Il Blog di Enzo Bianchi

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​Fondatore della comunità di Bose

La vera chiesa è disadorna

13/12/2021 14:00

ENZO BIANCHI

Quotidiani 2021,

La vera chiesa è disadorna

La Repubblica

La Repubblica - 13 dicembre 2021

 

di Enzo Bianchi

Sono molte le esternazioni di Papa Francesco in diverse occasioni e mai abbiamo conosciuto negli ultimi decenni papi che con parresia e con semplicità, senza tener conto della tradizionale riservatezza ecclesiastica romana, si esprimessero su temi anche molto delicati, che necessitano di profonda riflessione, di lento discernimento e di misurate parole. Certamente tra tante parole i media scelgono e fanno rimbalzare solo quelle che suscitano audience, che entrano nel dibattito corrente in quanto riguardano temi che interessano direttamente la società. In tal modo alcune altre passano inosservate e non vengono recepite, proprio quando sarebbero invece estremamente intriganti non solo per i credenti ma per tutti quelli che cercano di interrogarsi sull’identità degli altri e sulla propria collocazione nella compagnia degli uomini.

 

Nel viaggio di ritorno da Cipro e Grecia, durante la conferenza stampa, sollecitato da un giornalista di Le Monde sugli eventi recenti delle chiese di Francia che hanno suscitato tanto clamore, il Papa, dopo aver confessato di essere lui stesso come altri vescovi un peccatore, e dopo aver ricordato che la chiesa è stata fondata da Gesù su Pietro, la Roccia rivelatasi un fuscello, rinnegatore di Cristo e menzognero, ha anche detto: “Come mai la chiesa di allora sapeva accettare un vescovo (Pietro) peccatore fino al rinnegamento e all’abbandono di Gesù? Perché era una chiesa normale, abituata a sentirsi peccatrice, sempre, tutti peccatori: era una chiesa umile. Si vede che la nostra chiesa non è abituata ad avere un vescovo peccatore, e facciamo finta di dire: ‘È un santo, il mio vescovo’, porta un cappuccetto rosso… No, tutti siamo peccatori!”.

 

Queste parole non vanno lette come un tentativo di praticare l’umiltà, e, anche se pronunciate a caldo e con semplicità, dicono una verità decisiva che è scomparsa dall’orizzonte delle chiese in questi ultimi secoli. Perché? Perché tutti i discorsi ecclesiali concentrati sulla chiesa e impegnati in un’apologetica della chiesa ne hanno prodotto nella coscienza dei cristiani un’immagine distorta: una chiesa immacolata, idealizzata, senza ombre, che proprio per queste sue qualità indiscutibili pretende di essere maestra di tutta l’umanità. Dunque una chiesa nobile, che brilla per il suo impegno nella carità, che con le sue prerogative merita il dominio, e dunque riceve il plauso e il riconoscimento di tutti, compresi i poteri dominanti che essa frequenta grazie al riconoscimento dei suoi meriti. Questa l’immagine della chiesa sempre sulle altissime labbra ufficiali, inculcata nei credenti ed esibita ai non cristiani. Ma vivere in una chiesa senza macchia, tutta gloriosa, non ci appartiene nella nostra condizione di viandanti in attesa del Regno di Dio. La realtà è che una chiesa così bella e immacolata non è di questo mondo, è nei cieli, come ci rivela l’Apocalisse, e su questa terra la chiesa appare sempre con le rughe (visione già di Erma, ii secolo), nel suo camminare nel deserto appare sporca, ed è piuttosto una carovana di gente normale, in esilio, ferita e segnata dai propri peccati. La chiesa è fatta di uomini e donne e rivendicarla santa già ora, prima che sia perdonata e fatta santa dal Signore Veniente, è una terribile illusione. Ingenuità? Utopia? Purtroppo molto spesso questa visione angelicata è generata dalla volontà di celebrare sé stessi per ottenere successo, visibilità, e quindi potersi imporre sugli altri. Non può essere diversamente quando da decenni ogni discorso è incentrato sulla chiesa e non più sul Cristo!

 

D’altronde se la chiesa appare sfavillante, bella, gloriosa, vestita di porpora e oro – lo dice il Vangelo –, allora abita i palazzi dei re e dei dominatori e – lo dice l’Apocalisse – è seducente come la grande prostituta di Babilonia, che siede e domina tra le genti “adorna d’oro, di pietre preziose e di perle” (Ap 17,4) … Non è la chiesa voluta da Cristo, ma l’anti-chiesa!

 

È veramente insopportabile l’atteggiamento moralistico e ipocrita di chi grida allo scandalo e si mostra scandalizzato solo perché non guarda a sé stesso, di chi si pasce del chiacchiericcio sulla vita altrui per trovarvi motivi di condanna, di chi parla tanto di misericordia e la misconosce per far brillare il proprio pallore dovuto a mancanza di passioni e di convinzioni. Questa è una chiesa che non conosce né Gesù né il Vangelo! La chiesa di Gesù è come la comunità di Israele, un “piccolo resto”, non una minoranza aristocratica, elitaria e gelosa, ma una minoranza formata da pochi credenti sovente invisibili, fatta da santi quotidiani di cui nessuno si era accorto e perciò non canonizzati, annoverante tanti lontani dalla religione che non confidavano in sé stessi ma solo nel Signore. Uomini e donne, anziani e bambini, che non avevano nulla di cui vantarsi, ma solo la vergogna dei loro peccati insieme ad alcune pepite d’oro: i loro tentativi di amare e di essere amati. Di questa minoranza piccola, umile, ma significativa non conosciamo i confini, ma crediamo che essa c’è e opera nel mondo, e come il sale dà sapore alla pasta. Questa è una chiesa diversa, ma una chiesa di Gesù, l’altra, gloriosa e seducente, è uno pseûdos, un idolo.