Il Blog di Enzo Bianchi

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Il vangelo di Matteo continua a far discutere

16/02/2023 00:00

ENZO BIANCHI

Conferenze 2023,

Il vangelo di Matteo continua a far discutere

ENZO BIANCHI

Per un grande studioso degli scritti di Qumran sarebbe espressione di una precisa setta ebraica

La Stampa - Tuttolibri - 07 Gennaio 2023

 

di Enzo Bianchi

Mentre Gesù è issato sulla croce un raggio di sole lo illumina, a pochi passi davanti a lui la madre in ginocchio si dispera mentre dietro a lei gruppi di curiosi si avvicinano al Golgota per godersi lo spettacolo. Una voce fuori campo declama: “Voi udrete con le orecchie ma non intenderete, e vedrete con gli occhi ma non comprenderete, poiché il cuore di questo popolo si è fatto insensibile e hanno indurito le orecchie e hanno chiuso gli occhi per non vedere con gli occhi e per non sentire con le orecchie”. Questa è l’unica licenza poetica che Pasolini si permette nell’arco di tutto il film Il Vangelo secondo Matteo. Infatti, quella frase, nel primo Vangelo, viene pronunciata da Gesù molto prima della crocifissione. Un ebreo marginale si rivolge ad altri ebrei con le parole di una profezia che parla di degenerazione e cecità, di crudeltà e incomprensione, di odio, di rifiuto e della volontà di non sapere. 

 

È questa precisa e perlopiù incompresa scelta di Pasolini che mi è stata costantemente innanzi durante la lettura del volume del rinomato studioso degli scritti di Qumran e della letteratura neotestamentaria John Kampen: Matteo, Il vangelo e la sua comunità nel mondo del primo secolo, Paideia Editrice. In realtà, l’originale porta come sottotitolo Matthew within Sectarian Judaism, che sintetizza perfettamente la tesi scientifica dell’autore. Con tutta probabilità il riferimento esplicito ad una setta all’interno dell’ebraismo riferito al primo Vangelo canonico si è temuto potesse confondere il pubblico italiano.

 

Oggi più nessun esegeta sostiene che l’apostolo Matteo sia l’autore del primo Vangelo canonico, così come ha sempre meno sostenitori l’ipotesi di un Vangelo ebraico o aramaico di cui Matteo sarebbe la traduzione greca. La più parte degli esegeti ritiene che l’autore di Matteo sia un cristiano di origine ebraica che scrive direttamente in greco e si rivolge a una comunità a maggioranza giudeo-cristiana residente in Siria, ma originaria probabilmente della Palestina o di Gerusalemme, da dove e emigrata dopo la distruzione del tempio nel 70.

 

Quello che è stato per lungo tempo ed è tuttora comunemente ritenuto il “più ebraico” dei Vangeli è invece nella tesi di John Kampen il Vangelo di una precisa setta ebraica radicata nel movimento di Gesù che ebbe origine tra la generazione dei seguaci del Rabbi di Nazareth successiva a quella dei suoi diretti discepoli. Per Kampen – professore ordinario di esegesi biblica alla Methodist Theological School in Ohio – il racconto di Matteo ha la forma di una biografia di Gesù e il suo scopo è rafforzare gli aderenti a una setta ebraica probabilmente situata nella Siria meridionale, forse dove si sovrappone alla Galilea, verso la fine del I secolo d.C. Respingendo i tentativi precedenti di fare del Vangelo di Matteo un documento ebraico- cristiano (o cristiano-ebraico), l’autore insiste sul fatto che questo testo deve essere visto come rappresentante di una visione ebraica completa, anche se certamente in forma settaria, dal momento che “in questo scritto  non vi è la riprova chiara di un allontanamento dalla comunità giudaica, ma è anzi all’interno della comunità giudaica che un simile modo di vedere settario trova spiegazione”.

 

Lo stesso Kampen riconosce come il suo studio sia influenzato dalle sue ricerche sui rotoli del Mar Morto e precisa che questi rotoli mettono a disposizione dei ricercatori odierni il miglior materiale di sempre utile allo studio di alcune sette giudaiche del primo secolo e questo “rende possibile leggere Matteo come creazione letteraria di una setta giudaica in modi significativamente nuovi”.

 

Il testo più simbolico ed emblematico del Vangelo secondo Matteo, cosiddetto “discorso della montagna”, è per l’autore il miglior esempio di un testo giudaico settario contenuto nei quattro vangeli canonici. Se è certamente vero che alcune affermazioni di Gesù presenti in questo importante discorso radicalizzano le sentenze della Legge di Mosè, come quelle relative all'omicidio o all'adulterio, tuttavia nelle chiare e inequivocabili parole sul divorzio, Gesù revoca un permesso accordato da Mosè “per la durezza del vostro cuore”. Allo stesso modo, crea una distanza ancora maggiore con la legge mosaica in relazione all’uso dei giuramenti o al comando di eseguire la giustizia retributiva: Gesù rifiuta entrambe queste pratiche e al loro posto comanda un parlare chiaro e un impegno alla non violenza. Non si tratta dunque di una nuova legge, ma della presentazione di un nuovo sistema etico, di una nuova giustizia basata sull’autorità di Gesù, che si pone in diretto contrasto con gli insegnamenti degli antichi: “Avete udito che fu detto dagli antichi …  E io,  da parte mia vi dico”. Viene dunque spontaneo rispondere a Kampen che è difficile descrivere un cambiamento così radicale come un semplice dibattito settario sulla corretta interpretazione delle sentenze halakhiche relative alla tradizione normativa dell’ebraismo. Nel discorso della montagna ci si trova davanti ad una rottura fondamentale segnata dall’affermazione radicale su una nuova fonte di autorità incentrata sulla persona di Gesù.

 

Senza ombra di dubbio il Vangelo secondo Matteo attinge a piene mani dall’eredità ebraica della comunità cristiana fedele alle Scritture ebraiche e all’unica alleanza con il Dio d’Israele,  ma c’è anche una novità e una discontinuità notevoli, specie intorno alle affermazioni cristologiche fatte in relazione a Gesù. Questi elementi non sono così pienamente integrati in questo studio che resta tuttavia di grande interesse sia per la documentata analisi delle correnti di pensiero e dei movimenti presenti nella società giudaica del I secolo, sia per la visione nuova che Kampen offre dei temi tipici e dei passaggi più significativi del primo Vangelo. L’ininterrotta ricerca storica e scientifica sui testi del Nuovo Testamento rappresenta sempre un arricchimento e un guadagno per la conoscenza e anche il serio e documentato studio che John Kampen consacra a Matteo nel quadro del giudaismo delle sette è una integrazione necessaria al dibattito accademico sulla sviluppo del giudaismo nella tarda antichità e alle origini del cristianesimo.