Il Blog di Enzo Bianchi

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​Fondatore della comunità di Bose

Salire (e scendere) scale tra il cielo e la terra: questa è la meditazione

08/10/2022 00:00

ENZO BIANCHI

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Salire (e scendere) scale tra il cielo e la terra: questa è la meditazione

La Stampa

Un itinerario attraverso le voci dei più grandi sapienti nei testi di cristiani, ebrei, musulmani e buddhisti

La Stampa - Tuttolibri - 08 Ottobre 2022

 

di Enzo Bianchi

“Non è grande uomo chi sa molto, ma chi ha molto meditato”, scriveva Luigi Settembrini (Scritti inediti, 1909), a ricordare, se ancora fosse necessario, che la meditazione è un’arte che appartiene non solo a ogni esperienza religiosa ma all’essere umano in quanto tale. Si medita il testo sacro, ma si medita anche sul senso del vivere e del morire, si medita a partire dagli eventi che accadono, ma anche dalla natura e da ogni essere. 

 

Per la Bibbia «meditare» (in ebraico hagah) significa «mormorare», «sussurrare», «pronunciare a mezza voce», e si applica alla Torah, cioè alla rivelazione scritta della volontà di Dio. La meditazione biblica si propone infatti come fine la conoscenza della volontà di Dio, per poterla praticare, vivere, obbedire. Il latino meditari rinvia etimologicamente all’idea di esercizio, di ripetizione che conduce alla memorizzazione, all’assimilazione di una Parola che non deve semplicemente essere capita, ma vissuta, incarnata. Non a caso la terminologia biblica e poi della letteratura cristiana parla di manducazione della Parola, di masticare e ruminare le Scritture. E se l’uso linguistico è arrivato a riservare exercere alle attività fisiche e meditari a quelle dello spirito, è però vero che la meditazione era intesa come applicazione di tutto l’essere personale: «Per gli antichi meditare è leggere un testo e impararlo a memoria nel senso più forte di questo atto, cioè con tutto il proprio essere: con il corpo poiché la bocca lo pronuncia, con la memoria che lo fissa, con l’intelligenza che ne comprende il senso, con la volontà che desidera metterlo in pratica» (Jean Leclercq).

 

Se questa è il precipuo senso cristiano del meditare, il grande merito di Guidalberto Bormolini in L’arte della meditazione, edito da Ponte della grazie, è quello di dilatare il senso del meditare verso orizzonti vasti, a significati nuovi e inattesi, ad esperienze interiori di grande ricchezza. La meditazione è qui definita come scoperta del “santo desiderio” di cui il ricercatore è animato,  come rivelazione dell’amore di Dio, come manifestazione del valore sacro della natura, come promessa di una vita che può essere più felice.

 

“Vorrei soprattutto – scrive Bormolini – che alla fine del percorso possiate penetrare il mistero della meditazione. Anche se dopo la lettura resterà comunque misteriosa, l’averla incontrata attraverso queste pagine la renderà un mistero più familiare, ma soprattutto capace di dare un senso a una vita che sempre più per le moltitudini sta diventando priva di senso, priva di passione priva della possibilità di vivere un amore assoluto”. Sì, la meditazione è la scala tra il cielo e la terra, che con il nostro corpo, la psiche e lo spirito percorriamo in un senso e nell’altro.

 

La grande maestria dell’autore è quella di guidare il lettore in un affascinante quanto rigoroso itinerario attraverso le voci dei più grandi sapienti che la storia dell’umanità ha conosciuto ai quali non esita ad accostare con misura e pudore anche la testimonianza di esperienze personali. Tutto questo si interseca con i cammini spirituali del cristianesimo, dell’ebraismo, dell’islam e del buddhismo.

 

Recensendo questo libro non posso non augurarmi che esso possa far finalmente conoscere al grande pubblico un autore spirituale che merita di essere conosciuto per la sua intelligenza ed esperienza spirituale unificata ad un’umanità ricca e profonda. Guidalberto Bormolini ha lavorato come falegname, carpentieri e liutaio. Iniziato fin da giovane alla meditazione entra nella Comunità dei Ricostruttori nella Preghiera per vivere gli ideali monastici. Presbitero specializzato in antropologia teologica è professore al Master End of Life dell’Università di Padova. Amico spirituale di Franco Battiato, ha condiviso con lui il sogno di portare sulla terra armonie celesti. Da qualche anno lavora alla ricostruzione del borgo “Tutto è vita”, un villaggio abbandonato che Bormolini e la sua équipe stanno trasformando in un luogo di cura integrale con anche un hospice multiconfessionale dove attraverso il respiro, il silenzio e la meditazione ci si possa preparare alla trasformazione della morte in vita.

 

Se per Guigo II il Certosino “la meditazione è la ricerca attenta, con l’aiuto della ragione, di una verità nascosta”, nel cammino di umanizzazione che è la necessitas dell’uomo contemporaneo, la meditazione è l’arte contro la fugga da sé stessi e l’evasione dalla realtà.