La Repubblica - 10 Ottobre 2022
di Enzo Bianchi
Se “apocalisse” significa “alzare il velo”, noi siamo veramente di fronte a un’apocalisse in questa guerra che è iniziata tra Russia e Ucraina, ma che si è poi rivelata una guerra che alla Russia oppone la nato, l’occidente, e anche il nostro paese, che, come membro di questa alleanza capitanata dagli Stati Uniti, ha inviato e continua a inviare armi.
Proprio grazie alle nostre armi sofisticate e “intelligenti” la Russia non ha per ora conseguito nessuno degli obbiettivi dichiarati dal Cremlino all’inizio dell’“operazione speciale”; tuttavia, si è annessa quattro regioni nelle quali la presenza di russi era massiccia o di significativa minoranza. Ma ciò che appare come il vero risultato di otto mesi di guerra è l’inutile strage di civili innocenti, soprattutto ucraini, è la devastazione e la desolazione di quelle terre, la fuga o la deportazione di molti abitanti e la barbarie dei massacri perpetrati.
Ora sembra affacciarsi all’orizzonte l’ipotesi di una trattativa: Putin si è detto disposto, perché secondo il suo proclama avrebbe conseguito lo scopo dell’“operazione militare”, ma il governo ucraino non sembra disponibile perché spera di ottenere sul campo di battaglia il ristabilimento dei legittimi confini.
Le scandalose parole di papa Francesco, che più volte hanno denunciato l’apocalisse che accompagna questa guerra – una guerra ingiusta, come tutte le guerre – non sono state accolte dai protagonisti della guerra, ma così siamo giunti a un’ora terribile: quella in cui si è tentati di fare ricorso alle armi nucleari. Di fronte a questa catastrofe incombente il papa ha rivolto ancora un appello, questa volta direttamente a Putin e a Zelensky. Ha chiesto a Putin di fermare il conflitto, una tregua, e ha chiesto al presidente dell’Ucraina di “essere aperto a proposte di pace serie”. È anche stato concreto in questo appello: nella trattativa per la pace occorrerà garantire i diritti della minoranza russofona, tener conto dei legittimi interessi di sicurezza della Russia e quindi non armare le frontiere, e questo nel rispetto dell’integrità territoriale di ogni nazione.
Risulta però chiaro a tutti che queste ipotesi del papa di trattativa per la pace devono essere accettate anche dall’occidente e innanzitutto dagli USA, e quindi occorrerà rinunciare a ogni scenario di umiliazione e destabilizzazione della Russia. L’unica via di uscita da questa terribile congiuntura è il dialogo e la trattativa per la pace. I recenti premi Nobel per la pace mostrano che è una strada sempre percorribile. Altrimenti diventa possibile la distruzione, l’annientamento di intere regioni con l’uso delle armi nucleari. Non illudiamoci: la storia del XX secolo ci ricorda che queste armi sono già state impiegate contro una popolazione inerme, e impiegate da una nazione democratica. Le bombe tattiche che oggi possono colpire in modo più circoscritto e “intelligente” punti nevralgici decisivi senza distruggere intere città non sono che il primo gradino di un’escalation incontrollata. Ma se si inizia un conflitto del genere allora è la terza guerra mondiale!
Intanto questa guerra la si vive anche qui in Italia in schieramenti che con violenza e intolleranza si accusano a vicenda: filo-putiniani gli uni, sostenitori degli USA gli altri… La guerra è veramente un virus il cui contagio dilaga facilmente anche tra quelli che non vi prendono parte direttamente. Anche solo porre interrogativi appare come essere schierati. Chi è contro la guerra, ogni guerra, perché glielo impone la sua fede cristiana, compresa oggi alla luce del messaggio di Gesù di Nazareth, viene disprezzato e additato come traditore dei valori dell’occidente.
Questa guerra nata come conflitto territoriale si è poi trasformata in guerra tra valori, tra etiche diverse. Anche questo è triste, tristissimo, ed è un conflitto accompagnato da profonda ipocrisia!