Il Blog di Enzo Bianchi

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​Fondatore della comunità di Bose

Il corpo glorificato di Maria

14/08/2021 01:00

Goffredo Boselli

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Il corpo glorificato di Maria

Quella luminosa pagina di vangelo che è il Magnificat mostra come Maria vive gli avvenimenti nei quali è coinvolta ...

di Goffredo Boselli

Quella luminosa pagina di vangelo che è il Magnificat mostra come Maria vive gli avvenimenti nei quali è coinvolta: la maternità annunciatale dall’angelo e le parole di beatitudine che Elisabetta le ha appena rivolto. Con il canto del Magnificat, questa giovane donna mostra di non essere spettatrice passiva e inconsapevole di quello che le sta accadendo, ma sa interpretare i fatti e dar loro un senso alla luce della fede. Tutto avviene certo non malgrado lei, ma neppure semplicemente attraverso di lei, ma grazie a lei. La sua maternità è un’opera della sua fede. È madre perché è credente e non viceversa.

 

Se la risposta di Maria all’angelo “ecco la discepola del Signore, avvenga di me secondo la tua parola” esprime l’obbedienza di Maria, il Magnificat rivela la qualità di questa obbedienza. L’obbedienza non ha valore in sé, ma lo riceve dal grado di libertà e di intelligenza che la qualificano. Quella di Maria è l’obbedienza libera e intelligente di chi non subisce un destino ma risponde a una vocazione. Maria sa bene a chi obbedisce e nel Magnificat dice il Dio al quale fa obbedienza. È un Dio che non si impossessa del suo corpo come farebbe un qualunque uomo del corpo di una giovane donna. Maria invece ha sentito su di sé lo sguardo del Signore. Si è sentita scelta come solo uno sguardo è capace di scegliere. Si è sentita guardata non usata, riconosciuta non utilizzata. 

 

All’angelo dice: “Avvenga per me secondo la tua parola”. In quel “per me”, sta la coscienza che quella sua risposta coinvolge tutto il suo essere, tutta la sua umanità, l’intera sua vita. Con il Magnificat, Maria mostra di essere consapevole che obbedire alla parola del Signore non è concedere in modo inerte il suo corpo come un mezzo indispensabile al disegno di Dio, ma ciò che avviene nel più intimo di lei deve far corpo con la fede del popolo d’Israele, con quella parte di umanità con la quale Dio ha scelto di stare: i miseri, gli umiliati della storia.

 

Ciò che di più interiore può avvenire nel corpo di un essere umano come la maternità, nel Magnificat diventa il più esteriore del corpo storico di Israele, della fede di Abramo e della sua discendenza. Ciò che di più intimo avviene nel corpo di una donna come l’inizio di una vita, diventa corpo sociale, dove i superbi sono dispersi, gli affamati saziati e i ricchi se ne vanno a mani vuote. L’atto più privato che ci possa essere come il concepimento, nel Magnificat diventa perfino atto politico dell’abbattere i potenti dai troni e innalzare gli umili, ossia ristabilimento della giustizia.

 

Nel Magnificat c’è tutta l’umanità di Maria, grembo e matrice dell’umanità del Figlio.

 

Nel corso della storia, le Chiese, pur dando alla grande festa dell’Assunzione nomi diversi – dormizione, beato transito, assunzione al cielo –, hanno tutte posto al centro il corpo di Maria: corpo sepolto in terra con venerazione dagli apostoli nelle icone, oppure corpo assunto da Dio in cielo nell’arte occidentale barocca. Contemplando la glorificazione del corpo di Maria, noi oggi confessiamo che Dio non ha fatto del corpo di Maria uno strumento per realizzare il suo disegno. Dio non ha fatto di Maria e della sua umanità un semplice mezzo per raggiungere un fine.

 

È una grande tentazione, questa, che il cristianesimo ha conosciuto fin dai primi secoli già nel confessare Gesù vero uomo. Ma ancora oggi, nella riscoperta dell’umanità di Gesù, si corre ancora il rischio di considerarla come un semplice mezzo scelto da Dio per rivelarsi. Non c’è più alta forma di tradimento del cristianesimo che quella di comprendere l’umanità di Gesù come un mezzo.

 

L’umanità di Gesù è il modo di essere di Dio non un espediente tra altri possibili e, tantomeno, un tramite temporaneo. Risorgendo da morte Gesù non ha abbandonato il suo corpo nella tomba come si abbandona uno strumento non più necessario. La fede cristiana ci fa confessare che Gesù è un uomo risorto e asceso in cielo. Nel suo corpo glorificato il Gesù del cielo non è meno umano del Gesù della terra. La sua umanità è per sempre in Dio, per dire che la sua umanità è per sempre Dio. Ecco la nostra fede: Dio si rivela come umano nella sua divinità.

 

Nella festa dell’Assunzione confessiamo che Dio non ha usato il corpo di Maria perché venisse al mondo suo Figlio, come non ha usato il seme di Abramo per generare il suo popolo. Perché Dio nella storia con l’umanità, non si è mai servito di nessun uomo e nessuna donna come di un mezzo per realizzare un fine, fosse anche il fine più grande come la salvezza del mondo.

 

L’assunzione in cielo di Maria non è di per sé una verità necessaria, ma di certo dice una verità autentica che appartiene alla nostra fede. Risorto con Cristo, il corpo di Maria, come quello di ogni uomo e ogni donna, è destinato a vivere in Dio, perché la nostra umanità da sempre gli appartiene, sta in lui, è lui. Oggi confessiamo che nell’umanità di Dio c’è anche l’umanità di Maria, come un giorno ci sarà quella di ciascuno di noi e speriamo di tutti.

 

L’entrare di Maria in cielo nella gloria di Dio ci consenta di comprendere che divino non è più che umano.