Il Blog di Enzo Bianchi

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​Fondatore della comunità di Bose

Enzo Bianchi solo l'amore innesta l'eternità

03/02/2023 00:00

Elena Lisa

Testi,

Enzo Bianchi solo l'amore innesta l'eternità

La Stampa - 03 Febbraio 2023 - Intervista di Elena Lisa a Enzo Bianchi

IL MONACO E SAGGISTA, FONDATORE DELLA COMUNITÀ DI BOSE, PRESENTA IL NUOVO LIBRO INTITOLATO “COSA C’È DI LÀ”LUNEDÌ 6 FEBBRAIO AL CIRCOLO DEI LETTORI

“LA DONNA SI È EMANCIPATA. L’UOMO SI SENTIVA AL RIPARO IN UNA CULTURA PATRIARCALE. MOLTE COPPIE SONO IN CRISI, AMARSI DOVREBBE ESSERE UNA SINFONIA“

La Stampa - 03 Febbraio 2023

 

Intervista di Elena Lisa a Enzo Bianchi

Sarà pronto per l’estate, il casale in cui andrò a vivere. Ci saranno sale per organizzare incontri culturali, un centro studi e stanze per accogliere chi ne avrà bisogno. È a pochi chilometri da Torino. Non potevo mica allontanarmi troppo, sa? Sono anch’io un bogianen...». E così con Enzo Bianchi viene archiviata subito la questione complessa dell’allontanamento dalla comunità di Bose a cui è stato costretto e che da un paio d’anni finisce sui giornali. Con la soluzione davanti a sé di un luogo adatto in cui trasferirsi definitivamente, Bianchi parla d’altro.

 

Parla d’amore, di quello eterno. “Cosa c’è di là” è il titolo del libro che presenta al Circolo dei lettori, lunedì 6 alle 18 (libero con prenotazione su torino.circololettori.it) le cui pagine parlano esattamente di quello: dell’amore.

 

Dunque ne è certo: l’amore esiste...

 

«Esiste, eccome. È la voce sottile di un silenzio che ci pervade dentro. Ma non tutti riescono a riconoscerla».

 

Non stiamo partendo con la divisione tra credenti e non credenti, giusto?

 

«No, piuttosto tra chi è stato amato e chi no negli anni dell’infanzia. Ho avuto la fortuna di esserlo stato tanto. Per questo, oggi, so riconoscere l’amore di Dio».

 

Come a dire che l’amore è la fortuna di essere stati bambini felici?

 

«Con ferite e cicatrici presenti è più difficile, ma non impossibile, sentirlo. La cura, in questi casi, è il rapporto con gli altri. E noi cristiani in questo senso possiamo fare molto. Dico sempre che dovremmo essere come rabdomanti. Se l’acqua è l’amore, il nostro compito è indicare il pozzo, la sorgente a chi ha sete così che chiunque, credente o non credente, possa trovarla da sé».

 

L’impressione è di vivere in una società affamata d’amore. Lei incontra e parla con molte persone: è davvero questa la fotografia del mondo d’oggi?

 

«Purtroppo sì. Prevalgono il rancore e la cattiveria. È come se ci fossimo chiusi e la pandemia non ha aiutato. Mancano la speranza e l’incontro. Ognuno pensa a sé. Siamo in un momento di individualismo esasperato».

 

Approcciando certe questioni da un punto di vista metafisico sembra tutto facile: amare

per l’essere umano diventa un concetto universalmente condivisibile. Vivendo a contatto con le reciproche differenze, invece, la questione si complica...

 

«Ed è lì che entra in campo l’amore. Il concetto astratto deve diventare concreto. Amare significa imparare ad ascoltare, avvicinarsi al nostro prossimo, sentire ciò che l’altro soffre. Ma non in maniera statica, sempre uguale. L’amore è un’esperienza che si rinnova, bisogna inventarlo ogni

giorno. Attuarlo nella presenza. Almeno quando si può...».

 

Cosa intende?

 

«Incontro molte coppie in crisi. Ci sono situazioni in cui è meglio prendere le distanze, separarsi

piuttosto che farsi del male. Amarsi è quanto di più simile a una sinfonia».

 

C’è stato un momento, e forse ancora oggi, in cui la donna è stata vista come l’artefice della crisi famigliare: emancipandosi avrebbe messo in difficoltà il maschio. Cosa pensa, lei?

 

«Per fortuna si è smarcata. L’uomo, in una cultura patriarcale, si sentiva protetto, al riparo e soddisfatto di sé con accanto una donna serva. La donna è maturata».

 

Questo senso di completezza dell’amore di cui ci parla, oggi che vive gli anni del tramonto dell’esistenza, lo sente ancora?

 

«Decisamente. Non so quanti anni avrò da vivere ancora, ma sono pieno di speranza e fiducia. Gesù Cristo non mi ha abbandonato fino adesso, non lo farà nemmeno al momento della morte. Perché è l’amore che innesta l’eternità».