Il Blog di Enzo Bianchi

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​Fondatore della comunità di Bose

Olivier Clément: un visionario per gli uomini del sottosuolo

17/01/2009 00:00

ENZO BIANCHI

Quotidiani 2009,

Olivier Clément: un visionario per gli uomini del sottosuolo

Avvenire

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17 gennaio 2009

di ENZO BIANCHI

E’ passato dalla morte alla Vita in questo tempo dell’anno liturgico in cui la memoria del Dio fatto uomo sfocia nell’ardente preghiera

Olivier Clement è passato da questo mondo al Padre
la sera del 15 gennaio 2009

 

Avvenire, 17 gennaio 2009

 

“Il patriarca Athenagoras mi ha insegnato a non aver paura, né dell’altro né della morte. Del resto, perché aver paura? Gesù Cristo è qui, accanto a noi, e ci attende nel giorno della risurrezione!”. Mi è caro ricordare Olivier Clément con le parole che in questi ultimi tempi amava ripetere con sempre maggior convinzione, quando io o i miei fratelli andavamo a trovarlo nella sua casa parigina, amorevolmente custodita dalla moglie Monique: da quelle stanze e dai loro volti traspariva un profondo senso di pace che si diffondeva assieme al chiarore della lampada a olio posta davanti all’icona nell’angolo di preghiera. Ancora un mese fa, a un mio fratello che gli recava di persona i nostri auguri per le imminenti festività dell’Incarnazione, ripeteva l’essenziale di tutta la sua vita e del suo insegnamento: “vorrei narrare fino all’ultimo il mio amore per gli uomini, segno dell’amore che Cristo ha per loro, e attendo di essere accolto nello spazio d’amore della Trinità”. E’ passato dalla morte alla Vita in questo tempo dell’anno liturgico in cui la memoria del Dio fatto uomo sfocia nell’ardente preghiera perché i cristiani ritrovino quell’unità visibile che li rende testimoni credibili dell’unico Signore Gesù: come non scorgervi un sigillo posto a un’esistenza che tanto ha anelato a essere segno delle energie del Risorto?

 

L’amicizia che mi legava a Clément risale alla fine degli anni sessanta, quando feci tradurre in italiano i suoi Dialoghi con Athenagoras: avendo avuto il privilegio di conoscere personalmente il patriarca di Costantinopoli, ero rimasto colpito dell’intelligenza spirituale con cui Clément aveva saputo trasmetterne il pensiero e il carisma. Quest’uomo, nato e cresciuto in un ambiente ateo, aveva davvero trovato nei tesori della chiesa antica trasmessi dall’ortodossia una luce interiore ancor più intensa di quella dei meriggi del suo amato Midi. Era una luce, quella della risurrezione, che Clément sapeva cogliere e tradurre in speranza anche nelle situazioni più difficili, anche per le persone che giacevano nelle tenebre, protagonisti di “memorie dal sottosuolo” chiamate a diventare testimonianze della grandezza e della dignità di ogni essere umano.

 

Avendolo avuto come amico e relatore ai Convegni ortodossi organizzati al mio monastero di Bose, avendo pubblicato diverse sue opere, devo confessare di aver sempre colto in lui un autentico “visionario”, per usare il termine da lui applicato agli uomini spirituali: un uomo, cioè, capace di guardare e vedere oltre, di affinare il proprio sguardo uniformandolo a quello di Cristo, di contemplare la realtà quotidiana e gli altri inseriti nel meraviglioso disegno di amore di Dio. Ci mancheranno la sua passione per l’unità dei cristiani, la sua perspicacia teologica, il suo desiderio di dialogo, la sua compassione per l’uomo sofferente. Anzi, non ci mancheranno, perché sono semi della Parola che egli ha saputo gettare con audacia, coltivare con cura e irrigare con sapienza: sono semi che il Signore stesso farà crescere, al di là della morte.

 

Enzo Bianchi

 

presso le nostre edizioni Qiqajon:

OLIVIER CLÉMENT

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