A 40 anni dall’uscita, la riproposta del contenuto di un ciclo di conferenze tenuta da Beauchamp nel 1973 nella chiesa parigina di Saint-Ignace. Dove rispondeva alle domande sulle Scritture: che libri sono? Parola di Dio o dell’uomo? Un unico libro o una collezione? Di un solo popolo o di tutti?
La Stampa - Tuttolibri - 24 settembre 2022
di Enzo Bianchi
“La sensazione che prende ciascuno di noi quando si avvicina alla Bibbia, è che tutto vi sia contenuto; la sensazione di aver a che fare con una verità così completa da contenere anche ciò che la contraddice; o in termini forse più biblici, di una cosa così fatta, così salvata da reggere ogni urto”. Se è vero quanto scrive Massimo Cacciari, quel libro-mondo che è la Bibbia, quel libro di libri che ha insegnato all’Occidente la leggibilità del mondo stesso, prende forma in una data lettura ed ermeneutica. Il problema, potremmo dire, si sposta dal libro ai suoi lettori e interpreti. Non è certo difficile vedere come le modalità di lettura della Bibbia siano mutate nei secoli, nei diversi tempi e nei diversi luoghi in dipendenza da differenti istanze culturali emergenti.
Ma il problema di fondo non è tanto scoprire e conoscere la Bibbia, quando entrarvi e per questo è necessario possedere alcune chiavi di lettura. Questo è ciò che fa con assoluta maestria Paul Beauchamp in Parlare delle Scritture, edito da Vita e Pensiero, impreziosita dalla prefazione di Roberto Vignolo, il biblista italiano che meglio conosce l’opera del collega francese.
Ad un tempo esegeta, ermeneuta e teologo biblico, il gesuita Paul Beauchamp (1924-2001) è stato uno dei più acuti studiosi della Bibbia. Il suo opus magnum, L’uno e l’altro Testamento, rappresenta a tutt’oggi un capolavoro di ermeneutica biblica, tanto arduo nella lettura quanto affascinante nel contenuto. Parlare delle Scritture è invece un libro agile e di gustosa lettura che raccoglie un ciclo di conferenze tenute dall’Autore nel 1978 nella chiesa parigina di Sant-Ignace. Un testo che è una vera e propria iniziazione alle premesse fondamentali per leggere la Bibbia secondo la tradizione. “Leggere la Bibbia, sì, ma con quale spirito?” è dichiaratamente per Beauchamp l’unica domanda alla quale le pagine del testo intendono rispondere. Questo libro non mira a spiegare la Scrittura ma a spiegarsi sulla Bibbia, non scoprirla ma entrarvi, con l’intento dichiarato di aiutare i lettori che molto più di quello che si pensa avvertono anche oggi una sorta di smarrimento e frustrazione (anche tra i credenti) perché non sono sufficientemente iniziati e preparati.
Che libro è la Bibbia? è parola di Dio o parola dell’uomo? È un unico libro o una collezione di libri? È il libro di un solo popolo o destinato a tutti gli uomini? Con una non comune capacità pedagogica Beauchamp risponde a queste domande guidando il lettore a comprendere l’importanza della congiunzione “e”, il più minuscolo monosillabo della lingua italiana in grado legare ciò che a prima vista pare opposto e inconciliabile. Commentando il documento innovatore che il Concilio Vaticano II dedica alla Parola di Dio, l’esegeta francese mostra come la Bibbia è parola di Dio e parola dell’uomo, è libro di Dio e libro dell’uomo. Meglio ancora, è il libro della parola di Dio nella parola dell’uomo. Sì, “nelle Scritture non è possibile distinguere ciò che è di Dio e ciò che è dell’uomo: questa affermazione può sembrare eccessiva, ma taglia la strada a un processo indefiniti di cavillosità, e soprattutto libera e concentra la nostra attenzione su quella e di cui parlavo: Dio e l’uomo”.
La Bibbia poi è un libro molteplice ma al tempo stesso anche un unico libro: “Una sola verità, ma molti aspetti e anche, in un certo grado, contraddizioni”. In fine, la Bibbia è certamente il libro di un popolo, Israele, il libro delle Chiese cristiane e ciò nonostante è anche un massaggio universale, è il libro dell’intera umanità. Un’universalità iscritta nel messaggio biblico fin dai primi capitoli del Libro della Genesi, per dire che “Israele ha bisogno delle nazioni come l’uomo ha bisogno della donna”.
Beauchamp non esita ad affrontare i nodi più duri, contradditori e scandalosi di quel vero mare magnum che è la Bibbia, un testo che ha il merito di non nascondere nulla delle contraddizioni umane ma anche nulla del fatica di Dio di trasformarlo. Se è necessario che nulla dell’uomo sia nascosto allora “la Scrittura è il Dio inatteso; la lettura mette alla prova proprio come la vita mette la fede alla prova”.