Il Blog di Enzo Bianchi

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​Fondatore della comunità di Bose

La libertà non aggira i divieti ma toglie la pietra dal sepolcro

03/02/2022 00:00

ENZO BIANCHI

Conferenze 2022,

La libertà non aggira i divieti ma toglie la pietra dal sepolcro

ENZO BIANCHI

L’etica evangelica secondo l’agire di Gesù (e il pensiero di Bonhoeffer)

Un esercizio creativo che, immergendosi nella realtà, opera nel concreto

La Stampa - Tuttolibri - 22 gennaio 2022

 

di Enzo Bianchi

Oggi la virtù più dimenticata dal cristiano è la libertà, che è il nucleo originario dell’esperienza cristiana. “Per la libertà Cristo ci ha liberati”, così afferma l’apostolo Paolo nella Lettera ai Galati, secondo la nuova traduzione della Bibbia Einaudi. Sì, Cristo ci ha liberati perché fossimo liberi, così che la libertà non è un attributo tra i tanti possibili ma è la condizione di vita del cristiano e la sua qualità essenziale senza la quale non può essere discepolo di Cristo. Ho sentito di persona e più volte il grande patriarca Athenagoras dire, quasi gridare che “il cristianesimo è la religione della libertà. Se Cristo ha rifiutato di mutare le pietre in pane, se ha rifiutato di scendere dalla croce, fu per stabilire in modo definitivo la nostra libertà. La libertà è l’essenza del messaggio evangelico. La fede non soltanto ci libera – dalla paura, dalla morte, dalle potenze e dai potenti del mondo – ma è l’atto supremo della libertà”.

 

È la forza di questa verità che si sente vibrare nel lieve eppure perforante saggio Etica della libertà (Jaca Book) di Francesco Emmolo, studioso di filosofia e teologia, insegnante in alcuni licei di Milano e membro del Comitato scientifico di “Mechrì – Laboratorio di filosofia e cultura”. L’intento apertamente dichiarato dall’autore non è quello presentare l’ennesima trattazione filosofica e teologica dell’etica cristiana, quanto piuttosto andare – attraverso l’analisi di alcune tra le principali pericopi evangeliche – alla sua fonte che sono le parole e le azioni di Gesù Cristo, l’origine permanente dell’agire cristiano. Nella sua natura autentica il vangelo non può essere ridotto a un mero annuncio di liberazione, ma è una vera e propria pedagogia della libertà. È un fraintendimento del messaggio cristiano pensare che il cristianesimo sia un’educazione della libertà, ossia una semplice dottrina su come irretire la libertà in principi, norme, regole perché porti frutto. No, il cristianesimo è un’educazione alla libertà. “La libertà cristiana – scrive Emmolo –,  che educa ad abitare le norme come realtà transitorie, è una libertà concreta, che educa ad incarnare la realtà che siamo, configurandosi come libertà di essere e di fare”.

 

A partire dal pensiero di Bonhoeffer, per il quale “Cristo trae la libertà della legge” (dunque non sottrae all’uomo libertà in nome della legge), per Emmolo il punto fondamentale non è domandarsi se un’etica cristiana sia possibile o cosa essa imponga, ma è piuttosto comprendere cosa significa per il cristiano agire e come il cristianesimo rappresenta l’azione. La caratteristica del cristiano è quella di creare lui stesso i luoghi e le forme del suo agire, come Cristo stesso ha fatto. Ed è a questo punto che l’autore si immerge in un’analisi originale quanto raffinata dell’agire di Gesù Cristo mostrando un appassionato gusto per i vangeli. Li percorre con angolature pertinenti, quali l’etica del regno di Dio, l’etica come sequela, l’etica taumaturgica.

 

Coglie il messaggio di educazione alla libertà nel paradigma nuziale che caratterizza gli episodi giovannei delle nozze di Cana e della donna sorpresa in adulterio, mentre identifica il paradigma filiale nella pagina lucana della cosiddetta parabola del Figliol prodigo. Quel figlio che vive la casa paterna come un limite alla sua libertà e che una volta fuori identifica il suo essere libero con il venir meno di limiti e regole: “è questo l’inganno della legge come nomos: il divieto non educa alla libertà, perché finisce per identificarla con la libertà da i vincoli e non libertà di”.

 

La redenzione cristiana non deve essere compresa come il riscatto da una colpa ma come “la rimozione di una pietra sepolcrale”. Il nucleo incandescente della redenzione non è quello di espiare una colpa “ma liberare l’energia della realtà, dell’umanità, delle relazioni e delle azioni degli uomini, schiacciate dalla pesantezza dei pregiudizi etico-religiosi”. Per Emmalo ciò che va ininterrottamente corretto è l’immagine che l’uomo si è fatto di Dio. Sì, Gesù evangelizzando Dio, libera Dio stesso dalle immagini di un “Dio perverso”, direbbe Maurice Bellet, nelle quali l’uomo lo ha incarcerato. La libertà di Gesù non è, infatti, il risultato di una valutazione teologica della tradizione religiosa, ma è dettata dalla sua incarnazione, dal momento che “a fondamento della fede cristiana c’è un Dio crocifisso, un uomo inchiodato sul legno delle incrostazioni etico-religiose, un uomo che risorgendo mostra l’assoluta libertà di Dio rispetto ai significati, alle forme, entro le quali si era cercato di comprenderlo, viverlo, adorarlo, onorarlo, pregarlo”.

 

Quella che Francesco Emmolo fa emergere dal Vangelo è un’etica per uomini liberi, un’etica creativa che immergendosi nella situazione concreta agisce a partire da essa, lasciando che la situazione si immerga in lui: chiede, dialoga, si informa, osserva. Vi è uno “strabismo della fede” che tiene un occhi fisso sul vangelo e uno sulla realtà. Così, l’agire del cristiano è un lavoro creativo per eccellenza, perché la libertà non la si mendica ma la si esercita.