Il Blog di Enzo Bianchi

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​Fondatore della comunità di Bose

Il Papa cerca di salvare la Chiesa dal destino che toccò all’Urss

03/12/2022 00:00

ENZO BIANCHI

Quotidiani 2022,

Il Papa cerca di salvare la Chiesa dal destino che toccò all’Urss

La Stampa

Il cristianesimo esce indebolito dal confronto con la modernità: la crisi dell’istituzione e il “nocciolo incandescente” del Vangelo

La Stampa - Tuttolibri - 03 Dicembre 2022

 

di Enzo Bianchi

La crisi che il cristianesimo attraversa in Occidente sta assumendo i tratti di un fenomeno epocale. Alain Finkielkraut la ritiene la crisi più rilevante dalla sua nascita. Eppure, ciò che sta avvenendo sotto gli occhi di tutti sembra passare del tutto inosservato nel dibattito culturale italiano, senza destare particolare interesse tra gli intellettuali. Forse l’Italia è troppo superficialmente cattolica per accorgersi dell’inesorabile declino del cattolicesimo italiano e troppo poco cristiana per avere a cuore le sorti del cristianesimo.

 

Giancarlo Gaeta fa eccezione. Acuto e raffinato studioso del cristianesimo ha raccolto una trentina di suoi testi – studi, conferenze, recensioni redatti dal 1987 al 2021 – in un volume dal titolo In attesa del Regno, Il cristianesimo alla svolta dei tempi, edito da Quodlibet. Già docente di Storia del cristianesimo antico presso l’Università di Firenze, grande conoscitore del Nuovo Testamento e studioso di Simone Weil, in poco meno di trecento pagine ha la capacità di riconoscere il nocciolo incandescente del messaggio evangelico e distinguerlo nettamente da ciò che per duemila anni sono state “supporto e forma” istituzionali e che ora, nella svolta del millennio, sono ridotte in frantumi nel confronto con la modernità.

 

Gaeta tratteggia in modo particolarmente efficace sei figure del Novecento – Ernesto Bonaiuti, Giuseppe Dossetti, Michel de Certeau, Ivan Illich, Luciano Martini, Paolo Dall’Oglio – che in contesti storici e stili personali diversi hanno colto e annunciato la crisi verso la quale il cristianesimo si muoveva ma che per le prospettive che proponevano esperimentarono una drammatica incomunicabilità da parte dell’istituzione ecclesiale fino a conoscere la marginalizzazione. Buonaiuti cercò di liberare il cattolicesimo da uno stato di minorità culturale promuovendo una scienza storico-religiosa perché “si accedesse ad una comprensione della parola rivelata all’altezza dei tempi”, ma finì triturato nella morsa di poteri irriformabili. Tenendo ben distinte la “catastroficità della situazione civile” dalla “criticità del mondo ecclesiale” Dossetti, ispirandosi al cristianesimo dei Padri,  tentò in vano di operare per “un movimento che sarebbe dovuto nascere all’interno della Chiesa e che avrebbe dovuto incidere sulla vita della città  esclusivamente in forza della santità dei suoi membri”. Altra via quella proposta dal geniale gesuita francese Michel de Certeau che non ritiene più possibile un movimento di rinnovamento radicale della Chiesa in quanto sempre meno utilizzata come luogo proprio del vivere dei credenti. “In effetti – commenta Gaeta – si assottiglia sempre più lo stacco tra credenti e non credenti: nei primi viene meno il riferimento necessario all’istituzione, i secondi tendono ad appropriarsi di valori e linguaggio del cristianesimo”. 

 

Intense sono le pagine che Giancarlo Gaeta dedica agli ultimi papi. Emblematico è il concerto rock di Bob Dylan in occasione del Congresso eucaristico nazionale a Bologna del settembre 1997 seguito all’intervento di Giovanni Paolo II, metafora di un papato che ha incongruamente cercato di unire alla predicazione del messaggio cristiano a eventi di grande visibilità e richiamo:  Wojtyla “non sembra rendersi conto fino in fondo della stato di ambiguità in cui la sua predicazione è caduta nel momento stesso in cui ha cercato di supplire alla perdita del ruolo sociale della Chiesa con una esposizione indifferenziata del messaggio cristiano”.

 

Nell’attuale situazione della Chiesa, per Gaeta papa Francesco “fa quello che ritiene suo dovere per ritardare il crollo tamponando il tamponabile, ma mi sembra che in cima ai suoi pensieri ci sia piuttosto il tentativo di un nuovo inizio, con l’urgenza di chi sa che poco è il tempo che resta all’istituzione bimillenaria”. Questa operazione porta Gaeta a formulare un paragone che di certo farà discutere: “Un’operazione tanto difficile quanto drammatica, che ricorda, enormemente moltiplicata, quella tentata e fallita da Gorbacëv nei riguardi dell’unione sovietica”.

 

Il pensiero di Giancarlo Gaeta è inaggirabile per chi vuole capire come siamo giunti al transito storico del cristianesimo.