Pubblicato su: FAMIGLIA CRISTIANA - 13 giugno 2010
di ENZO BIANCHI
Non rubare, sottraendo alla collettività quanto le appartiene per la cura del bene comune; non mentire nel dichiarare l’ammontare del tuo reddito, non desiderare che i beni che spettano a tutti restino tua proprietà personale
Quando persone autorevoli per il ruolo istituzionale che occupano, per la preparazione professionale e per la sobrietà del carattere usano espressioni forti per farsi capire, l’attenzione si sposta giustamente dalle parole al loro contenuto. Così, quando il governatore della Banca d’Italia adotta il termine “macelleria sociale” per definire l’evasione fiscale, siamo tutti riportati a confrontarci sull’etica della solidarietà sociale e sulle implicazioni che il pagare o non pagare le tasse comporta. Ora, quanti, come i cristiani, fanno riferimento al decalogo per normare la propria vita quotidiana, non possono fare a meno di osservare che ben tre dei dieci comandamenti proibiscono comportamenti come quelli legati all’evasione fiscale: “non rubare”, “non dire falsa testimonianza”, “non desiderare la roba d’altri”. Non rubare, sottraendo alla collettività quanto le appartiene per la cura del bene comune; non mentire nel dichiarare l’ammontare del tuo reddito, non desiderare che i beni che spettano a tutti restino tua proprietà personale.
Di questo infatti parliamo quando riflettiamo sul dovere di pagare le tasse: esse non sono una somma che versiamo per avere determinati servizi – e che quindi potremmo decidere di non più versare se trovassimo chi ci offre gli stessi servizi a un prezzo inferiore o se decidessimo di fare a meno di alcuni di essi – ma sono il contributo individuale e proporzionato alle proprie capacità che ciascuno offre all’edificazione e allo sviluppo di una società civile, alla creazione di un benessere condiviso, al mantenimento di una giustizia equa per tutti, al provvedere ai bisogni dei più poveri, alla difesa della pace e della convivenza tra popoli e nazioni.
Evadere le tasse, allora, è davvero “macellare” la coesione sociale, gravare in maniera iniqua su chi invece le paga, sottrarsi a quel corpo collettivo che è lo stato, proclamarsi estranei alla compagnia degli uomini, godendo nel contempo dei sacrifici quotidiani di chi a questa solidarietà non si sottrae. Una scelta totalmente estranea non solo all’etica civile e democratica ma anche al comandamento cristiano dell’amore per il prossimo.