di José Tolentino Mendonça
I presepi più decisivi sono quelli che ci arrischiamo a costruire nella vita di tutti i giorni, accogliendo i nostri simili non come estranei ma come personaggi familiari che mettono in scena quel mistero che è l’accadere di Dio nella storia.
I presepi più accurati sono quelli che mettono al centro ciò che nasce, e non i nostri timori o incertezze su ciò che finisce.
I presepi più necessari sono quelli che fanno di noi levatrici dell’anima gli uni degli altri, incoraggiando il fiorire della speranza anche quando appare difficile; affrettandosi a far posto alla fiducia anche quando non mancano le ragioni di tentennare, dubitare o non credere.
I presepi più fedeli al vero presepio sono quelli edificati in quelle situazioni in cui l’unica cosa garantita sembra essere la solitudine, e che accendono così una stella là dove si direbbe che l’unico orizzonte sia il perpetuarsi dell’oscurità.
I presepi più intensi sono quelli che si rendono latori della buona notizia a quanti non sperano più nulla e che convocano alla festa coloro che si sentono sospinti ai margini o a vivere in deserti esistenziali. E questa non è una missione impossibile. Serve poco, in fondo, per costruire un presepio: a volte basta una parola che rivolgiamo agli altri con delicatezza, un gesto fraterno, la briciola dorata di un sorriso, una piccola prece.