Il Blog di Enzo Bianchi

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​Fondatore della comunità di Bose

Perché la castità è un'arte

27/06/2022 15:00

ENZO BIANCHI

Quotidiani 2022,

Perché la castità è un'arte

La Repubblica

La Repubblica - 27 giugno 2022

 

di Enzo Bianchi

Ancora una volta un documento vaticano fornisce indicazioni sull’esercizio della sessualità tra uomo e donna durante l’itinerario che può condurre al matrimonio e poi nella vita sponsale stessa. Tornano così le direttive del Catechismo della chiesa cattolica, ma anche diverse esortazioni di Papa Francesco indirizzate soprattutto ai giovani. Riappare dunque la parola “castità”, che è tra le meno comprese, usata addirittura con un significato distorto, parola che le nuove generazioni associano all’astinenza dalla sessualità, confondendo la castità con il celibato.

 

Va detto subito che voler dare un messaggio sull’argomento attraverso la forma di comunicazione usata dal documento vaticano risulta sbagliato e inefficace. Perché la castità, o disciplina della sessualità, è una cosa seria, una via assolutamente necessaria per l’umanizzazione e la crescita matura di una persona nell’affettività e nelle relazioni.

 

L’etimologia ci suggerisce che castus è colui che rifiuta l’in-cestum, che è la negazione della distanza, la non accettazione dell’alterità, che non è solo differenza. Non è casto chi cerca la fusionalità, il possesso, e segno di una tale ricerca è l’aggressività che si accende, si manifesta con impeto e a volte diventa violenza.

 

L’esercizio della sessualità deve essere vissuto nello spazio del dono, perché richiede un dare e un accogliere nella relazione viva di due soggetti che sanno sentire, parlare, fare, con il corpo e con la propria interiorità. Infatti non si riduce alla sola genitalità, ma investe tutta la persona e le sue relazioni.

 

La castità è l’arte di non trattare mai l’altro come un oggetto, di non cosificarlo mai e quindi mai farne un mezzo di consumo, uno strumento del proprio piacere. La sessualità è cosa buona, la Bibbia dice cosa santissima, ma il suo esercizio può essere liturgia o bestemmia, amore o solo pulsione, estasi o violenza. La sessualità ci spinge alla relazione con l’altro, alla conoscenza dell’altro – insiste la Bibbia –, ma dipende da ciascuno cercare in questa relazione comunione o possesso, sinfonia o prepotenza. L’ars amandi è, appunto, un’arte e la si deve imparare con discernimento e fatica.

 

Quando i corpi nella loro nudità e nella loro intimità si incontrano e si intrecciano, accendono una conoscenza reciproca che non è comparabile ad altre forme di conoscenza. Sì, grandezza e miseria della sessualità! Questo va detto perché è arduo amarsi con il corpo, rendere “parola” il corpo, e parola veritiera, parola capace di aprire una storia di amore. Il Cantico dei cantici, al cuore delle Scritture ebraiche e cristiane, è il libro incandescente che celebra l’amore, tutto l’amore. E, si badi bene, non l’amore nuziale né l’amore familiare, ma l’amore come incontro di bellezza, rapimento dei cuori, infuocata passione benedetta da Dio, canto dei canti.

 

Questo va soprattutto annunciato nella sua trasparente incandescenza e allora si può comprendere la castità come istanza di liberazione dalle passioni egocentriche ed idolatriche, accettazione della differenza e della distanza in ogni stagione della vita, in ogni storia d’amore: perché è un canto di libertà.

 

Dove sono presenti coscienza e intelligenza, dove regna il rispetto dell’altro l’amore ha le ali della libertà.