Il Blog di Enzo Bianchi

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​Fondatore della comunità di Bose

L' arcobaleno

11/07/2022 01:00

ENZO BIANCHI

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L' arcobaleno

ENZO BIANCHI

di Enzo Bianchi

Nel Libro della Genesi c’è una promessa di Dio (fatta a chi? Innanzitutto a se stesso): “Non maledirò più il suolo a causa dell’uomo” (Gen 8,21). L’uomo può essere cattivo, malvagio, violento, ma Dio non distruggerà la terra a causa del comportamento umano:

 

Finché durerà la terra,

seme e mietitura,

freddo e caldo,

estate e inverno,

giorno e notte

non cesseranno (Gen 8,22).

 

 

Così per noi uomini questa promessa di Dio è un’evidenza: la terra continua a percorrere il cielo attorno al sole, le stagioni mai uguali si susseguono sempre, e soprattutto il giorno e la notte crescono o diminuiscono, ma la notte lascia il posto al sole e il sole alla notte… Dio ridà la benedizione a questo mondo riemerso dal diluvio, e a Noè e ai suoi figli dà un segno dell’alleanza con loro e i loro discendenti, con gli animali e con tutti i viventi, certamente anche con le piante e le pietre.

 

Quel segno noi lo chiamiamo arcobaleno, un baleno di luci colorate fatto arco tra terra e cielo. Giunge all’improvviso nel mezzo del temporale e cattura subito il nostro sguardo che, da preoccupato per l’oscurità delle nubi e il fragore dei lampi, si fa disteso, acquietato, dolce. L’arcobaleno appare come una sfida alle nuvole, sorgendo dalla valle e innalzandosi in un punto lontano del cielo, come una parabola a volte spezzata a volte completa. L’arcobaleno va contemplato con attenzione, senza distrazioni, perché è una realtà effimera, che presto svanisce, si dissolve. Eppure in quel balenare c’è il dono di un segno di pace, di bellezza, che tutti colgono e a cui nessuno è indifferente. Il bambino si meraviglia e vorrebbe sapere perché accade così, il vecchio guarda lasciandosi intenerire il cuore.

 

Sappiamo che l’arcobaleno è opera dei raggi del sole che intersecano le gocce cadenti del temporale, ma questa conoscenza è poco rilevante rispetto all’emozione che tale segno desta in noi. Due punti lontani agli estremi della terra, o dalla terra al cielo, si congiungono come un ponte fatto di luce colorata: mai una circonferenza completa, ma solo una curva che però avvicina punti lontani… Nulla dunque è escluso dalla possibilità della relazione, dell’unione, della comunione. Tutte le cose e tutti gli spazi possono essere avvicinati e raggiunti. Anche l’inferno può essere unito al cielo da un filo sottile di luce, da un tragitto fatto di rifrazioni di luce solare su semplici gocce d’acqua.

 

Quest’arco – conclude la Genesi – apparirà sulle nubi per ricordare a Dio l’alleanza eterna tra lui e la terra (cf. Gen 9,12-17), e mai e poi mai potrà diventare un arco da guerra. Ogni uomo lo sa, non perché sappia qualcosa di Dio, ma perché l’arcobaleno parla a ogni cuore e dice calma, pace, ritorno alla vita.