Il Blog di Enzo Bianchi

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​Fondatore della comunità di Bose

I primi cristiani credevano in Dio ma volevano conoscere soprattutto Gesù

28/10/2021 01:00

ENZO BIANCHI

Conferenze 2021,

I primi cristiani credevano in Dio ma volevano conoscere soprattutto Gesù

ENZO BIANCHI

Rabbi, Signore, sacerdote, agnello, giudice: le molteplici identità del Cristo nel Nuovo Testamento

La Stampa - Tuttolibri - 23 ottobre 2021

 

di Enzo Bianchi

“È falso sino all’assurdo vedere in una «credenza» il segno distintivo del cristiano: soltanto la pratica cristiana, una vita come la visse colui che morì sulla croce, soltanto questo è cristiano... Ancora oggi una tale vita è possibile, per certi uomini è persino necessaria: l’autentico, originario cristianesimo sarà possibile in tutti i tempi... Non una credenza, bensì un fare, soprattutto un non-fare-molte-cose, un diverso essere”. Queste lucide parole di Friedrich Nietzsche ne L’anticristo, un pensatore non certo tenero nei confronti del cristianesimo, costituiscono un buon punto di partenza per interrogarsi su cosa è essenziale alla fede cristiana, ovvero sulla singolarità del cristianesimo.

 

Al pari dell’ebraismo e dell’Islam il cristianesimo è un monoteismo e tuttavia lo è in maniera molto particolare: è un monoteismo nel quale Dio si è fatto uomo, e nel quale un uomo concreto e reale, Gesù di Nazaret, ci ha narrato compiutamente il volto di Dio. Nel 1958 il teologo luterano Oscar Cullmann affermava una verità che resta intatta ancora oggi: “Il pensiero teologico dei primi cristiani parte dal Cristo e non da Dio … Ne risulta che la teologia cristiana primitiva è pressoché esclusivamente una cristologia”.

 

Esattamente qui sta tutto interesse del saggio del biblista Romano Penna, Le molteplici identità di Gesù secondo il Nuovo Testamento, apparso nella Piccola Biblioteca Teologica delle edizioni Claudiana. Il riconosciuto biblista, professore emerito di Nuovo Testamento in varie Facoltà di Teologia a Roma, Urbino, Firenze e Gerusalemme, prosegue e approfondisce la sua amplissima riflessione di cristologia del Nuovo Testamento con uno studio interamente consacrato alle molteplici identità di Gesù tracciate dalle comunità dei primi decenni del cristianesimo.

 

Con la conoscenza degli scritti neotestamentari a lui universalmente riconosciuta, Penna fa emergere un Gesù inclassificabile, che sfugge a ogni possibile classificazione. La ricchezza delle interpretazione del Rabbi di Nazaret e delle sua identità è il riflesso dei modi diversi ma non discordi, plurali ma non dissonanti con le quali le comunità dei primi decenni del cristianesimo hanno risposto alla domanda: “Chi è Gesù”? Per Penna ogni tradizione, autore o scritto del Nuovo Testamento ha la propria interpretazione di Gesù: che sia quella dell’apostolo Paolo, del Quarto evangelista, dell’autore della Lettera agli Ebrei o dell’apocalittico Giovanni, “la loro molteplicità non significa eterogeneità, ma semplice pluralità di voci in un amalgama tutto sommato armonico”.

 

Per Romano Penna il cristianesimo è nato due volte. La prima nacque, non a Betlemme, ma quando Gesù il Nazireo iniziò a predicare la venuta del Regno di Dio per le strade e i villaggi della Galilea. Da qui la sua identità giudaica di profeta, predicatore, rabbi, di Figlio dell’uomo che assume il destino del Giusto sofferente. La seconda volta il cristianesimo nasce a Gerusalemme, quando i suo seguaci sulla base della loro conoscenza ed esperienza annunciano la sua risurrezione che fa di lui il Cristo, il Signore, il Figlio unico di Dio. E poi le primissime comunità palestinesi esprimono la loro fede vedendo in Gesù la sapienza, l’agnello, il sacerdote, il giudice, l’intercessore, il veniente e l’atteso. Al di fuori del giudeo-cristianesimo hanno origine definizioni di Gesù “accessorie e sostanzialmente a esso estranee”, come ad esempio, nuovo Adamo, salvatore, mediatore, logos, Theos/Dio.   

 

Nei primi decenni del cristianesimo la persona e la vita di Gesù di Nazaret hanno avuto tante interpretazioni quanto sono state le persone o le comunità che si sono interessate a lui. Da qui per Penna “la varietà sta solo a significare l’impossibilità di ridurre la sua figura a una sola dimensione … Di questa varietà dobbiamo appunto renderci conto”.

 

Questo saggio ammonisce che non sufficiente riempirsi la bocca di slogan, pur nobili, come quello preso a prestito da un’opera di Vladimir Soloviev: «Quello che abbiamo di più caro nel cristianesimo è Gesù Cristo»; l’importante è rendersi conto di cosa si cela dietro frasi come questa, ossia di quale Gesù Cristo si sta parlando. Quante immagini di Gesù Cristo sono state forgiate nelle diverse epoche della storia, a seconda delle ideologie o dei fenomeni culturali in voga!

 

Lungo i secoli di cristianesimo l’ideologia religiosa dominante ha più volte tentato di alterare il cristianesimo nascente, ed è proprio in questo crogiuolo che la fede cristiana viene precisata, viene espressa a livello di linguaggio, prende la forma della professione di fede in Gesù Cristo. Sollecitati da queste sfide in gran parte di natura ”religiosa”, anche i cristiani di oggi devono cercare di rispondere alla domanda: “Chi è Gesù?”, andando costantemente alla fonte che sono i testi neotestamentari nei quali, ci ricorda Romano Penna, “vi si potrà vedere quanto variegata e sfaccettata sia stata la comprensione dell’identità di quel Gesù, che non è comprimibile in una sola soffocante strettoia ermeneutica, ma richiede la salutare disponibilità propria di una feconda apertura mentale”.