Il Blog di Enzo Bianchi

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​Fondatore della comunità di Bose

Il diritto al perdono

21/02/2022 14:00

ENZO BIANCHI

Quotidiani 2022,

Il diritto al perdono

La Repubblica

Le parole di Francesco sono profezia e urgenza per ogni cammino di umanizzazione

La Repubblica - 21 febbraio 2022

 

di Enzo Bianchi

Esiste un diritto al perdono? Ci facciamo questa domanda perché dopo l’intervista a Papa Francesco si è accesa una vivace discussione. Il Papa, pur consapevole di poter scandalizzare qualcuno, ha dichiarato di voler affermare una verità: “la possibilità di essere perdonati è un diritto umano, e tutti e ciascuno di noi se chiede perdono ha il diritto di ricevere il perdono”. Parole come pietre, e subito alcuni cattolici si sono ridestati dal loro letargo per rimproverare ancora una volta al Papa di aver assunto una posizione in contraddizione con la verità cattolica. Qualcuno è giunto a discernere in queste affermazioni una prova delle eresie in cui incorre Papa Francesco. Ma anche altri non appartenenti alla fronda dei conservatori si sono detti in disaccordo con queste parole, negando che ci sia un dovere di perdonare e quindi un diritto a ricevere il perdono essendo “per-donum”, cioè iper-dono, e dunque sempre una grazia mai meritata.

 

Certamente Papa Francesco, in un’intervista fatta a braccio, non poteva introdurre sfumature o dilungarsi eccessivamente, ma credo che le sue affermazioni, anche se appaiono inedite, meritino un approfondimento.

 

Tutti sanno che tra le parole di Gesù di scandalose ce ne sono molte, ma che lo sono soprattutto quelle riguardanti l’amore per il nemico e il perdono per il male ricevuto. Nella nostra esperienza umana prima o poi conosciamo chi ci fa del male, chi ci fa soffrire, chi procura o infligge la morte, chi arriva a comportarsi da aguzzino verso gli altri. Quando il male ci raggiunge, ci ferisce, ci dà la morte, chi ne risulta vittima non può automaticamente perdonare, e tantomeno mutare facilmente il suo dolore in amore del nemico. Se si apre un cammino verso il perdono esso è lungo, lento e faticoso, con avanzamenti e regressioni, perché il perdono non è mai un’acquisizione definitiva. Gesù di Nazaret ha vissuto personalmente il perdono verso i nemici e ha chiesto ai suoi seguaci di seguirlo radicalmente in questo suo atteggiamento che non ricorre alla vendetta, ma cerca vie di misericordia e di perdono. E’ però significativo che Gesù non abbia voluto essere lui protagonista di tale perdono, ma lo abbia chiesto a Dio: “Perdona loro perché non sanno quel che fanno!”, e non ha detto: “Io perdono!”.

 

Papa Francesco, parlando di un “diritto al perdono” quando viene richiesto non fa dunque che ripetere l’insegnamento di Gesù: la certezza che Dio perdona sempre a chi gli chiede perdono, perché il perdono non si merita, si riceve su richiesta come un dono, ma può essere un diritto del figlio che lo chiede al padre che sa fare grazia e far vincere la misericordia sulla giustizia. Lo annunciavano già i profeti d’Israele: il perdono è un atto anticipato di Dio rispetto al pentimento di chi ha peccato.

 

Questo significa che per i cristiani ricevere il perdono è un diritto, se lo chiedono a Dio, e che comunque anche gli uomini e le donne, credenti e no, in un cammino di profonda umanizzazione possono percepire come un diritto il perdono quando è invocato da chi ha fatto loro del male. Perché solo il perdono redime, rialza chi ha compiuto un delitto, spezza la catena dell’odio e della vendetta, rigenera la relazione tra vittima e colpevole.

 

Le scandalose parole di Francesco sul “diritto al perdono” sono profezia e urgenza anche per ogni cammino di umanizzazione.