Pubblicato su: JESUS - Marzo 2013
di ENZO BIANCHI
Ricordate le parole del Signore: “Non sic in vobis!”, non come nel mondo sia tra di voi, ma conformemente all’esempio dato da Cristo, che da ricco si è fatto povero, da forte si è fatto debole, da Signore si è fatto servo
Quasi una lettera
Venerabili Padri, cardinali della Chiesa di Roma,
papa Benedetto XVI, in piena libertà e consapevolezza, mettendo la sua vita davanti a Dio, in obbedienza alle indicazioni dello Spirito santo, ha rinunciato a svolgere ancora il ministero petrino perché le sue forze hanno conosciuto, come in ogni anzianità, una diminuzione tale da fargli discernere la possibilità di ritirarsi, in modo tale che un altro possa svolgere con energie adeguate il servizio di comunione a tutta la chiesa.
Così Benedetto XVI ha permesso ancora una volta che la chiesa conoscesse il suo cuore: il cuore di un cristiano che ama la chiesa più della propria collocazione in essa, che sa distinguere fra la propria persona e il ministero che Gesù Cristo ha voluto nella sua chiesa, ministero essenziale per confermare i cristiani nella fede e compaginare la comunione. È stato significativo che il giorno delle Ceneri, nella liturgia penitenziale che apre il cammino quaresimale della conversione e del ripudio del male e delle tentazioni che ci assalgono, il papa abbia voluto la sua ultima liturgia pubblica per congedarsi dal popolo in mezzo al quale lo Spirito santo lo aveva costituito come successore di Pietro. Un invito dunque a tutta la chiesa e a voi cardinali ad entrare in questo cammino di conversione in cui davanti a Dio ci si deve interrogare ed esaminare innanzitutto sul rapporto con lui, sull’ascolto della sua parola, per discernere soprattutto se si crede che Cristo dimora in ciascuno dei suoi quale speranza della gloria (cf. Col 1,27).
Nella mia vita ho già seguito, in preghiera e con partecipazione viva, cinque conclavi, e ora vivrò allo stesso modo anche questo conclave quaresimale. Uno di voi, che mi è amico, mi ha detto: “Cosa ci diresti, mentre ci accingiamo a compiere con timore e tremore questa elezione papale?”. Con molta semplicità, con parresia, e a motivo della conoscenza di numerosi tra voi cardinali, oso non certo darvi consigli sulla vostra scelta ma, da semplice monaco, indirizzarvi queste richieste condivise da tanti fratelli e sorelle.
Chiederei innanzitutto di vivere questi eventi così inediti e inattesi con una coscienza che si vuole sempre sotto lo sguardo di Dio e in perenne invocazione dello Spirito santo. È già apparsa in qualcuno tra voi la tentazione di una “resa dei conti”, di palesare parole e situazioni rimaste finora celate, di poter colpire finalmente dei fratelli con giudizi negativi. Non solo: qua e là si imputano errori e crisi, che sempre accompagnano il servizio papale, a taluno o talaltro di voi.
A un’assemblea di discepoli di Gesù Cristo, di “apostoli” che si stringono attorno al Signore per esprimere la loro scelta del successore di Pietro, non si può andare con uno spirito di rivalsa e di divisione. Non si tratta di negare i problemi che stanno davanti e che attendono risposte dal nuovo papa, non si tratta di tacere le differenze di stile e di dottrina che vi contraddistinguono perché provenienti da culture e aree politiche differenti, da storie e chiese diverse, ma si richiede di non mormorare gli uni contro gli altri, di non accusare, di non lasciarsi trascinare in tattiche e strategie ispirate da interessi personali piuttosto che dai bisogni della chiesa di Dio.
A nessuno sfugge che l’affaticamento di Benedetto XVI, la sua diminutio fisica e dell’animo è avvenuta anche a causa di fatti critici, di eventi segnati dalla presenza del male che si sono succeduti continuamente in questi anni del suo pontificato. Benedetto XVI ha conosciuto in modo inatteso la logica della croce, lo scatenarsi di quelle potenze che si ribellano all’apparire del segno del Figlio dell’uomo, a un certo raffreddamento della carità proprio tra alcuni che dovevano essere suoi collaboratori fedeli e leali.
Eminenze, che siete innanzitutto vescovi della chiesa di Dio, successori degli apostoli, la chiesa prega per voi incessantemente in questi giorni, come quando Pietro non era in mezzo ad essa (cf. At 12,5), ma si trovava in una situazione di somiglianza al suo Signore Gesù Cristo. Impegnati in una continua epiclesi perché lo Spirito sia su di voi, iniziate ad ascoltarvi gli uni gli altri nella sincerità, nella parresia, nella pazienza. Ricercate la “discreta caritas”: siete tutti anziani, alla soglia della casa del giudizio di Dio, il vostro esodo pasquale non tarderà molto e le debolezze che ormai vi abitano possono ammaestrare ciascuno di voi sulla propria condizione di creatura che il Signore ha voluto, ama e desidera che sia “servo vigilante”, teso a compiere il bene non proprio ma degli altri servi (cf. Lc 12,41-48). Non vi seguano in conclave le logiche mondane che sono attratte dal potere, dall’apparire, dal successo... La chiesa ha bisogno oggi come sempre di guardare a pastori che siano saldi nella fede per governare il popolo di Dio, capaci di discernimento per compaginarlo in unità quale corpo di Cristo, esercitati nella misericordia per annunciare efficacemente il volto amoroso di Dio nella remissione dei peccati.
Ricordate le parole del Signore: “Non sic in vobis!”, non come nel mondo sia tra di voi, ma conformemente all’esempio dato da Cristo, che da ricco si è fatto povero, da forte si è fatto debole, da Signore si è fatto servo. In conclave, “lavatevi i piedi gli uni gli altri”: questo vi chiede il Signore! Ascoltate tutte le chiese, soprattutto le povere e le perseguitate che hanno da Cristo un’autorità speciale, guardate agli ultimi. Ciascuno di voi dovrà poter dire in coscienza: “per il bene della chiesa io eleggo a papa il signor cardinale ...”.
E contate sulla nostra preghiera, sull’invocazione delle chiese tutte, sull’intercessione silenziosa di padre Benedetto, il vescovo Joseph Ratzinger. La chiesa è ancora una sposa bella e Dio conosce i suoi e pone in loro il suo compiacimento. La pace del Signore sia con voi e in voi, fratelli e padri.