Il Blog di Enzo Bianchi

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​Fondatore della comunità di Bose

Oltre la violenza il razzismo su vittime senza nome

24/11/2022 00:00

Dacia Maraini

Testi di Amici 2022,

Oltre la violenza il razzismo su vittime senza nome

di Dacia Maraini

di Dacia Maraini

Sono su un treno che corre nella sera. Fuori è buio ma è come se vedessi contro il finestrino nero delle parole che saltano e mi parlano anche se in maniera confusa e disordinata. Le cinesi, le prostitute, le due donne di strada, le immigrate. Che povertà linguistica! Come se non avessero dei nomi anche falsi queste donne uccise, come se non fossero persone che vivono dolorosamente la propria vita. In sordina si può rintracciare un pensiero nascosto: ma vendevano il proprio corpo, cosa potevano aspettarsi?

 

L’antica formula mentale che esprime così puntualmente un razzismo nascosto e tenace salta fuori fugace: Se la sono andate a cercare! La morte per una povera donna che si vende per mantenere dei figli, come ha spiegato a voce una amica della morta, è da mettere nel conto, «cosa c’è da aspettarsi da una che riceve tanti uomini al giorno». Questo il destino delle parole che spesso dicono senza dire, cariche di pregiudizi e luoghi comuni.

 

Io vorrei sapere di più sulla vita di queste donne uccise così brutalmente. Invece ora sappiamo tutto sull’assassino ma niente sulle vittime. Vorrei che si riflettesse sulla prostituzione: come è possibile che in tempi di libertà sessuale, ancora tanti uomini sentano il bisogno di comprare qualcosa che non si dovrebbe mai comprare: il piacere, la tenerezza, l’abbraccio fra due corpi ?

 

L’americana Kate Millet ha scritto anni fa un libro per spiegare che il desiderio sessuale non c’entra niente con il sesso comprato, che si tratta di un atto di potere che offre l’illusione dell’onnipotenza. Io ti compro e quindi sei mia, anche se solo per un quarto d’ora, ma in quel quarto d’ora sono simbolicamente il tuo padrone, sono il proprietario di un corpo che prendo e poi lascio a mio piacimento, senza dovermi sentire implicato dal punto di vista psicologico. È la reificazione perfetta. Ed è triste che per sentirsi potente un uomo debba trasformare in merce una persona, manipolarla brevemente e poi andarsene senza dovere esprimere niente, né simpatia, né pietà, né allegria, né partecipazione. Una illusione di libertà erotica che può essere alimentato solo dall’artificio costante della pubblicità del mercato.

 

Ma cosa spinge un uomo a portare il suo senso di onnipotenza al punto da cancellare quella vita, da infierire su quel corpo che gli ha dato un piacere meccanico e privo di gioia? L’entusiasmo per l’onnipotenza del momento ha avuto bisogno di una conferma nella durata? O è una punizione che, sempre nell’euforia della onnipotenza, porta a compiere il proprio dovere di divinità del male fino al fondo, fino alla feccia dell’abiezione?

 

Quando Balzac scriveva delle case del piacere, raccontava di un gioco sociale che si ritrovava anche nella ribellione contro il conformismo moralistico della borghesia di allora. Oggi sembra che il gioco si sia trasformato in qualcosa di perverso e lugubre. La cultura del mercato segna perfino i rapporti fra i sessi in cui non entra il denaro, figuriamoci quelli in cui l’acquisto diventa un rituale del piacere.

 

I moralisti hanno sempre sostenuto che c’è un godimento nel vendersi, una avidità di denaro che si accompagna a un delirio erotico. Ma io credo che non sia vero. Anestetizzare il proprio sesso per accettare l’invasione di sessi altrui non porta nessun piacere. Che poi si creino a volte dei meccanismi di amore e dipendenza non toglie niente alla umiliante e rischiosa pratica femminile della vendita di sé, sia quando è volontaria, sia quando è forzata, come nel caso delle povere ragazze immigrate ridotte semplicemente in schiavitù.

 

La violenza contro le donne è in crescita ovunque. Con i venti di guerra aumenta lo spirito di battaglia e le nuove pretese di indipendenza e autonomia delle donne suscitano voglie di vendetta.