Siamo in molti a interrogarci sul futuro della fede cristiana in quest’epoca di crisi profonda e alcuni di noi tentano con grande umiltà e senza pretese di intravvedere cammini per un rinnovamento e una ripresa del cristianesimo, soprattutto nell’occidente europeo.
Facilissimo per ora ricercare le cause e le responsabilità di tale situazione, individuate in diversi mali ecclesiali dei quali la mia generazione è stata testimone: mi riferisco agli scandali finanziari, agli scandali della pedofilia, allo stile clericale che continua a essere presente nella chiesa. E poi certamente vengono sempre citate le condizioni storiche esterne che hanno portato a questo tramonto... Ma io credo che sia necessario scavare più a fondo, interrogarci sul nostro modo di vivere la fede cristiana se vogliamo comprendere maggiormente la crisi e imboccare delle strade per superarla.
Da decenni, mentre nella vita ecclesiale si sceglie di meditare sull’evangelizzazione (o “nuova evangelizzazione”) da mettere in atto, io continuo a dire che ciò che rimane più urgente è salvaguardare il primato, l’egemonia della Parola di Dio nella vita ecclesiale. Questa operazione di conversione e sottomissione al Vangelo non è stata ancora attuata in modo adeguato nella vita della chiesa. E il Vangelo è la Parola! E Gesù Cristo è il Vangelo! Questa deve essere la certezza rocciosa su cui vivere la vita cristiana che è nient’altro che sequela del Signore fino alla morte di croce.
Perché ciò avvenga, l’abbiamo detto e scritto più volte, occorre però volgere lo sguardo a lui, il Signore, senza distoglierlo, e non concentrarlo solo sulla chiesa. Perché a me pare che molto, se non tutto, dal concilio in poi resti, appaia ordinato alla chiesa. La chiesa è costantemente oggetto di attenzione e di ogni discorso, chiesa che certamente è segno del Regno veniente e del Regno già presente tra di noi in aenigmate, ma non può pretendere di porsi come il grande esempio per il mondo, il luogo dal quale provengono solo moniti e insegnamenti all’umanità.
C’è qualcosa che non persuade in questa persistente attenzione, che a volte sfocia in un’esaltazione della chiesa.
La chiesa è segno, non è il fine, e non può far nulla a proprio vantaggio perché è solo portatrice di un disegno non suo che è tenuta ad assecondare. Abbiamo bisogno di una chiesa umile, che non cerchi di apparire, che non si affanni a creare eventi per attestare che lei c’è ed è viva, che non chieda costantemente di essere riconosciuta in autorevolezza tra gli esseri umani.
Altrimenti non saprà sottrarsi alla tentazione di essere Domina nella storia umana, e smentirà una santità che possiede in abscondito per presentare al mondo il volto di una chiesa meritoria.
Certamente una chiesa del genere oscura il volto di Gesù Cristo per mostrare il proprio volto; non invita a guardare a lui, il Signore, ma attira l’attenzione su ciò che lei opera; non annuncia più il Vangelo che è Cristo Gesù, ma finisce per presentare se stessa, la propria immagine che si vuole senza peccati, per ottenere riconoscimenti dagli altri!
Per quel che mi è dato di osservare è proprio questo ciò che non permette alla fede cristiana di dilatarsi, ciò che oggi rende sterile la missione, con l’eccezione di quando, raramente, succede di suscitare l’adesione di persone devote e pie, militanti perché convinte di trovare gratificazione.
Meno attenzione alla chiesa, più attenzione a Gesù Cristo il Signore!