Il Blog di Enzo Bianchi

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​Fondatore della comunità di Bose

Lettera alle amiche e agli amici, Avvento - Natale 2020

17/12/2020 00:00

ENZO BIANCHI

Notizie,

Lettera alle amiche e agli amici, Avvento - Natale 2020

Care amiche e cari amici,in questo tempo della pandemia, mentre siamo tutti fisicamente lontani ma tutti vicini nel faticare e nel soffrire a causa...

Care amiche e cari amici,
in questo tempo della pandemia, mentre siamo tutti fisicamente lontani ma tutti vicini nel faticare e nel soffrire a causa dell’irruzione del virus nelle nostre vite, con queste parole vorrei ravvivare la nostra speranza umana e cristiana.Vivendo una condizione di solitudine e isolamento come molti di voi, ascoltando quanti si trovano in situazioni veramente difficili a livello economico e sociale e conoscendo molti strappati alla vita dalla malattia in modi spesso disperanti, anch’io, come voi, faccio fatica a vivere gioiosamente questo tempo di Avvento, che dovrebbe essere attesa gaudiosa del Signore che viene. Invoco sovente nella mia povera preghiera: “Vieni, Signore Gesù!” e cerco di ascoltare se il Signore sta alla porta e bussa (cf. Ap 3,20), affinché io gli apra e lui posso stare con me alla tavola dell’amore più forte della morte.Tuttavia, carissimi, per attraversare questo tempo della pandemia abbiamo la parola del Signore, che è parola efficace, forza e luce sulla nostra strada, e abbiamo la possibilità di vivere insieme, camminare insieme, combattere insieme e sperare insieme. La grazia che viene dal Signore e la fraternità-sororità che possiamo vivere ci faranno uscire da questa notte, e nel giorno che verrà potremo festeggiare insieme la vita, anche facendo memoria di quanti in questi mesi ci sono stati strappati in modi spesso disumani.Viviamo dunque confermando la nostra speranza, speranza che è in noi e della quale dobbiamo rendere conto (cf. 1Pt 3,15), pur conoscendo oscurità e fatiche. È proprio la speranza che ci rende vigilanti, capaci di attendere non con inerzia e passività, ma con efficacia, accelerando il compimento della nostra liberazione: la venuta del Signore (cf. 2Pt 3,12)! L’aria che respiriamo è ammorbata dalla lamentela, dallo scoraggiamento, e finiamo così per essere preda di una aggressività quotidiana che si trasforma anche in violenza. Tra i pastori troppi, invece di nutrire il loro gregge con il buon cibo della buona notizia, lo stancano e lo affaticano con moralismo, ammonizioni ossessive e condanne.La sentinella alla quale era chiesto: “Sentinella, a che punto è la notte?”, rispondeva dicendo: “Viene il mattino. Pregate, convertitevi, venite” (Is 21,11-12). Pregare, perché con la preghiera accogliamo il Signore e diventiamo consapevoli della sua vicinanza. Non siamo soli, ma Dio è con noi, ci ascolta e ci ama nel silenzio. Convertirsi è l’invito che ci richiede un cambiamento di mentalità, un ritorno sulle vie tracciate dal Signore, una conversione alla vita, come sta scritto negli Atti degli apostoli (cf. At 11,18). Infine ecco l’invito: “Venite!”. “Venite a me!”, dice il Signore, andiamo incontro al Signore che viene!Così è vinta ogni indifferenza e viene rigenerata la nostra responsabilità in questo mondo che amiamo e che Dio ha amato e ama fino a dargli sempre in dono il suo Figlio amato. Certo, in questa attesa dell’Avvento celebriamo la venuta di Gesù nella carne, la sua nascita sulla terra. Per molti sarà una festa in cattività, per alcuni nella solitudine di una sorta di prigione. È dunque una grazia poter rileggere le parole scritte da Dietrich Bonhoeffer dal carcere il 27 dicembre 1943 ai suoi genitori, poco più di un anno prima del suo martirio:
Non dovete pensare che io mi lasci abbattere da questo Natale in solitudine. Esso prenderà per sempre un suo posto particolare tra quei Natali, ciascuno con una fisionomia diversa, che ho festeggiato altrove; negli anni che verranno voglio poter ripensare a questo giorno non con vergogna ma con un certo orgoglio. È l’unica cosa che nessuno può togliermi … Non c’è bisogno che vi dica quanto sia forte la nostalgia che provo per la libertà e per voi tutti. Ma voi ci avete preparato per decenni feste di Natale tanto meravigliose che il loro ricordo riconoscente è abbastanza forte da illuminare anche questo Natale buio. È in tempi come questi che si dimostra veramente che cosa significhi possedere un passato e una eredità interiore che non dipendono dal mutare dei tempi e degli eventi … Guardando la cosa da un punto di vista cristiano, non può essere un problema particolare trascorrere un Natale nella cella di una prigione. Molti in questa casa celebreranno probabilmente un Natale più ricco di significato e più autentico di quanto non avvenga dove di questa festa non si conserva che il nome. Un prigioniero capisce meglio di chiunque altro che miseria, sofferenza, povertà, solitudine, mancanza d’aiuto e colpa hanno agli occhi di Dio un significato completamente diverso che nel giudizio degli uomini; che Dio si volge proprio verso coloro da cui gli uomini sono soliti distogliersi; che Cristo nacque in una stalla perché non aveva trovato posto nell’albergo; tutto questo per un prigioniero è veramente un lieto annuncio. Credendo questo, sa di essere inserito nella comunità dei cristiani che supera qualsiasi limite spaziale e temporale e le mura della prigione perdono la loro importanza.
Care amiche e cari amici, questo Avvento sia per tutti voi colmo della gioia dello Spirito santo, lo Spirito che dimora su quelli che sanno attendere e invocare: “Vieni, Signore Gesù, vieni presto!”.

 

Fr. Enzo Bianchi