La Repubblica - 30 maggio 2022
di Enzo Bianchi
Soffro un crescente e profondo disagio ogni volta che verifico come assodato l’attuale rapporto tra chiesa e media: anche in occasione dell’elezione del presidente della conferenza episcopale italiana, il card. Matteo Zuppi, un vescovo capace di aprire cammini ecclesiale nuovi, è molto significativo che quasi tutte le domande poste nella conferenza stampa riguardassero il problema degli abusi sessuali sui minori. Ormai, sembra che la chiesa non desti più alcun interesse e non richiami l’attenzione se non sugli scandali o sulle pressioni che tenta di esercitare su percorsi legislativi che riguardano temi etici. I credenti sono consapevoli di questa marginalità che diventa a volte estromissione delle voci della chiesa dal dibattito culturale, pubblico, sociale?
I delitti degli abusi sui minori sono gravissimi, e giustamente hanno destato scandalo nella chiesa e nella società, ma in realtà riguardano una percentuale minima di appartenenti al clero, inferiore peraltro rispetto alla frequenza con la quale si riscontrano negli ambienti laici familiari, sportivi, educativi della società. Certo, occorre che la chiesa si scuota da torpori e s’interroghi su cammini aperti senza discernimento e senza attenzione per i candidati al ministero, occorre una vigilante prevenzione che permetta il cambiamento di strutture e di stile, occorre l’assunzione di responsabilità riparative verso le vittime. Ma, come ho sempre detto essendo ancora un cristiano che tenta di riconoscere un primato al Vangelo, bisognerà anche avere compassione e misericordia per i colpevoli, che sono in questi casi sempre dei malati gravi, e comminare pene redentive più che punitive, che abbiano un termine e contengano la possibilità del perdono.
Oltre agli abusi sessuali andrebbero più monitorati e denunciati tanti abusi che nella chiesa si consumano nel silenzio: abusi che offendono la giustizia, che impediscono la difesa, che vivono di chiacchiere e di calunnie con le quali si arriva a uccidere moralmente le persone nella vita ecclesiale quotidiana, abusi di autorità nel rapporto tra superiori e inferiori in nome dell’ubbidienza. Una cultura dei diritti, della dignità e della libertà della persona non è ancora pienamente attestata nella chiesa.
Sta di fatto che nella conferenza stampa finale il principale tema di discussione tra i vescovi non è stato evocato: il sinodo in atto! Questo cammino voluto da papa Francesco per tutta la chiesa potrà rappresentare, se realizzato, una novità assoluta, sconosciuta anche dalle altre chiese cristiane: un sinodo inteso come un camminare insieme del popolo di Dio, dei pastori, del Papa, in una piramide rovesciata dove l’autorità sta in basso, al servizio del popolo di Dio che occupa una posizione più alta, secondo l’adagio forgiato dai cristiani del medioevo: “Ciò che riguarda tutti da tutti deve essere discusso e deliberato”. L’assunzione di questo principio è davvero ciò che può cambiare il volto della chiesa, eliminare ogni forma di clericalismo e carrierismo, creare nel mondo una realtà nuova di fratelli e sorelle con la stessa dignità, in solidarietà, in plurale comunione. Papa Francesco continua a ribadire che questo è l’orizzonte della chiesa del terzo millennio! Se lo sarà, questo significherà anche un accrescimento di umanesimo per tutti.