La Repubblica - 13 settembre 2021
di Enzo Bianchi
Su un grande tabellone pubblicitario ho notato la scritta: “Trovare l’amore è facile” e l’indicazione di un sito cui rivolgersi per essere esauditi. La mia reazione spontanea è stata l’invocazione poetica di W. H. Auden: “La verità, vi prego sull’amore”. E la verità sull’amore non è evidente ma va cercata, esperita, provata.
L’amore è l’esperienza umana più coinvolgente e più decisiva nella nostra vita. Forse è l’unica esperienza in cui ci sentiamo un po’ redenti, in cui sentiamo di salvare le nostre povere vite. Per questo cerchiamo l’amore, lo attendiamo, lo bramiamo, e quando si accende la possibilità della storia d’amore tutte le nostre attenzioni sono trascinate nel suo nascere, sbocciare, crescere… Vorrebbe essere eterno l’amore, ed è vero che, solo se è amore fino alla fine e nonostante il rifiuto, vince la morte; ma in realtà a noi umani non è possibile un amore portato a pienezza.
L’amore di fatto conosce, anche se non lo vogliamo, tante contraddizioni: difficoltà, conflitti, deperimenti, infedeltà e forse anche – ma non ne sono sicuro – la morte. Per questo l’amore non coinvolge nessuno senza esporlo al dolore e senza che debbano consumarsi perdite di se stessi; nell’amore c’è la sofferenza, il dolore per le contraddizioni che si vivono ma anche per le inadeguatezze, e soprattutto perché non nasciamo capaci di amare: quanta disciplina occorre per amare veramente in modo autentico, per amare di desiderio sì, ma in una relazione sinfonica e piena di rispetto l’uno per l’altro, senza diffidenza tra gli amanti, accettandosi reciprocamente, tesi verso un rapporto che renda entrambi più buoni, più umanizzati. Solo chi conosce l’ostinata avventura dell’amore può dire: “io ti amo”.
Nell’amore, soprattutto quando si accende nella fase dell’innamoramento, c’è il desiderio dell’impossibile: si tende alla fusione che chiede di stare sempre insieme, di pensare le stesse cose, di gioire insieme delle stesse realtà; in una parola, di non lasciare all’altro la distanza che gli è necessaria per essere se stesso, altro. Perciò l’amore richiede una lotta, una ascesi perché quando amiamo in noi si fa prepotente il desiderio di possesso, il vanto delle pretese sull’altro. C’è una difficoltà, quasi un’impossibilità dell’amore autentico: più amiamo, più desideriamo e più desideriamo, più siamo tentati di disporre dell’altro, fino a fare dell’altro un nostro possesso.
Siamo fatti d’amore, siamo intessuti d’amore, siamo mendicanti d’amore, abitiamo questa contraddizione: abbiamo necessità dell’amore, ma l’amore necessità della libertà. E per un po’ d’amore siamo anche tentati di “prostituirci”; per non perdere l’amore siamo tentati di costruire attorno all’altro un recinto; per non soffrire il tradimento nell’amore siamo portati alla violenza, al sequestro dell’altro senza più cogliere la sua differenza, le sue motivazioni, la sua via, buona o cattiva che sia. È difficile coniugare amore e libertà, acconsentire nella storia d’amore alla libertà dell’altro, riconoscere che l’alterità è impossibilità all’uguale, al medesimo, e che deve rimanere diversità.
L’amore basta all’amore? Cioè all’amante basta amare anche senza reciprocità, anche senza il contraccambio da parte dell’amato? L’amore si sostiene anche quando l’amato rifiuta di essere trasfigurato dall’amore dell’amante? L’amore contiene in sé il riconoscimento della libertà dell’altro e continua nel suo ardere anche quando dall’altro giunge il rifiuto? Se è vero amore, sì! Proprio perché l’amore basta all’amore, perché l’amore non può mai essere meritato ma sta nello spazio della gratuità e della libertà, e trionfa sugli ostacoli posti dal tempo, dallo spazio. Dalla distanza.
È significativo che nel Cantico dei Cantici, parabola della storia d’amore, l’amata giunga a dire all’amato : ”Amore mio, va, va, .. va verso te stesso!”