di Matteo Zuppi
La tragica guerra tra Russia e Ucraina non sfugge al bipolarismo da like/no like che il web impone, facendo illudere di contare, in realtà semplificando pericolosamente perché ignora l'intreccio tra torti e ragioni e la complessità della storia. Il contrario, ovviamente, non è il sospetto che scivola nell'irrazionalità e nelle fake news.
Chi sfugge al bipolarismo agonistico prende la posizione che deve orientare le scelte, senza ambiguità, ma con intelligenza: la pace. Solo scegliendo la pace si trovano le soluzioni e i compromessi indispensabili per raggiungerla. Perché ogni secondo di guerra è un conto che pagano le vittime, dirette (le migliaia di civili, considerati volutamente come bersagli) e indirette (gli anziani che non hanno protezione o i malati che devono interrompere le terapie).
Occorre "fare" la pace, a qualsiasi prezzo. Certo, c'è aggressore e aggredito, e "fare" la pace non significa mettere tutti sullo stesso piano. La Russia ha perso tutte le ragioni avviando un conflitto che papa Francesco per primo ha svelato per ciò che effettivamente è: non si tratta «solo di un'operazione militare speciale, ma di guerra, che semina morte, distruzione e miseria». La posizione è quindi chiara: condanna della guerra in atto e di chi l'ha iniziata. Ma quello che serve ora, insieme al diritto a difendersi, è lavorare con determinazione per «porre le basi di un dialogo sempre più allargato», imponendo il negoziato.
Occorre coinvolgere interlocutori che si impegnino per identificare la soluzione e garantirne l'attuazione. Solo cercando la pace si mette un limite alla logica della guerra! Il realismo da scegliere è il disarmo, e finanziare organismi internazionali capaci di limitare i nazionalismi, per far crescere il concerto di nazioni che hanno cura dell'unica "casa comune". Il fatto è che, come dice l'enciclica Fratelli tutti, «non c'è più spazio per diplomazie vuote, per dissimulazioni, discorsi doppi, occultamenti, buone maniere che nascondono la realtà». Il processo di pace «è un lavoro paziente di ricerca della verità e della giustizia, che onora la memoria delle vittime e che apre, passo dopo passo, a una speranza comune, più forte della vendetta».
Questo è ciò che serve oggi: non belle intenzioni, ma scelte consapevoli che affrontano il presente e preparano un futuro di pace