che il convegno “favorisca una comune riflessione e condivisione della fede, suscitando un rinnovato impegno nella testimonianza evangelica”. La rilevanza della Trasfigurazione per la fede cristiana è stata sottolineata con forza anche dal patriarca di Costantinopoli Bartholomeos, nel messaggio di saluto letto dal suo delegato, il metropolita di Diokleia Kallistos (Ware): “La Trasfigurazione occupa una posizione centrale nella vita della nostra Chiesa e la sua esplorazione spirituale può essere decisiva per la comprensione delle verità della nostra fede e per lo stesso cammino spirituale di ciascun fedele verso Dio”. Parole che trovano eco nel messaggio del patriarca di Mosca Alessio II: “Nell’Ortodossia, il tema della Trasfigurazione, e l’idea ad essa legata della divinizzazione … occupa un posto di particolare rilievo. La Trasfigurazione rivela il mistero divino di ciò che sono chiamati a diventare l’uomo e il mondo attorno a noi”.
Anche il Cardinale decano del Collegio cardinalizio Angelo Sodano ha fatto pervenire un caloroso messaggio: “Guardando al Cristo trasfigurato ci sentiamo tutti uniti nell’adorazione del grande mistero e nel sostare anche noi sul Tabor a contemplare la Luce splendida del Signore Gesù”. Mons. Brian Farrell, segretario del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, presente al Convegno insieme a p. Milan Žust, ha recato il messaggio del presidente del medesimo Dicastero, il Cardinale Walter Kasper, che ha ricordato come il Mistero di Cristo sia “diventato più di una volta, attraverso le epoche, segno di divisione, causa di scontro, motivo di intolleranza, comodo paravento per ignorare gli altri e vivere orgogliosamente della cosa propria”: ma proprio la Trasfigurazione del Signore, festa celebrata da tutte le Chiese cristiane, può diventare occasione di un’epiclesi di santità che conduca le Chiese alla comunione visibile. Per questo è stata particolarmente significativa la partecipazione al Convegno di tutte le Chiese ortodosse d’Oriente, accanto alle delegazioni della Chiesa cattolica, della Chiesa d’Inghilterra e della Riforma. (tutti i messaggi augurali).
Nel corso dei lavori del Convegno sono così intervenuti tra gli altri il Cardinale Achille Silvestrini, prefetto emerito della Congregazione per le Chiese orientali, l’arcivescovo Antonio Mennini, Rappresentante della Santa Sede presso la Federazione Russa, numerosi vescovi della Conferenza episcopale Piemontese, tra cui il suo segretario, mons. Arrigo Miglio, vescovo di Ivrea, e mons. Gabriele Mana, vescovo di Biella e ordinario del luogo; i metropoliti Kallistos di Diokleia e Emilianos di Silyvria del patriarcato di Costantinopoli; il metropolita del Monte Libano Georges Khodr (Patriarcato di Antiochia); il metropolita Timotheos di Vostra (Patriarcato di Gerusalemme); l’arcivescovo Aristarch di Kemerovo, capo della delegazione del Patriarcato di Mosca, e il vescovo ortodosso russo Ilarion Alfeev di Vienna; il vescovo Antonij di Borispol’, delegato di Sua Beatitudine Volodymyr metropolita di Kiev e di tutta l’Ucraina; il vescovo Serafim di Bobrujsk, delegato del metropolita Filaret di Minsk e di tutta la Bielorussia; p. Lukas Zakaryan (Chiesa Apostolica Armena); l’archimandrita Iakovos (Vizaourtis) igumeno del monastero di Petraki (Chiesa ortodossa di Grecia); padre Gajo Gaji?, incaricato dal Santo Sinodo del Patriarcato di Serbia; il metropolita Serafim di Germania e p. Constantin Preda (Patriarcato di Romania); il canonico Jonathan Goodall della Chiesa d’Inghilterra e la dr. Teny Pirri-Simonian del Consiglio ecumenico delle Chiese di Ginevra. Numerosi i monaci e le monache provenienti da monasteri del Monte Sinai, di Siria, Grecia, Russia, Ucraina, Romania, Bulgaria, Libano, Inghilterra, Italia, Francia, Belgio, Svizzera e Germania.
Il convegno ha offerto un vero e proprio itinerario per cogliere il mistero della Trasfigurazione in tutta la sua profondità, ma anche nel suo significato per gli uomini del nostro tempo. Il punto di partenza di questo percorso è stato un ascolto attento della Parola di Dio contenuta nella Scrittura (Enzo Bianchi), per estendersi poi alla comprensione liturgica della festa della Trasfigurazione (Kostantinos Karaisaridis) e alla sua lettura nella tradizione omiletica sia bizantina (Michel Van Parys), sia russa (Aleksandr Sorokin), senza trascurare il contributo di quella latina (l’intervento di Fotios Ioannidis sulla Trasfigurazione in Pietro il Venerabile).
Il racconto evangelico della Trasfigurazione ha anzitutto una valenza cristologica. Nella luce gloriosa di una vera e propria teofania, il Figlio “conversa” (Mc 9,4) con Mosè ed Elia, con la legge e i profeti: la Parola fatta carne (Gv 1,14) dialoga con la Parola di Dio divenuta Scrittura, Testamento, alleanza in una storia. L’evento della Trasfigurazione non è un’evasione dal tempo e dalla storia, ma deve essere letto e contemplato come un evento storico, accaduto nella vita di Gesù, davanti a testimoni per i quali ha avuto un significato determinante e attraverso i quali è stato raccontato. Non si tratta di un mito e neppure di un midrash cristiano! Intenzione degli evangelisti è dare una testimonianza su Gesù per l’itinerario di fede pasquale del lettore: la Trasfigurazione è rivelazione su Gesù, affinché il discepolo conosca l’identità più autentica del Signore.
Non è un caso che il racconto della Trasfigurazione sia collocato dai Vangeli durante l’ascesa di Gesù a Gerusalemme, in un contesto di passione annunciata ai discepoli. Lo ha ben compreso la liturgia della Chiesa d’Oriente, che nel kondakion della festa canta: “I discepoli, per quanto ne erano capaci, contemplavano la tua gloria, Signore, affinché nell’ora della croce comprendessero che la tua passione era volontaria”. Gregorio di Nazianzo vide giustamente nella Trasfigurazione la sintesi del Vangelo, l’annuncio dossologico del mistero pasquale: annunciato davanti alla Chiesa, raffigurata da Pietro, Giacomo e Giovanni, e davanti all’Antico Testamento, la Legge e i profeti, apparsi a condividere la gloria del Figlio.
Ecco perché la Trasfigurazione è un mistero centrale nella fede cristiana, caparra della resurrezione e profezia della trasfigurazione di ogni carne in Dio. Sin dal primo millennio le Chiese hanno sentito il bisogno di celebrarlo, di renderlo eloquente nella dinamica della vita spirituale. Al cammino che uniforma la vita cristiana al mistero contemplato nella Trasfigurazione, è stata dedicata la seconda giornata del Convegno, che a partire dalla riflessione dei padri (con le riflessioni proposte da Ramy Wannous su Giovanni Damasceno e Ilarion Alfeev su Simeone il Nuovo Teologo), ha indagato l’evoluzione del tema negli autori ascetici del medioevo bizantino (come Gregorio il Sinaita studiato da Antonio Rigo) e latino (con la relazione di p. André Louf su Guigo II il Certosino), fino alle soglie della controversia palamita (grazie al contributo di Ioannis Polemis).
La dimensione esperienziale della vita spirituale, che nella trasfigurazione di tutto l’essere dell’uomo trova la sua meta, è anche il tratto distintivo della rinascita, nella Russia del XIX secolo, della spiritualità ortodossa, e in particolare del monachesimo (Serafim Belonožko) dove l’incontro tra la riscoperta dei padri e la ricerca esistenziale di filosofi, scrittori e artisti, ha offerto gli elementi per una nuova sintesi tra la tradizione cristiana e le sfide contraddittorie della storia contemporanea (Sergij Hovorun). Ma è soprattutto nello splendore del mistero contemplato e celebrato nell’icona che la Chiesa d’Oriente non cessa di annunciare agli uomini la bellezza che attende la storia umana e tutto il cosmo trasfigurati (le relazioni sull’iconografia bizantina e russa di Stamatis Skliris e Engelina Smirnova).
La giornata conclusiva del Convegno ha offerto una riflessione attualissima su alcuni grandi testimoni della Trasfigurazione del secolo XX, che hanno saputo attraversare il buio della persecuzione e del martirio, dell’odio e della violenza che sfigura il volto umano, senza disperare mai della luce dell’amore di Cristo: san Silvano del Monte Athos (Sergej Choružij) e il teologo romeno Dumitru St?niloae (Iustin Marchis). Come ha ricordato il metropolita di Diokleia Kallistos Ware, nella sua riflessione finale sulla Trasfigurazione di Cristo e la sofferenza del mondo, “la Trasfigurazione e la Passione devono essere comprese l’una nei termini nell’altra, ed insieme nella luce della Resurrezione”. “Prima che tu salissi sulla croce…”, sono le sorprendenti parole di inizio del Grande Vespro della Trasfigurazione nella liturgia orientale: “Prima della tua croce, o Signore, prendendo con te i tuoi discepoli, su un alto monte davanti a loro ti sei trasfigurato…”. A questa comprensione si può accostare quella della liturgia latina, che colloca il Vangelo della Trasfigurazione nella seconda settimana di Quaresima; d’altra parte, come dimenticare la straordinaria interpretazione figurativa del maestoso mosaico dell’abside di S. Apollinare in Classe a Ravenna, dove da una parte e dall’altra della croce gloriosa stanno Mosè ed Elia, mentre sotto la croce stanno tre pecore, che raffigurano i tre testimoni della Trasfigurazione?
Oriente e Occidente cristiani sono invitati a sedersi insieme ai piedi di Gesù per ascoltare la Parola del Vangelo, e a salire insieme sul monte per contemplare la gloria del Cristo e seguirlo poi nel suo esodo di sofferenza per la salvezza dell’umanità. Su questa “convergenza nella diversità” tra Oriente e Occidente, e sulla necessità di “intensificare con discernimento la ricezione delle meraviglie di santità e di amore del Cristo Gesù che lo Spirito santo ha operato ed opera nelle nostre tradizioni spirituali”, hanno insistito le Conclusioni, proposte da p. Michel van Parys a nome del Comitato scientifico, di cui insieme a chi scrive fanno parte anche p. Hervé Legrand e il prof. Antonio Rigo. La parola italiana “convegno” (dal latino con-venire), ha sottolineato p. Van Parys, esprime felicemente cosa sono i Colloqui di Bose: degli incontri. L’amicizia tra discepoli del Cristo è ciò che li contraddistingue. Ci si fa vicini gli uni gli altri, ci si ascolta con simpatia, e la qualità scientifica delle conferenze sostiene lo slancio della reciproca simpatia così necessaria anche oggi per far cadere le paure e far sparire i pregiudizi. Per percorrere il cammino della comunione tra cristiani, tra Chiese, occorre predisporre tutto perché il Signore possa agire. L’ecumenismo è certo un’azione spirituale che lo Spirito compie, ma noi dobbiamo predisporre tutto affinché l’azione di Dio sia un’azione efficace in noi, tra di noi e nelle Chiese. Allora scopriremo anche che la Trasfigurazione è mistero di trasformazione: il nostro corpo e questa creazione sono chiamati a diventare “altro”; il nostro corpo di miseria diventerà un corpo di gloria (cf. Fil 3,21), e “la creazione che geme e soffre nelle doglie del parto” (cf. Rm 8,22) conoscerà il mutamento in “cielo nuovo e terra nuova” (Ap 21,1). Ciò che è avvenuto sul monte Tabor in Gesù Cristo avverrà per tutti i credenti e per il cosmo intero alla fine della storia...
Enzo Bianchi
Pubblicato su: Osservatore Romano