31 marzo 2002
All’alba del primo giorno della settimana, il nove aprile dell’anno 30 della nostra era, alcune donne, discepole del rabbi e profeta Gesù di Nazaret – e tra di esse Maria, la cui provenienza da Magdala, piccola borgata della Galilea, le darà il nome di Maddalena – annunciano per prime che Gesù è risorto da morte. Sì, ben presto la tradizione cristiana lo ha dimenticato, ma tutti i Vangeli sono concordi nell’affermare che sono state le donne discepole ad avere il coraggio e la forza di dire l’indicibile, di credere l’incredibile, di gridare contro tutti, compresi gli undici discepoli, che Gesù non era più preda della morte ma era vivente. E, tra di esse, proprio la Maddalena è nominata in tutti i Vangeli con un ruolo primario in quell’evento che sarà il fondamento della chiesa attraverso tutti i secoli fino a oggi. Come, infatti, dirà Paolo: “Se Cristo non è risorto, vana è la nostra fede e noi cristiani saremmo i più miserabili tra tutti gli uomini” (1Cor 15,14.19).
Ma chi era Maria Maddalena, e come giunse a quel grido “Cristo è risorto da morte”? Secondo il Vangelo di Luca, era una donna dal passato devastato: era stata liberata da sette demoni proprio nell’incontro con Gesù. Secondo la religiosità popolare di allora, il demonio poteva entrare in una persona, possederla e provocare gravi turbe psichiche: per dirla con il linguaggio odierno, avveniva una distruzione della personalità che rendeva l’individuo incapace di stabilire relazioni con gli altri e con Dio. Questa, secondo Luca (8,2), la situazione in cui si trovava la Maddalena. L’incontro con Gesù significò per lei ristabilimento della comunicazione e inizio di una nuova vita: subito cominciò a seguire Gesù da discepola. Fatto scandaloso perché contrario a tutte le consuetudini giudaiche: “un rabbi – diceva la tradizione – non deve insegnare alle donne neppure laTorahperché sarebbe come insegnarle cose impure”. Ma Gesù è un rabbi “diverso” e al suo seguito, in quella comunità itinerante, ci sono – evento assolutamente inedito – dodici uomini e mezza dozzina di donne. I Vangeli non dicono altro su questa insolita sequela: sarà la tradizione a identificare la Maddalena con la prostituta che aveva lavato i piedi di Gesù con le proprie lacrime e li aveva asciugati con i suoi capelli, una donna perdonata “perché ha molto amato”. Ma i Vangeli sono concordi nel testimoniare che, nell’ora della morte di Gesù, queste donne sono presenti all’esecuzione. Si tengono a distanza, ma vogliono “vedere” quella morte del loro amato maestro e profeta, vogliono mostrargli una vicinanza con quella capacità femminile di discernere l’amato anche nel suo corpo: fedeltà testarda, legame profondo, viscerale, amore per la carne di Gesù, amore che solo le donne sanno nutrire e testimoniare. Quell’uomo appeso a una croce per loro non era un’idea, non una causa giusta ma Gesù di Nazaret, colui che le aveva coinvolte nella sua vita e che esse amavano. Per Maria Maddalena quella morte violenta, ignominiosa appariva come la catastrofe: era stato lui a destare in lei la sua vera identità, lui a ridarle dignità, lui a colmare di senso la sua vita. E ora, eccolo condannato, ucciso con violenza e infamia, appeso al legno come un maledetto da Dio e dagli uomini.
Così, alla morte di Gesù, lei e le altre donne ne seguono la sepoltura da “piangenti” e rimangono là, davanti alla tomba chiusa a guardare, con l’amore e il dolore che impediscono loro di staccarsi da lui. Inizia, al tramonto di quel 7 aprile, il sabato, giorno carico di un silenzio di paura e di angoscia. I discepoli era tutti fuggiti, Pietro aveva addirittura rinnegato Gesù, e loro, le donne discepole? Ritornano con la morte nel cuore al luogo in cui soggiornavano in quei giorni pasquali a Gerusalemme: l’osservanza del sabato le strappa alla vicinanza fisica a Gesù morto e sepolto. Attendono che passi il giorno del santo riposo per tornare alla tomba. Ma a fare che? A visitare la tomba? A vedere il sepolcro? A ungere di profumo il cadavere di Gesù? Forse, ma soprattutto a stare nuovamente accanto a lui. Così, prima che giunga l’alba del terzo giorno dalla morte, quand’è ancora buio, si recano al sepolcro... Ed ecco, una novità sconvolgente le attende: la pietra che chiudeva l’accesso alla tomba è rotolata via e la tomba è vuota!
Il Vangelo di Giovanni indugia nel narrare come Maria di Magdala arrivò a svelare che Gesù era risorto. Maria vede la tomba vuota e, spaventata, corre da Pietro e dal discepolo amato per riferire che qualcuno ha rubato il corpo di Gesù. Per amore era andata alla tomba ma qualcuno le ha portato via il suo Signore! Sì, il suo, perché lo amava e si era sentita amata. Parole che agli altri parvero allucinazioni, parole non credute, eppure così cariche di amore da provocare un’altra corsa, quella di Pietro e del discepolo amato al sepolcro. Costoro, però, tornano a casa con la bocca chiusa, non sanno cosa dire: in loro, a differenza delle donne, non c’è gioia (cf. Mt 28,8), né spavento (cf. Mc 16,7-8), né stupore (cf. Lc 24,12). Ma lei, Maria, resta là e piange: piange perché ha perduto Gesù e ora neppure le sue reliquie, il suo cadavere è accessibile alla sua affettività. Ma perché Gesù morto non è più nel sepolcro? L’unica cosa certa è questa scomparsa: l’hanno rubato? Perché il non senso di una tomba vuota? Ed ecco una parola che risuona e indica un senso, una risposta. Poco importa se a pronunciarla, secondo i diversi racconti, è un angelo, un giovane raggiante, due angeli o due uomini come Mosè ed Elia, il significato è unico e inequivocabile: “Voi cercate Gesù il Crocifisso? Non è qui, è risorto da morte!”. La vita è più forte della morte, l’amore ha sconfitto la morte e Dio ha resuscitato Gesù! E Maria di Magdala, che piange e persevera nella sua ricerca del corpo morto di Gesù, Maria che ha perso le reliquie di colui che l’aveva salvata sente una voce che la chiama per nome: “Maria!”. Quella voce che le aveva ridato la vita... È lui: Maria gli si getta ai piedi, li abbraccia, li bacia ed esclama: “Mio rabbi, mio maestro!”.
L’amore che sembrava sconfitto e negato è vittorioso: è l’unica forza che neppure la morte riesce a sconfiggere. Di questo la Maddalena è “apostola”, testimone , evangelizzatrice e corre a gridare a tutti i discepoli: “Gesù è risorto e vivente, è veramente risorto!”. Ecco la prima festa di Pasqua, ma la corsa gioiosa di Maria continua anche oggi, anche oggi risuona per tutti quella parola che è lieto annunzio per l’umanità intera, evangelo di cui ogni cristiano deve divenire testimone in mezzo ai suoi fratelli gli uomini tutti: Gesù è risorto, la morte è vinta, l’amore è più forte.
Enzo Bianchi