Il Blog di Enzo Bianchi

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​Fondatore della comunità di Bose

Il vero straniero? Dentro di noi

23/01/2008 00:00

ENZO BIANCHI

Quotidiani 2008,

Il vero straniero? Dentro di noi

Corriere della Sera

Corriere della Sera - 23 gennaio 2008

di Enzo Bianchi

Solo dall'ascolto senza pregiudizi nasce lo sguardo sgombro da diffidenza e capace di simpatia

 

Corriere della Sera, 23 gennaio 2008

 

Quando parliamo di accoglienza dello straniero non dovremmo dimenticare che il termine ospite indica sia chi accoglie che chi viene accolto: siamo gli uni stranieri rispetto agli altri e ogni cultura appare «barbara» — cioè incapace di esprimersi in un linguaggio comprensibile — rispetto all'altra. È quindi solo da un progressivo scambio tra l'ospite che accoglie e l'ospite accolto che nasce la possibilità di edificare e di abitare una «casa comune » che entrambi possano sentire «nostra».


Quando oggi si parla, a ragione, di ritorno alla barbarie, non è per mettere in guardia da inesistenti orde che premerebbero fameliche ai nostri confini, bensì per stigmatizzare la rottura del dialogo, il rifiuto dell'altro, la rinuncia a costruire insieme uno spazio abitabile per tutti. Di fronte all'enigma dello straniero occorre cogliere e rispettare la differenza dell'altro: colore della pelle e tratti somatici, lingua e cultura, religione, etica e costume fanno dello straniero l'altro radicalmente altro da me. Lì la domanda «chi è l'altro?» si sdoppia nell'interrogativo «chi sono io?» e conduce alla consapevolezza che la paura istintiva suscitata in noi dallo straniero è lo specchio di
una «stranierità» che ci abita. Si tratterà allora di ascoltare l'altro per coglierlo come è e si narra, e non come io credo che sia: non si tratta solo di acquisire «informazioni» sullo straniero, ma di aprirsi al variegato «racconto» che questi fa di sé e della propria storia. Atteggiamento faticoso, certo, ma tale da far sì che l'altro non abiti più tra di noi ma in noi. Solo dall'ascolto senza pregiudizi nasce lo sguardo sgombro da diffidenza e capace di simpatia verso lo straniero e verso quanto lo straniero reca con sé: uno sguardo che non si nutre di cinismo, di indifferenza o di egocentrismo, ma che è capace di aprire un cammino verso un mutamento di mentalità dal quale deriveranno svolte salutari che chi è saldo nella propria identità non deve temere.

 

Enzo Bianchi

 

Pubblicato su: Corriere della Sera