La Repubblica
di Enzo Bianchi
Nel nostro mondo occidentale regna sempre più l’indifferenza nei confronti di Dio, nel quale credono minoranze cristiane o di appartenenti alle altre religioni monoteistiche, al punto che si parla ormai di epoca non solo secolarizzata ma post-cristiana.
Fino all’illuminismo non si metteva in dubbio l’esistenza di Dio, che era ritenuto necessario quasi da tutti. La svolta della modernità si ha proprio quando l’affermazione dell’esistenza di Dio non si impone più come necessaria. Prima la scienza, poi la filosofia e quindi la politica hanno rivendicato la libertà e l’autonomia dalla religione, e così l’uomo moderno ha imparato a fare a meno di Dio, a pensare e a vivere in assenza di Dio, “anche se Dio non esistesse” (etsi Deus non daretur). In questo concreto processo storico Dio ha perso a poco a poco il suo “essere per l’umanità e per il mondo”.
Possiamo però affermare che la “scomparsa” di Dio ha un senso per la stessa fede: l’uomo si è liberato di Dio e della paura di Dio, conquistando la sua libertà di fronte a lui. Questo fenomeno di incredulità e di ateismo per ora si è sviluppato solo nel mondo cristiano, e ciò ha un significato: è un effetto dello spirito del Vangelo che insegna questa libertà e permette all’essere umano di avvicinarsi a Dio in piena gratuità.
La modernità può dunque essere letta anche come rivolta del Vangelo contro la religione, perché Dio vuole l’uomo libero e perché nulla ci costringe a credere in un Dio che si è rivelato sulla croce in Gesù Cristo, nell’umiltà e nella povertà umana. Un Dio sulla croce non ci minaccia ma ci lascia la libertà di credere e di non credere, mentre altre immagini di Dio, forgiate dai credenti in lui, lo hanno a lungo reso perverso, vendicatore, facendo di lui un dominatore onnipotente che reclamava gloria e onore.
Dio è invece la suprema gratuità che apre a noi lo spazio infinito della libertà, e la ricerca di lui che noi compiamo è sempre una ricerca di umanità. La fede cristiana rifiuta garanzie, mentre la religione le offre. Per questo credere in Gesù Cristo è un atto di libertà, per questo la fede non è alienazione ma è una convinzione che aiuta gli umani a trovare senso nella vita, sviluppando relazioni di fraternità, praticando la solidarietà con gli altri, soprattutto con gli ultimi e i più deboli.
La chiesa oggi si lamenta spesso del venire meno della fede in Dio e attribuisce tale processo all’uomo orgoglioso e idolatra di se stesso. A mio avviso dovrebbe invece riflettere sul fatto che nella modernità ha lasciato l’uomo solo, dopo averlo affaticato con un eccesso di intransigenza e di autoritarismo.
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