Il Blog di Enzo Bianchi

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​Fondatore della comunità di Bose

Perché tra i frutti del Concilio Vaticano II le più incomprese sono le nuove chiese

04/02/2023 00:00

ENZO BIANCHI

Quotidiani 2023,

Perché tra i frutti del Concilio Vaticano II le più incomprese sono le nuove chiese

La Stampa

La Stampa - Tuttolibri - 04 Febbraio 2023

 

di Enzo Bianchi

“Dio, condonali: non sanno quello che costruiscono!” è una delle tante provocazioni con le quali da tempo si criticano le chiese costruite dopo il Concilio, accusate di essere perlopiù brutte, spoglie, inespressive e senz’anima. Si ricorre spesso a una frase di David Maria Turoldo: “Oggi le chiese sono come un garage dove Dio viene parcheggiato e i fedeli sono tutti allineati davanti a Lui”. Al di là dell’asprezza dei giudizi e di una ingenerosa generalizzazione, non si può non costatare una diffusa insoddisfazione nei confronti delle nuove chiese. Eppure, mai come dal Vaticano II a oggi la Chiesa cattolica si è impegnata con enorme impegno e grandi investimenti economici nella progettazione e costruzione di nuove chiese che fossero la realizzazione della riforma liturgica nei suoi presupposti architettonici e artistici. L’impegno della Chiesa si è rivelato in tutta la sua complessità diventando, al contempo, un’enorme opportunità di aggiornamento culturale, di apertura e di confronto con temi, istituzioni, categorie professionali come architetti, ingegneri, e con centri di ricerca come le università. A ciò si aggiunge la collaborazione con gli artisti e il mondo delle arti in genere, con l’intento di confrontarsi e misurarsi con le complesse tematiche dell’arte e dell’architettura contemporanea. Tutto alla luce del Vaticano II che ha apertamente dichiarato che la Chiesa non ha un proprio stile da proporre ma è aperta nei confronti delle culture di ogni tempo e di ogni area geografica.

 

L’ultima opera che Giancarlo Santi ha pubblicato pochi mesi prima di morire nel novembre scorso è la raccolta delle linee guida per la costruzione di nuove chiese pubblicate dagli episcopati nazionali di Europa, Africa, America, Asia, Oceania: Nuove chiese dopo il Vaticano II nei cinque continenti, edito da Vita e Pensiero. Giancarlo Santi ha rappresentato negli ultimi decenni in Italia la personalità più autorevole nell’ambito dell’architettura delle chiese e della custodia dei beni culturali ecclesiali. Presbitero di Milano, laureato in architettura e teologia, ha ricoperto incarichi di primo piano presso la Curia di Milano, la Pontificia Commissione per i beni culturali e la Conferenza Episcopale Italiana. È stato tra i fondatori dell’Associazione dei Musei Ecclesiastici Italiani di cui fu anche presidente. Ha insegnato all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano presso la cui casa editrice ha pubblicato con scadenza annuale numerosi e apprezzati saggi in materia.

 

In due volumi, per un totale di oltre mille pagine, Santi raccoglie e traduce quarantatre documenti ufficiali: il primo in assoluto del 1949 dei vescovi tedeschi che anticipa addirittura il Concilio, l’ultimo della Conferenza episcopale brasiliana del 2019 con il titolo “Orientamenti per l’adeguamento liturgico, il restauro e la conservazione delle chiese”. L’insieme del corpus – correlato da un’ampia documentazione iconografica a cura dal fratello Luigi Santi – permette di comprendere come è stata percepita la riforma liturgica promossa dal Concilio in materia di nuove chiese nelle diocesi dell’intero mondo. Introdotta da un saggio sull’insegnamento del Vaticano II su architettura, arte e liturgia e conclusa da un secondo ampio saggio, entrambi del nostro autore, che traccia storia, analisi, commenti considerazioni e prospettive dei documenti raccolti. Lo scopo della ricerca di Santi è quello di “richiamare l’attenzione e suscitare l’interesse per un mondo di straordinario valore in modo da promuovere ulteriori ricerche in varie direzioni e da vari punti di vista”. L’indubbio valore e il grande interesse dell’opera è di essere una vasta documentazione finalizzata alla formazione,  allo studio e alla ricerca scientifica. Con i loro documenti i vescovi si rivolgono ad interlocutori diversi impegnati a vario titolo nella costruzione di nuove chiese. I testi raccolti si presentano come linee guida per progettisti e più in generale come veri e propri strumenti di informazione, di formazione e in taluni casi di vera e propria catechesi.

 

Santi non esita a costatare una distanza tra i principi generali e gli orientamenti teologici espressi nei documenti episcopali e la concreta realizzazione delle nuove chiese, e per questo osserva che “l’impressione generale è che si tratti di documenti di alto livello che avrebbero avuto bisogno di ulteriori mediazioni per scendere a un livello più divulgativo, in grado di raggiungere i destinatari ultimi, i parroci, i progettisti, gli artisti e le comunità parrocchiali”. 

 

Sulla base della lunga esperienza maturata sul campo e con la lucidità e onestà intellettuale che lo ha sempre caratterizzato (e che gli ha anche procurato alcune resistenze) Santi pone interrogativi urgenti circa l’effettiva capacità della Chiesa di affrontare le grandi questioni ancora aperte relative all’architettura, all’arte per la liturgia e alla conservazione del patrimonio culturale ecclesiastico, osservando che “su questo punto sembra evidente che il personale ecclesiastico non possiede le competenze necessarie che invece sono presenti nel mondo dei professionisti, negli istituti di ricerca e nel mondo universitario”. Per l’autore si fa sempre più urgente e necessaria a una più stretta collaborazione tra le Conferenze episcopali e il mondo professionale e universitario.

 

Al temine della lettura complessiva e dell’analisi dei documenti, Santi invita a fermarsi, aprire un tempo di riflessione, di verifica di quanto si è fatto e provare a stendere un bilancio. Nell’Europa occidentale è finto il tempo per costruire chiese nuove, e da qualche anno gli episcopati sono costretti a confrontarsi piuttosto sulla questione del destino delle chiese non più in uso. Nel tempo delle chiese che si svuotano e si chiudono, e la conservazione delle chiese è diventato un problema, l’invito a fermarsi a pensare su quanto si è realizzato dal Concilio ad oggi è la consegna che Giancarlo Santi lascia in eredità. Se è finito il tempo della costruzione non è mai finito il tempo della formazione, dello studio, dell’analisi storica e della ricerca scientifica.