Il Blog di Enzo Bianchi

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​Fondatore della comunità di Bose

Venerdì Santo. Via Crucis

01/04/2021 00:00

ENZO BIANCHI

Notizie,

Venerdì Santo. Via Crucis

Sine aspectu et decore crucique affixa adoranda est veritas. Mentre ancora egli parlava, ecco arrivare Giuda, uno dei Dodici...

di Enzo Bianchi

Sine aspectu et decore

crucique affixa

adoranda est veritas

Mentre ancora egli parlava, ecco arrivare Giuda, uno dei Dodici, e con lui una grande folla con spade e bastoni, mandata dai capi dei sacerdoti e dagli anziani del popolo. Colui che lo tradiva aveva dato loro un segno, dicendo: “Quello che bacerò, è lui; arrestatelo!”. Subito si avvicinò a Gesù e disse: “Salve, Rabbì!”. E lo baciò. E Gesù gli disse: “Amico, a che scopo sei qui?”. Allora si fecero avanti, misero le mani addosso a Gesù e lo arrestarono (Mt 26,47-50).

Condussero Gesù dal sommo sacerdote, e là si riunirono tutti i capi dei sacerdoti, gli anziani e gli scribi. Pietro lo aveva seguito da lontano, fin dentro il cortile del palazzo del sommo sacerdote, e se ne stava seduto tra i servi, scaldandosi al fuoco (Mc 14,53-54).

 

Amico, a che scopo sei qui?

Abbiamo letto un invito.

Ci hanno detto di venire.

Siamo sempre venuti.

È un giorno diverso dagli altri.

È il giorno della passione di Cristo.

 

Amico, a che scopo sei qui?

Abbiamo visto gli altri venire.

Siamo venuti anche lo scorso anno.

Era bello sentire le nostre voci

risuonare contro i muri.

Era bello sentirci uniti

per sconfiggere l’amarezza improvvisa

di scoprirci diaspora cristiana

in un paese diverso.

Era bello camminare sotto il cielo

dietro la Croce.

Era bello pensare allo stupore

suscitato in chi non crede.

Era bello pensare a quanti avrebbero detto:

è stata una bella dimostrazione.

 

Amico, a che scopo sei qui?

Ci hanno detto: ci sarà una processione.

Ci hanno detto: uno leggerà i testi

e altri commenteranno.

Ci hanno detto: ci sarà una croce illuminata

e delle candele accese

che verranno spente una a una

stazione dopo stazione

fino a che ne resterà una

quale simbolo dell’attesa del cero pasquale.

 

Eppure che senso avrebbe tutto questo

se ciascuno non sapesse rispondere con voce sua

alla domanda di Cristo:

Amico, a che scopo sei qui?

 

 

╬       I°

 

 

Venuto il mattino, tutti i capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo tennero consiglio contro Gesù per farlo morire (Mt 27,1).

Comparve davanti al governatore, e il governatore lo interrogò dicendo: “Sei tu il re dei Giudei?”. Gesù rispose: “Tu lo dici”. E mentre i capi dei sacerdoti e gli anziani lo accusavano, non rispose nulla. Allora Pilato gli disse: “Non senti quante testimonianze portano contro di te?”. Ma non gli rispose neanche una parola, tanto che il governatore rimase assai stupito (Mt 27,11-14).

Infine Pilato, non trovando in lui nessuna colpa che meritasse la morte, lo abbandonò nelle loro mani perché fosse crocifisso (cf. Lc 23,22; Mt 27,26).

Egli, che non ha commesso peccato e sulla cui bocca non si è trovato inganno, insultato, non rispondeva con insulti, maltrattato, non minacciava, rimettendosi al Padre suo che giudica con giustizia (cf. 1Pt 2,22-23).

Davvero Gesù si è fatto obbediente fino alla morte e a una morte di croce (cf. Fil 2,8).

 

 

Gesù taceva.

Dicevano che era un agitatore politico.

Dicevano che era un predicatore severo.

Dicevano che era un profeta presuntuoso.

E Gesù taceva.

Dicevano che aveva bestemmiato.

Dicevano che aveva violato il sabato.

Dicevano che aveva mangiato con i peccatori.

E Gesù taceva.

Dicevano che era contro la legge.

Dicevano che era contro l’ordine costituito.

Dicevano che era contro le istituzioni dei padri antichi.

E Gesù taceva.

 

Quel silenzio,

come la somma di ogni altro silenzio:

il silenzio fervido e forte dei suoi trent’anni a Nazaret,

il silenzio dei deserti, del lago e dei monti della sua terra,

il silenzio semplice di sua madre,

il silenzio laborioso di Giuseppe,

il silenzio eterno da cui prendeva rilievo la sua parola,

il silenzio della sua unione con il Padre.

 

In quel silenzio c’era già ogni nostro silenzio

il silenzio di ogni vera ricerca,

il silenzio del dolore

che presto assale ogni vita,

il silenzio della prova,

dell’umiliazione e dello smarrimento,

il silenzio dell’oppressione

di un uomo su un altro uomo, di un popolo su un altro popolo,

il silenzio terribile dopo Hiroscima,

il silenzio fecondo del nascondimento dei santi,

il silenzio della prudenza e dell’umiltà,

il silenzio della carità,

il silenzio dell’attesa nella fede.

 

Gesù taceva.

Dicono che è un agitatore politico.

Dicono che è un predicatore severo.

Dicono che è un profeta presuntuoso.

Gesù tace ancora nel silenzio doloroso della sua chiesa.

Gesù tace in chi soffre tacendo.

Gesù tace nel silenzio tremendo dell’assenza di Lui.

 

╬       II°

 

 

Chiese loro Pilato: “Ma allora, che farò di Gesù, chiamato Cristo?”. Tutti risposero: “Sia crocifisso!”. Ed egli disse: “Ma che male ha fatto?”. Essi allora gridavano più forte: “Sia crocifisso!” … Allora rimise in libertà per loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso (Mt 27,22-26).

Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! (Gv 1,29).

Si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori (Is 53,4).

 

 

Egli si è caricato dei nostri dolori.

Egli si è caricato dei dolori del mondo.

Egli si è caricato dei dolori dei popoli.

Tiene fra le sue mani i lamenti dei malati nella notte.

Tiene fra le sue mani la nostalgia dei senza patria.

Tiene fra le sue mani il sospiro di tutti i poveri.

 

Egli si è fatto carico dei nostri mali.

Egli si è fatto carico dei mali del mondo.

Egli si è fatto carico dei mali dei popoli.

Tiene fra le sue mani il respiro dei bambini.

Tiene fra le sue mani il volto di ogni madre.

Tiene fra le sue mani la fedeltà degli sposi.

 

Egli ha preso su di sé la nostra storia.

Egli ha preso su di sé la storia del mondo.

Egli ha preso su di sé la storia dei popoli.

Tiene fra le sue mani ogni vita nascosta.

Tiene fra le sue mani ogni lavoro fedele.

Tiene fra le sue mani la stanchezza degli ultimi giorni.

 

Egli si è caricato dei nostri peccati.

Egli si è caricato dei peccati del mondo.

Egli si è caricato dei peccati dei popoli.

Tiene fra le sue mani la paura e il coraggio.

Tiene fra le sue mani l’angoscia e la speranza.

Tiene fra le sue mani questa nostra preghiera.

 

 

╬       III°

 

 

Dio, che molte volte e in diversi modi nei tempi antichi aveva parlato ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che ha stabilito erede di tutte le cose e mediante il quale ha fatto anche il mondo (Eb 1,1-2).

Pesa su di me la tua mano, per la tua collera nulla è sano nella mia carne … Le mie colpe ricadono sul mio capo, sono un peso superiore alle mie forze. Le mie piaghe sono infiammate e purulente … Schiacciato e curvato oltre misura … nella mia carne non c’è più nulla di sano. Sfinito e indebolito all’estremo ruggisco per il fremito del mio cuore (Sal 38,3-9).

Se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto (Gv 12,24).

 

Signore, anche tu come noi.

Anche tu uomo e Figlio dell’Uomo.

Anche tu come noi sulla strada

in tutto simile a noi, tranne che nel peccato.

Signore, siamo stanchi di peccare.

Signore, siamo stanchi di illuderci che il male sia bene.

Signore, siamo stanchi di giudicarci giusti.

Signore, siamo stanchi di sperare in noi stessi.

Signore, siamo stanchi di peccare.

 

Signore, anche noi come te.

Anche noi come te, figli.

Anche noi come te, fratelli degli uomini.

Anche noi come te sulla croce,

come te il mattino di Pasqua,

simili in tutto a te, primizia dei viventi.

 

Signore, tu ci rialzi.

Signore, tu ci rialzi come se niente fosse stato.

Signore, tu ci rialzi e ci dici: amico.

Signore, tu ci rialzi e ci spolveri il vestito.

Signore, tu ci rialzi come se niente fosse stato.

 

 

╬       IV°

 

 

Sul mio letto, nella notte, io cerco l’amore della mia vita. Lo cerco e non lo trovo. Mi alzo, vado in giro per la città, per strade e piazze, a cercare l’amore della mia vita. Lo cerco e non lo trovo. Mi incontrano le guardie, che fanno la ronda nella città: “Avete visto l’amore della mia vita?”. Appena le ho oltrepassate, trovo l’amore della mia vita (Ct 3,1-4).

Sua madre gli disse: “Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo”. Ed egli rispose loro: “Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?” (Lc 2,48-49).

Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: “Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima –, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori” (Lc 2,34-35).

 

 

Maria è all’inizio dei disegni di Dio.

Essa è la porta delle meraviglie di Lui.

Il suo sì s’incontra con il sì di Dio

nel giorno dell’Annuncio.

 

Anche noi abbiamo detto di sì una volta e più volte.

Anche noi abbiamo detto: sarò più buono.

Anche noi abbiamo detto: vorrei voler bene a tutti.

Anche noi abbiamo detto: voglio che la mia vita sia pulita.

Anche noi abbiamo detto: non sarò un uomo, una donna, se non sarò leale.

Anche noi abbiamo detto: sono una povera cosa, Signore,

nelle tue mani.

Ma poi tutto è finito lì.

 

Maria è all’inizio dei disegni di Dio.

Essa è la porta delle meraviglie di Lui.

La sua sollecitudine di madre

s’incontra con la missione del Figlio

a Cana, nel giorno delle nozze.

 

Anche noi lo abbiamo incontrato una volta e più volte.

Anche noi in una forte nostalgia di infanzia.

Anche noi in un nobile gesto.

Anche noi quando abbiamo vinto su noi stessi.

Anche noi lo abbiamo incontrato

parlando talvolta con lui sulla strada di Emmaus

o attorno a una Mensa

oppure un poco sostando nel silenzio di lui

e il pane spezzando ai fratelli.

Ma poi tutto è finito lì.

 

Maria è all’inizio dei disegni di Dio.

Essa è la porta delle meraviglie di Lui.

Il suo dolore s’incontra nel dolore del Figlio

qui, sulla strada dolorosa.

Anche noi lo abbiamo incontrato una volta e più volte.

Anche noi, su ogni via dolorosa, sbrigativamente.

Eppure avevamo detto che desideravamo incontrarlo.

Eppure avevamo detto che eravamo felici di incontrarlo.

Ma poi tutto è finito lì.

 

Signore, non vorremmo che tutto finisse lì.

Madre di Gesù, insegnaci il gesto dell’incontro vero.

Così sia.

 

 

╬       V°

 

 

Mentre lo conducevano via, fermarono un certo Simone di Cirene, che tornava dai campi, e gli misero addosso la croce, da portare dietro a Gesù (Lc 23,26).

Un servo non è più grande del suo padrone, né un inviato è più grande di chi lo ha mandato (cf. Gv 13,16).

Portate i pesi gli uni degli altri (Gal 6,2).

Io do compimento a ciò che, dei patimenti di Cristo, manca nella mia carne, a favore del suo corpo che è la Chiesa (Col 1,24).

 

 

Conoscete voi uno che si chiama Simone?

Egli non era ricco.

Egli non sostava curioso alla porta di casa.

Egli non vestiva bene.

Egli non era un grande del mondo.

Egli non aveva le mani lisce.

Egli non conosceva il sapere dei libri.

Egli non era molto fine.

Conoscete voi uno che si chiama Simone?

Cristo l’ha conosciuto sulla sua strada.

 

Conoscete voi uno che si chiama Simone?

Egli tornava dai campi.

Egli tornava dal lavoro.

Egli tornava come sempre da povero.

Egli passava per caso.

Egli era un senza nome.

Egli non poteva che ubbidire.

Egli non poteva che tacere.

Egli non poteva che aiutare.

Conoscete voi uno che si chiama Simone?

Cristo gli ha dato un nome sulla sua strada.

 

 

╬       VI°

 

 

Signore, mostraci il tuo volto! (cf. Sal 80,4).

Questo Figlio che è irradiazione della gloria del Padre e impronta della sua sostanza (cf. Eb 1,3), uno specchio senza macchia dell’attività di Dio e immagine della sua bontà (Sap 7,26), è diventato un verme e non un uomo, rifiuto degli uomini, disprezzato dalla gente (cf. Sal 22,7). È cresciuto davanti a noi come un germoglio e come una radice in terra arida. Non ha apparenza né bellezza per attirare i nostri sguardi, non splendore per poterci piacere. Disprezzato e reietto dagli uomini, uomo dei dolori che ben conosce il patire, come uno davanti al quale ci si copre la faccia (Is 53,2-3).

 

 

Signore, hanno asciugato il nostro volto cento mani.

Le mani sapienti di nostra madre,

le mani povere di amici lontani,

le mani anonime di uno che prega per noi,

le mani di uno straniero che suona

l’eterna nostalgia del mondo,

le mani di chi ci ha preso per mano,

le mani di chi ha cercato di plasmarci,

le mani che hanno cercato di condurci,

le mani che ci hanno cercato,

le mani che ci hanno stretto le mani.

 

Signore, perdonaci, non abbiamo asciugato alcun volto.

Avevamo tanto da fare.

Avevamo tanto da dire.

Avevamo l’assistenza,

la beneficenza e gli incarichi pubblici.

Non abbiamo asciugato alcun volto.

Avevamo i nostri interessi.

Avevamo la nostra carriera.

Avevamo fretta.

Non abbiamo asciugato alcun volto.

Avevamo i convegni,

le assemblee e la propaganda.

Avevamo l’organizzazione,

il metodo e la psicologia.

Avevamo altro a cui pensare.

Signore, perdonaci, non abbiamo asciugato alcun volto.

 

 

╬       VII°

 

 

Egli si è caricato delle nostre sofferenze,

si è addossato i nostri dolori;

e noi lo giudicavamo castigato,

percosso da Dio e umiliato.

Egli è stato trafitto per le nostre colpe,

schiacciato per le nostre iniquità.

Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui;

per le sue piaghe noi siamo stati guariti.

Noi tutti eravamo sperduti come un gregge,

ognuno di noi seguiva la sua strada;

il Signore fece ricadere su di lui

l’iniquità di noi tutti (Is 53,4-6).

 

 

Signore, noi non siamo pazienti.

Signore, aiutaci ad essere pazienti.

Signore, aiutaci ad essere pazienti con noi stessi.

Signore, aiutaci ad essere pazienti

sulla nostra strada e sulla tua.

Perché c’è qualcosa che non riusciamo a capire.

Vorremmo camminare diritti.

Vorremmo camminare tranquilli.

Vorremmo camminare sicuri.

Signore, c’è qualcosa che non riusciamo a capire.

Talvolta ci fermiamo a pensare.

Talvolta anche a discutere.

Talvolta quasi disperiamo.

Signore, noi non siamo pazienti.

Signore, aiutaci ad essere pazienti.

Signore, aiutaci ad essere pazienti con noi stessi.

Signore, aiutaci ad essere pazienti

sulla nostra strada e sulla tua.

 

 

╬       VIII°

 

 

Lo seguiva una grande moltitudine di popolo e di donne, che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui.  Ma Gesù, voltandosi verso di loro, disse: “Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli. Ecco, verranno giorni nei quali si dirà: ‘Beate le sterili, i grembi che non hanno generato e i seni che non hanno allattato’. Allora cominceranno a dire ai monti: ‘Cadete su di noi!’, e alle colline: ‘Copriteci!’. Perché, se si tratta così il legno verde, che avverrà del legno secco?” (Lc 23,27-31).

 

 

Gesù si volge verso chi piange.

Signore, anche noi talvolta piangiamo.

Signore, anche noi senza farcene accorgere.

Signore, anche noi per delle piccole cose.

 

Gesù si volge verso chi piange.

Signore, anche noi talvolta piangiamo.

Signore, anche noi tra un boccone e l’altro.

Signore, anche noi quando è sera

e pensiamo che presto saremo soli.

 

Gesù si volge verso chi piange.

Signore, anche noi talvolta piangiamo.

Signore, anche noi quando siamo sinceri.

Signore, anche noi mentre si sorride.

 

Gesù dice di non piangere.

Gesù dice di non piangere su di lui.

Gesù dice di cercare lacrime vere.

Gesù dice di cercare al di là delle lacrime.

 

Signore, insegnaci le cose grandi

che sono al di là delle lacrime.

 

 

╬       IX°

 

 

Con oppressione e ingiusta sentenza fu tolto di mezzo;

chi si affligge per la sua posterità?

Sì, fu eliminato dalla terra dei viventi,

per la colpa del mio popolo fu percosso a morte.

Gli si diede sepoltura con gli empi,

con il ricco fu il suo tumulo,

sebbene non avesse commesso violenza

né vi fosse inganno nella sua bocca.

Ma al Signore è piaciuto prostrarlo con dolori.

Quando offrirà se stesso in sacrificio di riparazione,

vedrà una discendenza, vivrà a lungo,

si compirà per mezzo suo la volontà del Signore (Is 53,8-10).

 

 

Signore, non so più cosa dire.

Tu vedi la nostra stanchezza.

Tu vedi come siamo deboli.

Tu sai di che cosa siamo fatti.

Signore, non so più cosa dire.

Tu vedi le nostre forze.

Tu vedi i nostri propositi.

Tu vedi la nostra contrizione.

Signore, non so più cosa dire.

 

Signore, loderò le tue meraviglie.

Benedirò la tua misericordia che è grande.

Camminerò sul tuo esempio,

giorno dopo giorno, poveramente.

Signore, non so più cosa dire:

ora so che sei la mia forza.

 

 

╬       X°

 

 

I soldati, quando ebbero crocifisso Gesù, presero le sue vesti, ne fecero quattro parti – una per ciascun soldato – e la tunica. Ma quella tunica era senza cuciture, tessuta tutta d’un pezzo da cima a fondo. Perciò dissero tra loro: “Non stracciamola, ma tiriamo a sorte a chi tocca”. Così si compiva la Scrittura, che dice:

 

Si sono divisi tra loro le mie vesti

e sulla mia tunica hanno gettato la sorte (Gv 19,23-24).

 

 

Dopo che ebbero mangiato il frutto dell’albero

si fecero due tuniche

il primo uomo e la sua donna.

Si fecero due tuniche

perché avevano vergogna.

Si fecero due tuniche

perché i loro occhi si aprirono.

Si fecero due tuniche

perché conobbero il bene e il male.

Essi, che avevano mangiato del frutto dell’albero.

 

Prima che l’Albero desse il suo Frutto

Gesù lasciò l’eredità di una tunica.

Sono tanti gli uomini senza vestiti

Gesù ci lascia una tunica.

Sono tanti gli uomini senza pudore

Gesù ci lascia una tunica.

Sono tanti gli uomini senza amicizia

Gesù ci lascia una tunica tutta d’un pezzo.

Sono tanti gli uomini tra loro discordi,

Gesù ci lascia una tunica senza cuciture.

Sono tanti i cristiani tra loro divisi

Gesù ci lascia una tunica per il suo unico corpo

che è la chiesa.

 

 

╬       XI°

 

 

Quando giunsero sul luogo chiamato Cranio, vi crocifissero lui e i malfattori, uno a destra e l’altro a sinistra. Gesù diceva: “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno” (Lc 23,33-34).

Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: “Donna, ecco tuo figlio!”. Poi disse al discepolo: “Ecco tua madre!” (Gv 19,26-27).

Il popolo stava a vedere; i capi invece lo deridevano dicendo: “Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto”. Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto e dicevano: “Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso”. Sopra di lui c’era anche una scritta: “Costui è il re dei Giudei”.

Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: “Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!”. L’altro invece lo rimproverava dicendo: “Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male”. E disse: “Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno”. Gli rispose: “In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso” (Lc 23,35-43).

 

 

Quando sarai nel tuo regno,

Signore, ricordati di me.

Ricordati di noi.

Ricordati di tutti.

Ricordati di coloro che nessuno ricorda.

 

Signore, chi ti ricorda?

Signore, chi ricorda la tua croce?

Signore, chi ricorda il tuo sangue?

Signore, chi ricorda il tuo ultimo breve respiro?

Signore, chi ricorda il tuo alto lamento?

Dobbiamo pensare alle obbligazioni e al conto in banca.

Dobbiamo pensare al miracolo economico e alla bassa congiuntura.

Dobbiamo pensare al programma dell’estate.

Dobbiamo pensare a cosa faremo domenica prossima.

Signore, chi ricorda il tuo alto lamento?

 

Quando sarai nel tuo regno,

Signore, ricordati di me.

Signore, ricordati di noi.

Signore, ricordati di tutti.

Signore, ricordati di coloro che nessuno ricorda.

Signore, ricordati di coloro che non ti ricordano.

 

 

╬       XII°

 

 

Gesù, sapendo che ormai tutto era compiuto, affinché si compisse la Scrittura, disse: “Ho sete”. Vi era lì un vaso pieno di aceto; posero perciò una spugna, imbevuta di aceto, in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca (Gv 19,28-29).

Verso le tre, Gesù gridò a gran voce: “Elì, Elì, lemà sabactàni?”, che significa: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” … Gesù di nuovo gridò a gran voce ed emise lo spirito (Mt 27,46-50).

 

 

È in quel grido

che noi siamo stati salvati.

È in quel silenzio

che noi siamo stati redenti.

È in quel sangue

che noi siamo stati comprati. Alleluja!

 

 

╬       XIII°

 

 

I soldati venuti da Gesù, vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno di loro con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua … Questo infatti avvenne perché si compisse la Scrittura: … “Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto”.

Dopo questi fatti Giuseppe di Arimatea, che era discepolo di Gesù, ma di nascosto, per timore dei Giudei, chiese a Pilato di prendere il corpo di Gesù. Pilato lo concesse (Gv 19,33-38).

 

 

Credevamo anche noi che Elia venisse.

Credevamo anche noi che Elia venisse e ti salvasse.

Credevamo anche noi che fosse sufficiente un gesto dimostrativo.

Credevamo anche noi scandalo e pazzia

che un Dio morisse per l’uomo.

Invece tutto è andato così.

 

Credevamo anche noi nelle legioni di angeli.

Credevamo anche noi nello splendore di un prospero regno.

Credevamo anche noi nella bellezza,

nella potenza e nella tranquillità.

Invece tutto è andato così.

 

Credevamo che ci avresti dato il primo posto.

Credevamo che ci avresti colmato di onori

e anche di privilegi.

Credevamo che ci avresti offerto qualche piccolo splendore.

Invece tutto è andato così.

 

Tua madre è lì che ti sostiene nel suo grembo di madre.

Tua madre è lì che ci sostiene nel suo grembo di madre.

Essa è già la madre della chiesa

e il modello di ogni diaconia:

china e dolente sul mondo. Alleluja!

 

 

╬       XIV°

 

 

Venuta la sera, giunse un uomo ricco, di Arimatea, chiamato Giuseppe; anche lui era diventato discepolo di Gesù. Questi si presentò a Pilato e chiese il corpo di Gesù. Pilato allora ordinò che gli fosse consegnato. Giuseppe prese il corpo, lo avvolse in un lenzuolo pulito e lo depose nel suo sepolcro nuovo, che si era fatto scavare nella roccia; rotolata poi una grande pietra all’entrata del sepolcro, se ne andò (Mt 27,57-59).

Era il giorno della Parasceve e già splendevano le luci del sabato. Le donne che erano venute con Gesù dalla Galilea seguivano Giuseppe; esse osservarono il sepolcro e come era stato posto il corpo di Gesù, poi tornarono indietro e prepararono aromi e oli profumati (Lc 23,54-56).

 

 

Il sabato incominciava a illuminarsi.

Il sabato incominciava a illuminarsi

sui soldati che tornavano in città,

sui magistrati che tornavano in città,

sui sacerdoti che tornavano in città,

sulla gente che tornava in città.

 

Il sabato incominciava a illuminarsi

sugli apostoli chiusi in città,

sui discepoli chiusi in città,

sui beneficiati chiusi in città,

sui seguaci chiusi in città.

 

Il sabato incominciava a illuminarsi

su Giuseppe d’Arimatea uomo giusto

e su questo piccolo gruppo di donne

che preparava aromi e profumi.

 

Il sabato incominciava a illuminarsi.

Il sabato incominciava a illuminarsi

su ciascuno di noi. Alleluja!

 

 

Preghiamo

 

Signore,

          discenda abbondante la benedizione sul tuo popolo, che devotamente ricorda la passione e la morte del tuo Figlio; trovi il perdono, sia consolato, cresca nella fede, percepisca gli eterni frutti della redenzione.

Per mezzo di Gesù tuo Figlio.

Così sia!

 

 

Preghiamo

 

O Dio,

che ci hai redenti con la passione e la morte del tuo Cristo, conserva in noi l’opera della tua misericordia, affinché per la partecipazione a questo mistero viviamo in una perenne fedeltà.

Per mezzo di Gesù tuo Figlio.

Così sia!

 

 

Preghiamo

 

Ricordati, o Signore, delle tue misericordie e santifica, mediante una eterna protezione, i tuoi servi, per i quali Cristo, tuo Figlio, con la sua morte istituì il sacramento pasquale.

Per mezzo di lui, tuo Figlio, che vive e regna con te, nell’unità dello Spirito santo.

Così sia!