Il Blog di Enzo Bianchi

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​Fondatore della comunità di Bose

Tendenza sterilità

17/05/2021 14:00

ENZO BIANCHI

Quotidiani 2021,

Tendenza sterilità

La Repubblica

La Repubblica - 17 maggio 2021

 

di Enzo Bianchi

Oggi sono molte le ragioni che ci inducono a scorgere una verità nello slogan “NO future! No al futuro”, e perciò non dovrebbe sorprendere il fatto che la denatalità sia in continuo aumento nei paesi occidentali europei, e soprattutto nel nostro. Ormai conosciamo bene le cifre forniteci dalle statistiche: abbiamo dunque davanti a noi la prospettiva di una società fatta soprattutto di vecchi, una società senza un futuro che porti segni di pienezza e di espansione di vita; sarà un futuro maggiormente segnato dalla solitudine per il prevalere dei single, di uomini e donne senza discendenza; sarà un futuro senza grandi speranze collettive e con speranze individuali ridotte all’istanza di sopravvivere nel modo migliore possibile a livello economico.

 

La presa di coscienza di questa situazione causa da anni proclami di allarme, promesse di politiche finalizzate a procurare lavoro alle nuove generazioni, a consentire loro di accedere a una casa e a un sistema di welfare che sia veramente di aiuto a una vita familiare con la presenza di figli che nascono, crescono ed entrano nella vita della società senza troppi impedimenti e ostacoli.

 

In realtà tali promesse, tra cui ultimamente l’assegno unico universale,  anche se diventassero politica reale non sarebbero sufficienti a invertire questa tendenza alla sterilità. Questa sterilità è generata dalla cultura prima che dall’economia, la cultura di un Paese impaurito, ripiegato su di sé, attraversato da ossessione edonistiche e narcisistiche che chiedono solo il ben-essere individuale.

 

La famiglia della tradizione, quella patriarcale e rurale, è scomparsa e nuove forme di famiglia si sono affacciate, ma restano in gran parte da inventare. È necessario infatti lavorare sul tessuto sociale, riprendere l’idea di comunità che includa nuclei famigliari e soprattutto ritracciare insieme un orizzonte comune. Quando ascolto i giovani, al di là di quanti da adolescenti proclamano con entusiasmo di volere molti figli, ciò che osservo in loro è una mancanza di fiducia e di speranza. E sono sinceri e consapevoli della loro fragilità fino a confessare di aver timore a “fare una storia d’amore duratura”, di aver timore a fare figli. Quante volte sento dire: “Ma fare figli, fare il padre, è difficile!”. E così manca la speranza nella vita, nel futuro che a questi giovani appare incerto e gravido di incognite.

 

E inoltre alla radice del problema, senza voler colpevolizzare la donna, oggi si percepisce un’antitesi tra libertà e maternità, come annota Ritanna Armeni, anche perché è ancora la madre che si fa carico della nascita e della crescita dei figli: gli uomini, mariti o compagni, quasi tutti si sentono esentati da questa fatica che continua a ricadere sulle donne. Fare figli, diventare padri e madri, significa fare spazio ad altri e dunque ritrarre e limitare il proprio, e questo significa anche sottrarre tempo a se stessi per dedicarlo ai figli, significa rinuncia e fatica. Eppure è un passo ineludibile per accogliere la vita, viverla e celebrarla.

 

Una società che non sa più dire “noi”, né vivere “insieme” è del tutto incapace di fare figli.