Pubblicato su: JESUS - Giugno 2014 - Rubrica La bisaccia del mendicante 4
di ENZO BIANCHI
Chi guarda alla vita della chiesa trova sovente scandalo quando vengono denunciati gravi immoralità soprattutto in materia sessuale o in quella economica e finanziaria. Ed è vero che simili comportamenti da parte di uomini di chiesa contraddicono gravemente il Vangelo e la dignità umana rendono possibile quanto denunciava il profeta: “il Nome di Dio è bestemmiato tra le genti!” (Rm 2,24; cf. Ez 36,20-22).
Ma chi conosce la vita della chiesa dall’interno discerne anche un altro peccato, molto più esteso, molto più quotidiano anche se meno appariscente: il peccato della mormorazione. Papa Francesco più volte ha denunciato questo peccato e, tra le tante, bastino queste sue parole rivolte alla Curia il 21 dicembre scorso: “Alle chiacchiere occorre contrapporre l’obiezione di coscienza Noi giustamente insistiamo molto sul valore dell’obiezione di coscienza, ma forse dobbiamo esercitarla anche per difenderci da una legge non scritta dei nostri ambienti che purtroppo è quella delle chiacchiere. Allora facciamo tutti obiezione di coscienza ...
Le chiacchiere danneggiano la qualità delle persone, del lavoro e dell’ambiente”. Il papa denuncia questo vizio antico, molto esteso, assai praticato nel quotidiano in ambienti ecclesiali, curie, comunità religiose. Un vizio che la Bibbia accosta all’uccisione del fratello e che quindi richiede di essere contrastato dall’obiezione di coscienza: non si ricevano mormorazioni e chiacchiere, non le si accolga né le si ascolti, si opponga loro un fermo rifiuto anche al semplice prestarvi orecchio. Soprattutto non le si divulghi, affinché la scintilla non diventi un incendio.
C’è un salmo che è la preghiera della guida del popolo di Dio, un proponimento nato significativamente dall’osservazione di una corte, di una “curia”. L’orante dice al Signore: “Odio il comportamento del traditore senza esserne sedotto, stia lontano da me il cuore tortuoso, non voglio conoscere il perverso... Chi denigra in segreto il suo prossimo lo riduco al silenzio; l’occhio sprezzante e il cuore orgoglioso non li voglio tollerare” (Sal 101,3-5). Un bel programma per un papa, un vescovo, un abate, una superiora : per chiunque presieda una comunità!
Eppure quanta mormorazione nella chiesa, quanti discorsi ostili che esprimono riprovazione e malumore ma non sono fatti ad alta voce, bensì di nascosto, con sussurri e allusioni. Così si danno giudizi malevoli e non frutto di discernimento, si enfatizzano fatti avvenuti, li si manipola sottraendosi al confronto con chi avrebbe il diritto di spiegare gli eventi e di difendersi. Con le chiacchiere e la mormorazione si fa opposizione sorda all’autorità, oppure, in base ai propri interessi, si colpisce qualcuno presentandolo come in grado di nuocere alla chiesa.
Negli ultimi decenni, nelle nostre chiese, soprattutto in Italia, ci si è nutriti di chiacchiere, menzogne e calunnie, fino a non sapere più di chi ci si potesse fidare. Quanti volti sorridenti e cortesi nel momento dell’incontro personali che però mascherano la calunnia, l’accusa di infedeltà alla chiesa, l’imputazione di rasentare le soglie dell’eresia...
Un giorno forse verrà scritta la storia di tanti divieti a prendere la parola in convegni ecclesiali, di silenzi imposti a tanti cristiani che non contestavano ma avevano il solo torto di ricordare le esigenze del Vangelo: per farli tacere bastava una parola calunniosa, un sospetto adombrato sulla loro ortodossia, la mancata obiezione di coscienza al dilagare delle chiacchiere...
Oggi ci rendiamo conto di come sia papa Francesco stesso a essere oggetto di chiacchiere, mormorazioni e opposizioni sorde: le conosce bene chi ogni volta che sente parlare del papa sa anche pesare e mettere a fuoco la gravità di parole così offensive rispetto al Vangelo... Male clericale, male della vita religiosa. Aveva ragione e non esagerava l’apostolo Giacomo quando nella sua Lettera scriveva: “Chi sa tenere a freno la lingua è un uomo giusto” (Gc 3,2), un cristiano adulto e maturo.