Undici Neologismi - "bergoglianismi" - di papa Francesco
Dizionario del linguaggio creativo di questo pontificato
La Stampa - Tuttolibri - 13 marzo 2021
di Enzo Bianchi
Tra pochi giorni sarà l’ottavo anniversario dell’elezione di Jorge Mario Bergoglio a vescovo di Roma avvenuta il 13 marzo 2013. Da quel giorno ad oggi papa Francesco ha tenuto centinaia di discorsi, omelie, catechesi, interviste, conversazioni e ha scritto encicliche, esortazioni apostoliche, lettere e messaggi. Un fiume di parole che lo hanno fatto conoscere al mondo e stanno facendo la storia di questo inizio di millennio che lui stesso ha definito “non un epoca di cambiamento ma un cambiamento d’epoca”, una formula efficace che ha avuto fortuna.
La Treccani, l’enciclopedia italiana più autorevole, ha esaminato il linguaggio creativo di Francesco e ha individuato undici neologismi – i “bergoglismi” – che sono entrati nella nostra lingua, con i quali il papa ha saputo focalizzare i concetti chiave del suo insegnamento. Tra i più noti c’è “misericordiando”, il gerundio con il quale traduce in italiano il suo motto Miserando atque eligendo. Oppure “inequità” per dire la in-equità, la perdita del senso di giustizia e la mancanza di rispetto degli altri. O anche “disisperanza” che rende la mancanza di speranza, la non-speranza. E come non ricordare “spuzzare”, coniato durante il viaggio apostolico a Napoli, quando disse “la società corrotta spuzza”. Condividendo con il papa le origini monferrine, non posso non ricordare il verbo dialettale “spusé” che significa appunto puzzare.
Il noto italianista e filologo Salvatore Claudio Sgroi ha osservato che “papa Francesco attualizza, in maniera straordinaria, il principio della dialogicità, quale funzione primaria del linguaggio verbale”. Ciò conferma come il papa "allofono" - italiano e straniero - rompe anche egli schemi lessicologici dando prova di una creatività linguistica tutta italiana.
Otto anni sono un tempo più che sufficiente per tracciare una mappa ragionata del linguaggio di Bergoglio e Francesco Torralba, docente di antropologia filosofica presso l’Università Ramón Llull di Barcellona lo fa in Dizionario Bergoglio, Le parole chiave di un pontificato. Torralba, già conosciuto dal pubblico italiano per L’arte di ascoltare, uno dei migliori libri sul silenzio e il valore delle parole, presenta un vero e proprio lessico papale, offrendo un viaggio attraverso una trentina di parole-simbolo di Bergoglio, le sue espressioni tipiche, i concetti, le formule che rivelano la sua forma mentis. Tra le tante, seleziona quelle più significative, originali e caratteristiche delle categorie fondamentali del magistero sociale del papa argentino. Torralba le introduce una e una, le inquadra nel contesto, le spiega con l’intento dichiarato di “promuovere la diffusione del suo pensiero e chiarire alcuni vocaboli ed espressione che, secondo noi, non sempre sono stati interpretati in modo corretto”. A ciascuna fa seguire un’accurata antologia, una scelta di testi tra i più diversi generi e le più svariate circostanze. Ed ecco allora, ad esempio, alzheimer spirituale, conversione ecologica, cultura dello scarto, desertificazione spirituale, globalizzazione dell’indifferenza, psicologia della tomba, rivoluzione della tenerezza.
Quando Francesco parla della globalizzazione dell’indifferenza evidenza il macroscopico problema dell’indifferenza, rispetto al povero, allo straniero, alla terra. Con alzheimer spirituale il papa richiama al rischio dell’oblio della propria identità, la perdita delle radici, lo sradicamento: l’Europa soffre di alzheimer spirituale. Nell’espressione periferie esistenziali, probabilmente quella che avuto maggior eco, evoca non luoghi fisici ma situazioni limite come la malattia, il fallimento, la colpa, quando tutto vacilla e sembra crollare. Sorprende che Torralba non riporti una delle espressioni più celebri di Francesco che molti politici e governanti hanno ripreso: terza guerra mondiale a pezzi, con la quale ha ripetutamente denunciato le guerre diffuse in tante parti del mondo mai ufficialmente dichiarate.
Nel Dizionario Bergoglio troviamo due voci in spagnolo, come balcolenar, la postura di chi sta al bancone senza far nulla, guardando la vita passargli davanti. C’è poi primerear che è l’esatto opposto, ossia essere il primo a fare qualcosa, prendere l’iniziativa per non essere una persona che aspetta che gli altri facciano. Francesco riempie di senso le parole quasi ad accrescerne di significato. Del resto, il valore e il peso di ciascuna parola sono state da sempre una preoccupazione maggiore di Bergoglio che da arcivescovo di Buenos Aires denunciava “un processo di svuotamento delle parole (parole senza un proprio peso, parole che non si fanno carne). Si svuotano di contenuto, quindi Cristo non vi entra come persona, come idea. C’è un’inflazione di parola. Viviamo in una cultura nominalista. La parola ha peso, è cava. É priva di sostegno priva della scintilla che la rende viva e che precisamente consiste nel silenzio”.
Scorrendo il Dizionario di Bergoglio viene spontaneo alla mente il celebre detto del Talmud: “ciò che esce dal cuore entra nel cuore”. Con il suo modo di parlare diretto, chiaro, semplice e al tempo stesso profondo papa Francesco ha creato un linguaggio che ha ben poco di ecclesiastico e forse anche per questo affascina credenti e non credenti e suscitata tanto interesse nel mondo laico. Creare parole ed espressioni nuove diventa un’esigenza irrefrenabile quando quelle che esistono non bastano per dire una cosa nuova, per esprimere un pensiero alternativo, per comunicare in modo diverso e raggiungere i destinatari. Chi crea parole colme di senso ricrea il mondo e in qualche modo lo trasforma, lo rinnova.