Il Blog di Enzo Bianchi

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Il più lungo dei Salmi è una canzone d’amore per la Parola di Dio

27/10/2022 00:00

ENZO BIANCHI

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Il più lungo dei Salmi è una canzone d’amore per la Parola di Dio

ENZO BIANCHI

Un grande esperto di ebraismo commenta il 119 con riferimenti a pagine di letteratura rabbinica

La Stampa - Tuttolibri - 22 Ottobre 2022

 

di Enzo Bianchi

Nell’Enarrationes in Psalmos, dopo aver commentato tutti gli altri salmi, Sant’Agostono spiega la ragione per la quale ha rimandato l’esposizione di quello che lui stesso definisce magnus Psalmus, il salmo 119, “non tanto per la lunghezza che, come è ben noto, lo contraddistingue, quanto per la sua profondità, di cui pochi soltanto si rendono conto … è infatti un salmo che sebbene si presenti piano e accessibile (aperitor), tuttavia – almeno a me – sembra troppo profondo (profundior)”. Tanti commentatori antichi e moderni del Libro dei Salmi si sono appellati ad Agostino mentre si accingevano a commentare il salmo 119. Se uno dei più grandi e prolifici commentatori delle Sante Scritture, come lo è stato il santo vescovo di Ippona, scelse di lasciare come ultimo questo salmo per la sua difficoltà – “superiore alle mie forze e all’acume della mia mente” – a maggior ragione si comprende quale può essere l’imbarazzo di si accosta a questo salmo per commentarlo.

 

Con calma, pazienza, versetto per versetto, parola per parola, come impone il più lungo salmo del Salterio qual è il salmo 119, che altro non è che una lode estesa e ripetuta alla parola di Dio, una vera e propria “cattedrale della parola di Dio”, com’è stato definito, impreziosendolo con costanti riferimenti alle più belle pagine della letteratura rabbinica (Midrash, Talmud) di cui è eccellente maestro, oltre ad offrire interpretazioni personali acuminate e originali come da tempo ha abituato i suoi affezionati lettori – tra i quali da molto tempo ci sono anch’io –, Gianpaolo Anderlini ci consegna il suo commento a questo salmo:  Io sono tuo Salvami! Commento al salmo 119, edito da Chirico.

 

Se certamente ci vuole coraggio a commentare quel salmo che allontana per la sua prolissità o che affascina per la sua profondità, e che nella storia dell’esegesi da alcuni è stato definito un testo stucchevole e ripetitivo, si coglie senza esitazione che per Anderlini commentare il salmo 119 ha significato far interamente suo, immedesimarsi nella mente e nello spirito nel salmista, di quell’Io che in modo certamente insistente ma mai petulante, a tratti assillante e tormentoso si dichiara innamorato della Torà, facendo di questo salmo “un inno d’amore alla Torà, il canto dei cantici della Torà”. “Quanto amo la tua Torà!” esclama il salmista.

 

Attraverso una ininterrotta ripetizione di otto termini con i quali designa la rivelazione di Dio (legge, testimonianza, precetti, decreti, giudizi, parola, comandi, promesse), tutti sinonimi di “parola di Dio”, nel salmo 119 il salmista intreccia un rapporto personale con Dio che attraverso la sua parola gli si rivela fino a fare della Torà il centro della sua vita. Ciò conduce Anderlini a confessare già all’inizio del commento: “Dopo aver letto, riletto, pregato e meditato le parole di questo salmo, sono giunto alla conclusione (forse solo mia) che il Salmista quando parla della Torà, dell’amore che ha per essa e dello zelo che lo anima, si specchi nella Torà per rimirarvi il volto del Santo, benedetto egli sia, rivelato al Sinài”.  

 

Una delle particolarità del salmo 119 è di essere alfabetico, cioè di essere scritto secondo l’ordine delle lettere ebraiche, particolarità per la quale Sant’Ambrogio definisce questo salmo “l’alfabeto dei cristiani”. In questo alfabeto Anderlini invita il lettore ad entrarvi senza timore e per facilitarlo riporta la traslitterazione semplificata dei versetti e delle parole in ebraico. È infatti facendo obbedienza al testo ebraico che si giustificano e si può cogliere lo spessore spirituale delle interpretazioni del salmo proposte dall’Autore, tratte perlopiù dalla tradizione ebraica.

 

Senza complessi ma con indiscussa autorevolezza e limpida originalità questo commento al salmo 119 di Anderlini va posto accanto ai commenti antichi, rabbinici e patristici (Ilario di Poitiers, Ambrogio, Agostino, insieme alla “catena palestinese” sul salmo) e ai pochi commenti moderni. 

 

Gianpaolo Anderlini è uno dei maggiori studiosi dell’ebraismo (Bibbia, lingua ebraica, Midrash, Talmud) e in più di quarant’anni di  attività ha focalizzato il suo interesse sull’interpretazione ebraica dei salmi di cui è affascinante testimonianza il volume Qabbalàt Shabbat, Meditazione sui salmi del Sabato, (Aliberti 2017). Segnalo ai lettori anche una piccola perla del nostro autore, I calici della memoria, Il vino nella tradizione ebraica (Aliberti 2014), una lettura deliziosa per la sapienza biblica, la cultura ebraica e l’intelligenza esegetica di cui l’autore da prova in ogni sua opera.