Il Blog di Enzo Bianchi

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​Fondatore della comunità di Bose

Il bene comune e la politica

12/09/2022 15:00

ENZO BIANCHI

Quotidiani 2022,

Il bene comune e la politica

La Repubblica

Perché chi vuole guidare il Paese deve pensare all'interesse collettivo

La Repubblica - 12 Settembre 2022

 

di Enzo Bianchi

Siamo in piena campagna elettorale e proprio in quanto monaco non posso esimermi dall’osservare e dall’ascoltare le voci – soprattutto urla – che si levano numerose da tutte le parti in causa. Non entro nell’agone politico, ma dopo aver ascoltato o letto i protagonisti costantemente mi pongo una domanda: “Dov’è finito, che fine ha fatto il concetto di bene comune? Come mai è così assente?”. La stessa domanda è stata posta da François Flahault, direttore del Centro di ricerca sulle arti e il linguaggio di Parigi, in un libro che significativamente è intitolato: Où est passé le bien commun?

 

Quello di “bene comune” è un concetto essenziale per la convivenza, per la qualità della vita nella pólis. L’espressione è composta da due parole: “bene” e “comune”. “Bene” è ciò che noi vorremmo per noi stessi e che auguriamo alle persone alle quali siamo legati, ciò che permette di vivere in pienezza. “Comune” deriva dal latino communis che indica un compito da svolgersi insieme e nello stesso tempo un dono condiviso. “Bene comune” non è dunque semplicemente un patrimonio che si ha in comune, qualcosa di materiale o immateriale posseduto e condiviso, ma l’insieme delle condizioni di vita che favoriscono il benessere, l’umanizzazione di tutti: anche la democrazia, la cultura, la bellezza sono bene comune. Come ha affermato Stefano Rodotà, “ci sono beni che esprimono i diritti inalienabili dei cittadini. Questi sono i ‘beni comuni’: dal diritto alla vita, al bene primario dell’acqua, fino alla conoscenza in rete”.

 

Naturale destinatario del bene comune non è più l’individuo ma la persona. “Bene comune”, va ricordato, è un concetto formulato nel xiii secolo, nell’ora dell’emergenza dell’occidente, quando sulla scia dell’eredità greca si è arrivati a comprendere che come la rete delle relazioni è antecedente all’individuo-persona così l’unità del corpo è antecedente alle membra che lo compongono. Sicché il bene di ciascuno implica una nozione di bene comune che lo preceda e nel quale possa definirsi.

 

Questo concetto di bene comune purtroppo è stato accantonato a favore di una concezione individualistica e utilitaristica della società e si è progressivamente imposta l’idea secondo la quale l’organizzazione politica si giustifica per il fatto che garantisce ai membri di una collettività i diritti individuali di cui sarebbero dotati anteriormente alla loro esistenza sociale.

 

Così il bene comune ha ceduto il posto all’interesse generale, concepito come la somma degli interessi individuali. Ha scritto Marcel Gauchet: “Nell’attuale società si afferma che all’inizio della storia c’erano solo individui, e per questo non si può immaginare una loro coesistenza solidale. È dunque urgente pensare invece a ciò che li unisce e a ciò che devono fare insieme!”.

 

La prima forma di bene comune che gli esseri umani hanno conosciuto è la relazione, lo stare insieme, il pensare insieme a ciò che è bene comune e non solo bene individuale. Senza ecosistema relazionale non c’è cammino di umanizzazione, e senza passare per il bene comune non c’è politica che sia un bene per tutta la pólis.