Il Blog di Enzo Bianchi

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​Fondatore della comunità di Bose

L’unità della Chiesa è attorno al Papa

02/03/2024 00:00

ENZO BIANCHI

conferenze 2024,

L’unità della Chiesa è attorno al Papa

ENZO BIANCHI

A lui si deve il massimo rispetto, anche quando non si è d’accordo nel giudizio su alcune realtà

Pubblicato su: Vita Pastorale  marzo  2024

 

di Enzo Bianchi

Il sinodo come cammino percorso insieme dal popolo di Dio sta vivendo una sosta tra la sessione dell’ottobre scorso e quella che dovrebbe essere l’ultima, del prossimo ottobre (2024). Certo non può essere una sosta inoperosa, una vacatio, ma piuttosto un tempo di approfondimento, di confronto e di ricerca da parte dei teologi innanzitutto, da parte delle chiese locali e quindi anche dei vescovi insieme al vescovo di Roma.

            Christoph Theobald, teologo oggi tra i più autorevoli della chiesa, ha pubblicato una riflessione sul sinodo al quale ha partecipato come esperto, con un titolo che presenta il sinodo in corso come un concilio, anche se non osa dirsi tale (Un nouveau concile qui ne dit pas son nom, Paris 2023). Egli suggerisce che, di fatto, questo sinodo ha assunto una forma più conciliare rispetto ai precedenti e risulta una “continuazione” del Vaticano II.

            Ora, se è vero che lo Spirito che soffia sull’assemblea sembra essere lo stesso del Concilio, se è vero che è in atto un discernimento collettivo, ritengo sia tuttavia prematuro giudicare questo sinodo, del tutto nuovo nella forma, veramente in continuità con il Vaticano II. Ci sono infatti, purtroppo, alcune aporie che ne rendono precaria la conclusione in vista di una riforma della chiesa e del messaggio missionario per un mondo indifferente e ormai non più cristiano.

Da questo sinodo è scaturita di nuovo l’urgenza di una conversione ecclesiale (non è sufficiente la conversione pastorale che nessuno sa definire!) che sia riforma della curia non tanto come struttura ma come sensibilità e coerenza con la chiesa di oggi, una riforma della vita di vescovi e di presbiteri che non lasci spazio al clericalismo, una riforma della vita dei laici che sappiano incarnare la differenza cristiana resistendo alla mondanità e vivendo della fede in Gesù Cristo!

            E per questo occorre anche che le chiese locali, e in esse le singole comunità, siano più concretamente coinvolte con il sinodo come processo ecclesiale. Sono veramente turbato da quello che, incontrando parrocchie in tutta Italia, ho sentito: la maggior parte non sa che cosa sia il sinodo e comunque in proposito non è stato né detto né fatto nulla in parrocchia. Com’è possibile? Perché i presbiteri non credono al sinodo, a questo percorso ecclesiale? Eppure non è semplicemente un evento che, tra i tanti creati dalla chiesa, ha affaticato tutti, ma è un processo quotidiano, vitale, che può coinvolgere persone e famiglie nella loro vita di fede. Sarebbe importante che la segreteria del sinodo e le conferenze episcopali regionali richiamassero con forza le parrocchie a vivere questa sinodalità senza la quale domani la chiesa sarà sempre più anonima, sfilacciata, povera e certo senza possibilità di fraternità.

            L’abbiamo detto e scritto più volte: la crisi della liturgia (della messa domenicale oggi) è dovuta alla mancanza di fraternità, ad aver fatto della messa un luogo di straniamento e quindi ad aver permesso che la fede si indebolisse. Mancano fede e fraternità nelle comunità cristiane e solo una pratica sinodale può risvegliarle e farle vivere. Ne sono certo.

            Pertanto, in questo tempo sarebbe cosa buona e feconda che il Papa chiedesse ai teologi, individuati per la loro competenza, di studiare i problemi, le richieste emerse nella prima sessione e che questi giungessero alla prossima con la possibilità di intervenire in assemblea con una parola segnata dal ministero dei “dottori” (didáskaloi) sui quali la chiesa è fondata, oltre che sugli apostoli e i profeti. E che potessero con l’autorità del loro carisma dire “parole di sapienza” e illuminare i lavori sinodali. C’è urgenza di questo, perché è bello aver dato la parola a tutti, ma non dimentichiamo che le parole di tutti hanno peso e autorità diversi nella chiesa. I doni non sono appiattiti e, se è vero che ci sono tanti carismi, fra loro non dimentichiamoci primeggiano quelli degli apostoli, dei profeti e dei “dottori” (cf. 1Cor 12,28).

            La chiesa di Dio è in pellegrinaggio verso il Regno, non è la Gerusalemme celeste che deve scendere dall’alto, non è ancora la Sposa immacolata e fedele, ma è in attesa che il Signore la conduca e la renda immacolata con il suo sangue purificandola e santificandola. Non sogniamo una chiesa pura come la volevano i catari, ma vogliamo una chiesa in cui Cristo regni, nella quale il primato sia dato alla parola di Dio, la carità sia costantemente ricercata da ogni cristiano.

            Spero che il sinodo non cancelli nessuno dei “problemi sensibili” emersi in itinere fin qui, ma abbia una parola franca, non ambigua ma chiara, corrispondente all’evangelico “Sì, sì. No, no” (Mt 5,37) senza la preoccupazione di piacere al mondo e senza però l’ansia di condannare e di usare parole arroganti. Il popolo di Dio guidato dai pastori possiede un vivo sensus fidei e non cederà facilmente a tentazioni antagoniste o scismatiche: purché i pastori siano in mezzo, davanti e dietro al popolo, sempre solidali con lui anche in questa crisi della chiesa che si deve attraversare per trovare vie nuove per il futuro. Resta perciò essenziale l’unità della chiesa attorno al Papa che in questo tempo è fatto oggetto di rancori ecclesiali e di una cattiveria che viene dal Maligno, dal Divisore.

            Francesco è il successore di Pietro, chiamato a compaginare e presiedere la comunione nella chiesa e fra le chiese, e a lui si deve rispetto anche quando magari non si è d’accordo nel giudizio su alcune realtà. Questo non significa che non sia possibile una rispettosa critica, ma si richiede umiltà e in ogni caso premura e preghiera per chi è stato posto a pascere la chiesa di Dio. Oggi le tentazioni centrifughe e di conseguenza gli attacchi a Francesco – fino a delegittimarlo e addirittura a dichiararlo eretico – sono molti e resi efficaci dai social. Ma questi cattolici non sanno quel che dicono e quel che fanno. Il Signore ha assicurato a Pietro una preghiera “perché la tua fede non venga meno!” (Lc 22,32); e come può il Cristo non essere esaudito da Dio?