Il Blog di Enzo Bianchi

Il Blog di Enzo Bianchi 

​Fondatore della comunità di Bose

Come Mosè in cammino su una promessa

01/03/2014 00:00

ENZO BIANCHI

Riviste 2014,

Come Mosè in cammino su una promessa

Jesus

Pubblicato su: JESUS - Marzo 2014 - Rubrica La bisaccia del mendicante 1


di ENZO BIANCHI

Viandante è colui che va sulla via, su percorsi già tracciati, sui quali altri camminano e altri possono essere incontrati. Non sempre ha davanti a sé una meta precisa come il pellegrino, ma in questo suo andare è piuttosto un “mendicante”: di incontri, di sguardi, di senso, di verità. Desidera camminare su una via che attraversa la realtà della terra nella quotidianità del tempo: tempo e spazio sono infatti le dimensioni che segnano ogni esperienza umana e strutturano il nostro percorso nel cammino della vita, e il viandante dovrebbe saperli vivere pienamente. Da autentico mendicante non ha bagagli, ma si sa equipaggiato semplicemente di una bisaccia, in cui mette poche cose essenziali: un po’ di cibo, dell’acqua per dissetarsi, tutt’al più qualcosa per coprirsi dalla pioggia e dal freddo, anche di notte... e un libro, magari la bibbia, come il pellegrino russo.

 

L’invito al lettore di questa rubrica è di condividere con me la via e anche ciò che porto nella mia bisaccia: a volte pane profumato, a volte pane duro; a volte acqua fresca da assaporare, a volte acqua che ha perso la sua freschezza ma sa ancora dissetare… Così il nostro cammino diventa occasione di comunione, di incontro, di conoscenza, e dà la possibilità dell’avventura, dell’ospitalità cordiale, dell’amicizia.

 

Dalla mia bisaccia oggi estraggo un pensiero per me inquietante, che da sempre accompagna la mia vita di monaco e di cristiano. Perché il cristianesimo è così impossibile da vivere, così inefficace nel plasmare la storia degli uomini? Perché il Regno che Gesù annunciava come imminente non ha portato nessuna novità, se non – come diceva Ireneo di Lione – “l’unica novità che è Gesù Cristo”? Ho sempre vissuto una forte contraddizione nella mia vita interiore: credere in Gesù Cristo come Signore, come colui che salva le nostre vite, colui che amiamo al di sopra di tutti e di tutto, e nello stesso tempo vivere come se queste verità fossero tutte nell’attesa, nella speranza, senza mai poterle vedere attuate nelle nostre vite quotidiane. Perché noi continuiamo a fare il male che non vorremmo e a non fare il bene che vorremmo (cf. Rm 7,18-19), continuiamo a morire nella sofferenza e viviamo amori che ci fanno soffrire?

 

Ho sempre diffidato dei profeti del “già”, che si sentono già salvati, già risorti, e per i quali non c’è più attesa. Solo un accecamento può portare un cristiano a non attendere più la venuta nella gloria di Gesù Cristo, a non attendere quel Giorno in cui si manifesterà finalmente la potenza di Dio: allora il bambino che è morto avrà una vita piena, chi è stato menomato nelle sue facoltà vivrà ricevendo tutto quello che gli è mancato, chi ha conosciuto solo sofferenza troverà la beatitudine, chi è stato oppresso e anonimo, non riconosciuto, nella libertà risplenderà come una persona.

 

Perché, Signore, noi che crediamo fermamente in te, in ogni tua parola, perché quando accogliamo una tua promessa, invece di vederla realizzata verifichiamo una dilazione, un rinnovamento della promessa stessa, ma mai una sua piena realizzazione? È stato così per Abramo che, fedele alla tua promessa, è partito per una terra che non conosceva, ma quella terra tu l’hai data solo alla sua discendenza, non a lui. È stato così per Mosè, che ha vissuto e lottato per entrare nella terra promessa ed è morto senza entrarvi. È stato così per il Battista, precursore del Messia, che non ha visto realizzata la parola che tu volevi predicasse. Perché a ogni confessione di fede in te, a ogni lode, a ogni eucaristia, dobbiamo gridare: “Vieni, Signore Gesù!”?

 

In me il “non ancora” pesa, e quando incrocio gli occhi di un morente, quando avvicino il mio volto a quello di un handicappato in carrozzella o di un ragazzo down, fremo, dicendo con tutte le mie viscere: “Perché non vieni subito? Vieni presto, Signore!”.