Il Blog di Enzo Bianchi

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​Fondatore della comunità di Bose

Il valore politico della fraternità

13/10/2023 00:00

AA.VV.

Testi di Amici 2023,

Il valore politico della fraternità

di Franco Miano

di Franco Miano*

La “Fratelli tutti” mostra chiaramente che senza la scelta della fraternità la ricerca del bene comune si svuoterebbe del tutto di senso.

 

«Sogniamo come un’unica umanità, come viandanti fatti della stessa carne umana, come figli di questa stessa terra che ospita tutti noi, ciascuno con la ricchezza della sua fede o delle sue convinzioni, ciascuno con la propria voce, tutti fratelli!» (Ft 8). È «il nuovo sogno di fraternità e di amicizia sociale» (Ft 6) che papa Francesco invoca con la sua enciclica Fratelli tutti. È il sogno di un vero incontro tra il Vangelo e la politica, quell’incontro che richiede oggi una scoperta adeguata del valore della fraternità universale da comprendere come un’altra faccia dell’amore. La logica della fraternità è logica evangelica per eccellenza ma è anche logica intimamente politica. La fraternità rappresenta oggi una delle parole che meglio possono dare la direzione, possono essere in un tempo di smarrimento dell’umano, di disorientamento, di incertezza del vivere, una traccia fondamentale per l’impegno politico dei credenti e non solo. E la politica o riscopre il significato autentico della fraternità o è distante dal Vangelo.

 

Fraternità non è tuttavia una parola magica, un risultato meccanicamente raggiungibile, quanto piuttosto un dato di base che diventa compito, risultato di azioni e scelte di vita.

 

La fraternità deriva infatti dall’essere uomini e donne, figli e figlie dello stesso Padre; è legata a una comune umanità che può essere riconosciuta come tale a partire dalle fedi religiose e anche al di là di esse. In questo senso, fraternità richiama un essere che diventa impegno, appunto un dato che diventa compito. Il dato dell’essere sorelle e fratelli, il dato della comune umanità, dell’essere donne e uomini, ha in sé tutta la potenzialità positiva dell’umano, la sua capacità di coniugare unità e diversità, di pensarsi e di essere una sola famiglia. Ma questo dato non dice nulla di scontato, è sospeso a vissuti relazionali adeguati, è vincolato allo sforzo di cercare la fraternità e di continuare a cercarla. La fraternità appare spesso lacerata o negata: i conflitti, nei loro aspetti più drammatici e problematici, travagliano molto spesso le famiglie, attraversano gli stati, oppongono i popoli tra loro, mettono in crisi l’idea stessa di umanità. Ecco perché questo dato è un compito, un impegno, una possibilità dell’umano affidata alla responsabilità. Nel suo sviluppo e nella sua possibile realizzazione, la fraternità viene dalle persone; ha bisogno di essere suscitata e coltivata dalle persone e nelle persone. Qui il suo punto di forza e nel contempo il suo punto di debolezza, qui sono le opportunità e insieme i pericoli di questa nozione che è stata spesso usata e strumentalizzata. Non basta parlare di fraternità, invocarne il valore. Bisogna riconoscere che, come scrive Edgar Morin, «c’è la fraternità chiusa e c’è la fraternità aperta». Ciò pone interrogativi radicali che aiutano a cogliere il significato politico dell’idea di fraternità.

 

Se la fraternità ha a che vedere fondamentalmente con le persone, ha solo un valore privato o, al massimo, legato a orizzonti di carattere comunitario? Quale rapporto la fraternità instaura con l’esercizio della vita democratica e quale incidenza può avere sulle trasformazioni e sul futuro delle società?

 

La mera somma degli interessi individuali non è in grado di generare un mondo migliore per tutta l’umanità. Il Vangelo ci dice invece che un’altra prospettiva è possibile e che l’indifferenza non è l’unica strada, ci dice che le inimicizie possono essere vinte e che è possibile prenderci cura gli uni degli altri. Ci dice che è possibile una universale fraternità a condizione di «allargare il cuore in modo che non escluda lo straniero» (Ft 61). Il Vangelo attesta uno stile, un modo di essere e di vivere le relazioni, una chiave di comprensione dell’umano e delle relazioni che ne rendono possibile lo sviluppo, e questo attraverso storie esemplari di vita e non indicazioni astratte o assunti teorici. Questa linea che il Vangelo traccia con eloquenza nel racconto del Buon samaritano ha una essenziale condizione di possibilità: il farsi carico della fragilità. «L’inclusione o l’esclusione di chi soffre definisce tutti i progetti economici, politici, sociali e religiosi» (Ft 69). Così afferma papa Francesco, mettendo in luce che la fragilità degli altri è fondamentale motivo di impegno sociale e politico per tutti. La fragilità di chi mi è accanto. La fragilità degli altri, di tutti gli altri, senza esclusione; quella fragilità in cui riconoscere, oltre ogni pretesa di autosufficienza, la condizione della nostra comune umanità. Amore e politica sono più vicini di quanto si possa pensare. C’è un’universalità dell’amore che è a ben guardare l’altra faccia dell’universalità della politica. In questa prospettiva, contano allo stesso modo, pur non essendo comparabili, sia i gesti concreti, unici e irripetibili, relativi a persone concrete, le concrete esperienze di fraternità, sia le azioni politiche di ampio raggio volte alla trasformazione della realtà e tali da configurarsi in modo più stabile e duraturo. Le esperienze specifiche di bene, di attenzione e di impegno per chi soffre possono essere veicolo per una mentalità nuova e un impegno senza confini.

*in “Avvenire” dell’11 ottobre 2023