di Francesco Strazzari
L’11 giugno è stata resa nota la sintesi sulla fase diocesana del sinodo sulla sinodalità da parte della Conferenza episcopale spagnola, che ha coinvolto tutte le diocesi spagnole, le congregazioni religiose, gli istituti secolari, la vita contemplativa, i movimenti apostolici e molte altre istituzioni.
Coinvolti più di 14.000 gruppi sinodali, più di 215.000 persone, in gran parte laici, religiosi, sacerdoti e vescovi. La sintesi sarà inviata alla Segreteria generale del sinodo della Santa Sede.
Un vistoso calo di fiducia
La partecipazione è stata principalmente di persone già coinvolte nella vita della Chiesa, soprattutto donne. Scarsa la risposta dei giovani e delle famiglie e anche di coloro che si sono allontanati dalla Chiesa e persone non credenti.
Il processo sinodale ha incontrato difficoltà per due motivi: la sfiducia sui frutti che ne potrebbero derivare e la sfiducia che gli apporti raggiungano realmente l’ascolto nel sinodo del 2023.
È vero che la convocazione da parte di papa Francesco è stata accettata con una certa illusione e speranza dato che la sinodalità è parte fondamentale dell’essere Chiesa e lo “stile sinodale” che ne deriva è il modo proprio di fare Chiesa.
La secolarizzazione dei battezzati, la perdita dell’identità cristiana dei credenti sono preoccupanti in Spagna. La liturgia – nota la sintesi – è vissuta in una maniera fredda, passiva, ritualista, distante: fenomeno dovuto in gran parte a carenze formative. Vanno ripensati i linguaggi, lo svolgimento dei riti, l’omelia.
La parrocchia viene chiamata in causa come principale spazio per l’esercizio della vita cristiana dei battezzati nella società attuale. Ai sacerdoti viene chiesta una maggiore vicinanza alla comunità. Si deve mirare al superamento di eventi pastorali per favorire processi di vita cristiana. Attenzione va data alle persone divorziate che intendono passare a un altro matrimonio e alle persone con diverso orientamento sessuale.
Esplicito il richiamo ai sacerdoti perché approfondiscano di continuo la loro formazione, seguendo il cammino della sinodalità e della corresponsabilità, riconoscendo pienamente la laicità dei battezzati, i quali, in grande maggioranza, professano una fede debole, piena di lacune, che ai sacerdoti chiedono maggior chiarezza riguardo a temi complessi.
La sintesi lo dice chiaramente: «ci dispiace particolarmente la mancanza di entusiasmo di una parte molto rilevante dei sacerdoti». C’è una forma di clericalismo bilaterale, cioè un eccesso di protagonismo dei sacerdoti, da un lato, e una certa invadenza dei laici, dall’altro. Il clericalismo è una delle principali critiche che è affiorata nei gruppi sinodali.
Va superata la visione di una Chiesa di mantenimento per avanzare verso un’autentica Chiesa in uscita. L’evangelizzazione costituisce un’esigenza ineludibile al giorno d’oggi. Si percepisce, di conseguenza, una chiara frattura tra Chiesa e società.
Vi è la sensazione diffusa che vi siano nei confronti della Chiesa molti pregiudizi, che portano i battezzati a un profondo scoraggiamento.
Viene denunciata nella sintesi operata dalle comunità la mancanza di spirito di apertura che si radica nell’evangelizzazione, che non è propaganda.
I temi più gettonati
Nella terza parte della sintesi vengono enunciati i temi che hanno avuto più risonanza:
- Il posto della donna nella Chiesa.
- La scarsa presenza e partecipazione dei giovani nella vita delle comunità cristiane.
- La famiglia come ambito prioritario di evangelizzazione.
- Gli abusi sessuali di potere e di coscienza.
- I ministeri laicali da istituire e potenziare.
- Il dialogo con le altre confessioni cristiane e altre religioni.
Altri temi di interesse: la presenza della Chiesa nel mondo rurale; la religiosità popolare in un mondo secolarizzato; la pastorale degli anziani; l’attenzione ai carcerati, infermi o immigrati.
Va approfondita – nota la sintesi – la questione relativa al celibato opzionale nel caso dei presbiteri e l’ordinazione di uomini sposati.
In misura minore è sorto il tema dell’ordinazione delle donne. Si avanza una chiara petizione che, come Chiesa, si dialoghi su questi temi per conoscere meglio il magistero e offrire una proposta profetica nell’attuale società. E nulla più.
Già piovono le critiche perché non c’è ancora nella sintesi una chiara posizione, come hanno chiesto le Chiese del Paese Basco, la Catalogna, la Castilla.
L’accettazione della sinodalità per fare una Chiesa non autoreferenziale, ma aperta e vicina a tutti, è assodata.
«È qualcosa di nuovo che ci apre orizzonti fino ad ora poco esplorati… Stiamo ponendo le basi per un nuovo modo di lavorare e di essere Chiesa che ci anima e ci entusiasma».
Vengono elencate tre urgenze nella quinta parte della sintesi:
- crescere in sinodalità;
- promuovere la partecipazione dei laici;
- superare il clericalismo.
Seguono proposte a livello parrocchiale incentrate sulla promozione di una nuova forma di essere nel territorio; proposte a livello diocesano per lo sviluppo dei ministeri dei laici; a livello della Chiesa universale: riscoprire la vocazione battesimale di appartenenza al popolo di Dio e di annuncio profetico; presenza della Chiesa come voce profetica.
La conclusione: «La Chiesa pellegrina in Spagna è riconoscente a papa Francesco per dare impulso a questo processo sinodale. Nonostante le sue difficoltà, ha aperto cammini di speranza».