Eravamo giunti alla vigilia di questa guerra con le tre ortodosse e una quarta, sempre bizantina unita alla chiesa cattolica romana, in tensione, litigio e anche scisma tra loro, ma questa occupazione ha cambiato profondamente le loro posture e il domani non sarà più in continuità con il passato
La Repubblica - 07 marzo 2022
di Enzo Bianchi
Dal 1990, l’anno della fine dell’URSS e della rinascita delle nazioni slave, le differenti chiese presenti in Ucraina hanno tra loro covato sotto la cenere odio e rancore. Sono anche emerse contese, violenze, con tentativi di furto o occupazioni di chiese, insieme ad antichi desideri di vendetta per atteggiamenti collaborazionisti tenuti con l’occupante nazista.
Ora eravamo giunti alla vigilia di questa guerra con tre chiese ortodosse e una quarta, sempre bizantina unita alla chiesa cattolica romana, in tensione, litigio e anche scisma tra loro, ma questa occupazione ha cambiato profondamente le posture di queste chiese e il domani non sarà più in continuità con il passato. Soprattutto c’è stato un mutamento nella chiesa ortodossa ucraina che dipende da Mosca (la più numerosa). Da chiesa obbediente al Patriarca di tutte le Russie Kirill, è diventata una chiesa il cui capo, il Metropolita Onufry, ha protestato vivacemente per la guerra, ha richiesto a Kirill di fare pressioni su Putin per un immediato cessate il fuoco e ha chiesto di mettere all’ordine del giorno l’autocefalia (cioè l’autonomia da Mosca) della propria chiesa. Ha anche chiesto al Patriarca di esprimersi con una condanna dell’occupazione senza ambiguità, mentre il Metropolita della Lavra di Počajiv, con la sua comunità di monaci, e il Metropolita Evlogj di Sovnij hanno sospeso la memoria del Patriarca Kirill nella liturgia, il che equivale alla dichiarazione dello scisma! Anche circa duecento presbiteri e un centinaio di teologi della chiesa ortodossa russa hanno chiesto di fermare la guerra, giudicandola una aggressione ingiusta e organizzando preghiere pubbliche per la pace con partecipazione di numerosi fedeli.
Così, tutte le chiese ortodosse e la chiesa cattolica bizantina oggi si ritrovano unite e hanno cessato le reciproche ostilità. Questa è una novità di cui rallegrarsi! Monaci ortodossi in Russia e monaci russi in Ucraina mi comunicano ogni giorno la loro situazione disperata, scrivendomi: “Ci troviamo dalla parte di Golia (essendo russi) senza averlo voluto e senza approvare questa barbarie che condanniamo con forza … Qui le vittime sono migliaia da entrambe le parti, insepolte, abbandonate. La quasi totalità dei giornali, radio, canali televisivi, siti di informazione, propagandano la nuova ideologia nazionalista-patriottica, nella quale si mescolano nostalgia sovietica, confessionalismi, imperialismo e fantasmi staliniani. Sono apparse leggi che puniscono severamente ‘la contraffazione della storia’, cioè ogni interpretazione che non corrisponde a quella ufficiale del potere. Anche noi monaci siamo minacciati di arresto se osiamo denunciare la guerra, l’invasione e le vittime civili”.
Come si colloca la chiesa cattolica di fronte a questa inedita convergenza delle chiese ucraine? Papa Francesco, il cui compito è di compaginare nella comunione le chiese, svolge opera di pace, certamente, ma deve comunque tener conto delle diffidenze ortodosse verso il papato e può solo farsi arbitro tra le parti senza avanzare giudizi politici, senza pretendere soluzioni, ma ascoltando le parti, le loro ragioni, e con umiltà chiedere dialogo, confronto per raggiungere la pace. Riuscirà con le altre chiese a far mutare la posizione del patriarca di Mosca Kirill così uniforme a quella del potere politico di Putin?
Rimane il fatto tristissimo che la convergenza delle chiese verso la pace non sia stata ispirata a loro dal Vangelo ma da un guerra fratricida!