Il Blog di Enzo Bianchi

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​Fondatore della comunità di Bose

La nostra fede: credere all’amore

16/05/2022 01:00

ENZO BIANCHI

Conferenze 2022,

La nostra fede: credere all’amore

ENZO BIANCHI

di Enzo Bianchi

Educare alla fede è per la chiesa, per noi, il compito primario; ma nel tentativo di riuscirvi possiamo imboccare molte strade, alcune decisamente sbagliate, altre poco efficaci.

 

Tutto dipende in verità, e non può essere diversamente, dalla nostra capacità di assumere la stessa pedagogia vissuta da Gesù nell’incontrare gli uomini e le donne.

Anche oggi la fede può essere generata, destata, fatta emergere da chi, volendosi testimone ed evangelizzatore di Cristo,

 

-   sa incontrare gli uomini in modo umanissimo;

-  sa essere una persona affidabile, la cui umanità è          credibile;

-  sa essere presente all’altro, sa fare il dono della      propria presenza;

-  sa, in un decentramento di sé, fare segno a Gesù e, attraverso di lui, indicare Dio, il Dio che è amore.

 

Può darsi – come molti affermano – che oggi il discorso su Dio lasci gli uomini indifferenti: io stesso penso che questa osservazione contenga del vero. Può darsi che oggi la chiesa – come scriveva quarant’anni fa il teologo Joseph Ratzinger – “sia divenuta per molti l’ostacolo principale alla fede” (Introduzione al cristianesimo, Queriniana Brescia 2005). Ma rimane vero che gli uomini sono sensibili all’avere fede o al non avere fede nell’amore, al credere o non credere all’amore, perché da questo dipende il senso dei sensi della vita.

 

Resto convinto che ancora oggi molti ci chiedono: “Vogliamo vedere Gesù” (Gv 12,21), perché sentono che la sua umanità li riguarda, li intriga, li interroga. Ma noi cristiani, noi chiesa, sappiamo rispondere a questa domanda, a questo anelito profondo, oppure non lo ascoltiamo, lo evadiamo? Forse noi primi non sappiamo vedere Gesù, oppure lo conosciamo poco. Sappiamo noi cristiani che tutto quello che possiamo conoscere di Dio ce lo ha narrato Gesù Cristo? Sappiamo che nessuno ormai può andare a Dio se non attraverso di lui (cf. Gv 14,6)? Se verifichiamo tanta sterilità nel nostro educare gli altri alla fede, perché non ci impegniamo noi per primi ad essere rieducati alla fede, attraverso l’incontro con Gesù?

 

“Ciò che Gesù aveva di eccezionale non era di ordine religioso ma umano” (Joseph Moingt): egli, la vera “immagine del Dio invisibile” (Col 1,15), a somiglianza del quale siamo stati creati e diventiamo uomini e donne, ci ha insegnato a vivere in questo mondo (cf. Tt 2,12), ci ha lasciato delle tracce umanissime sulle quali camminare per essere suoi fratelli/sorelle e figli/e di Dio.

 

Dobbiamo soltanto credere all’amore che lui, Gesù, ha vissuto “fino alla fine”, fino all’estremo (cf. Gv 13,1). Questa è la nostra fede cristiana.