Il Blog di Enzo Bianchi

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​Fondatore della comunità di Bose

Ascoltare il silenzio per sentire la voce

05/03/2022 00:00

ENZO BIANCHI

Quotidiani 2022,

Ascoltare il silenzio per sentire la voce

La Stampa

I frutti di nove secoli di contemplazione certosina: la scala dei monaci per sollevarsi dalla terra al cielo

La Stampa - Tuttolibri - 05 marzo 2022

 

di Enzo Bianchi

Diceva un anziano monaco: “Fa’ silenzio e parla solo se la parola che pronunci è più bella del silenzio”. Nella nostra società, così invasa dal rumore, la parola spesso è usata come uno strumento di affermazione e celebrazione di se stessi. Più che mai aggressiva, è diventata un’arma che ferisce. Ecco perché sovente sentiamo il bisogno del silenzio. Il silenzio è assenza di rumori e parole, ma – lo sappiamo bene – è una realtà plurale: il silenzio può essere richiesto da certi luoghi e in certe circostanze; alcuni silenzi sono pesanti e negativi, altri necessari e funzionali.

 

Ma ci sono anche silenzi positivi, da ricercare e coltivare: il silenzio rispettoso davanti alla parola degli altri; il silenzio della presenza e della pienezza quando si sta bene insieme agli altri e questo basta; il silenzio che è ascolto amoroso, attento, contemplativo; il silenzio sottile che si fa voce come per il profeta Elia sul monte Oreb (cf. 1Re 19,12-13); e poi c’è il silenzio interiore, che abita il cuore di ciascuno di noi, che fa spazio alla presenza degli altri e, per chi crede, di Dio.

 

Allora è il silenzio della conoscenza, quello che affina la capacità del ragionamento. Sì, nel silenzio diventiamo più ricettivi alle impressioni trasmesse dai nostri sensi: vediamo, ascoltiamo, odoriamo, tocchiamo meglio. Le ore di silenzio in cui non parliamo né ascoltiamo parole ci rendono diversi, ci aiutano ad ascoltare ciò che abita le nostre profondità, ma soprattutto plasmano ad ascoltare il silenzio stesso, quando esso diventa la parola più eloquente.

 

Non vi era dunque migliore titolo possibile alla raccolta di testi dei più grandi autori certosini: Alla scuola del Silenzio. Un itinerario di contemplazione. Antologia di autori certosini, Rubettino 2021.

 

L’antologia raccoglie i testi più spiritualmente fecondi di quei monaci certosini che attraverso nove secoli, dal XII al XX secolo, hanno messo per iscritto il risultato della loro interminabile silenzio nella solitudine che è ad un tempo contemplazione, visione, meditazione, preghiera. Da Bruno di Colonia (1030c.–1101), il santo fondatore dell’ordine cistercense, a Jean-Baptiste Porion (1899-1987), passando attraverso i monaci che hanno fatto la storia della spiritualità certosina: da Guigo II, Adam Scot, Marguerite D’Oyngt, Niccolò Albergati, Dionigi il Certosino, Lanspergio, Innocent Le Masson fino ai più recenti François Polien, Giovanni Battista Simoni, Augustin Guillerand.

 

Il volume è suddiviso in cinque parti che corrispondono ciascuna agli elementi della contemplazione e alle sue fasi: il principio della contemplazione, gli ostacoli della contemplazione, le condizioni della contemplazione, i mezzi della contemplazione, il fine della contemplazione. Il lettore è aiutato ad entrare nei tesori della spiritualità certosina anche attraverso le ampie biografie di ciascun autore e l’esauriente indice analitico degli argomenti. L’architettura del florilegio si presenta così come una vera e propria iniziazione della contemplazione cristiana espressa dalla spiritualità certosina.

 

Da questa preziosa antologia di autori certosini  emerge con forza come la contemplazione cristiana è legata all’evento della croce, della sequela fino al télos della vicenda umana di Gesù, la morte in croce, come suggerisce anche l’unico passo in cui ricorre il termine nel Nuovo Testamento (Lc 23,48), in cui l’evangelista afferma che la folla “accorsa a quello spettacolo (theoría), ripensando a quanto era accaduto, se ne tornava battendosi il petto”. Allora questa “contemplazione” (theoría), questa sovraconoscenza del Signore, questa “adesione a lui con la mente e con il cuore” è un elemento costitutivo di ogni vita cristiana e quindi è essenziale anche alla vita monastica, vita che è inseparabilmente attiva e contemplativa. I monaci certosini ne sono guide e maestri.

 

Dunque, una sola vocazione cristiana con un solo fine, la carità, l’agápe che richiede da luogo a luogo, da tempo a tempo, da persona a persona, realizzazioni diverse. Per crescere nella gnôsis di Cristo e nella conoscenza di Dio occorre tutto ciò che questo termine “contemplazione” comporta: l’assiduità con la parola di Dio, la preghiera, la veglia (nêpsis), la compunzione (pénthos), il silenzio (hesychía), la rinuncia (apotaghé ).

 

L’antologia non poteva non aprirsi con il testo più significativo della letteratura certosina, la Lettera sulla vita contemplativa scritta dal certosino più noto e apprezzato Guigo II (+ 1192/93). Un autore spirituale purtroppo sconosciuto al grande pubblico, ma che personalmente ritengo essere il più grande autore cristiano del secondo Millennio. Questa breve opera è una lettera scritta al monaco Gervaso che rappresenta la fonte della lectio divina, la pratica della lettura spirituale delle Scritture, ma al contempo è un’introduzione all’arte della preghiera e una guida al discernimento della propria vita interiore.

 

L’anonimo certosino che ha curato questa antologia, annota nella Premessa: “La produzione letteraria dei certosini, il cui fine è occuparsi solo di Dio nella solitudine e nel silenzio, è sempre stata piuttosto scarsa se confrontata con quella di altri Ordini monastici”. Sarà pure scarsa e tuttavia è certamente sovrabbondante di conoscenza e sapienza spirituale.